ANTONIO MEZZANOTTE
Da bambino mia nonna mi raccontava spesso la storia di Sant'Antonio (Abate).Si trattava di una bella storia in versi dialettali e rima, ovviamente oggi non me la ricordo così: in ogni caso provo a riportarne i fatti. Si dice e si racconta che una povera donna, gravida, era intenta a trasportare delle fascine di legna verso la propria casa. Era molto stanca e non aveva più le forze per lavorare. Di lì a poco passò una carrozza nera trainata da due cavalli neri come la fuligine ("gne la fellinie") e ne discese un gran signore vestito di nero con un gran mantello nero. La donna si spaventò, ma il tale vestito di nero le disse: «non temere, sono venuto ad aiutarti, ci penserò io alla legna, ma tu in cambio mi firmerai una carta sulla quale ti prendi l'impegno a darmi tuo figlio quando avrà compiuto la maggiore età».
La donna, che era davvero sfinita dalla stanchezza, non ci pensò due volte e firmò. Passarono gli anni, il bimbo che nel frattempo era nato si chiamava Antonio e cresceva alto, robusto, un fiore di giovane. La madre aveva del tutto dimenticato il patto, ma ecco, il giorno in cui il ragazzo divenne maggiorenne, ricomparve la carrozza nera, trainata da cavalli neri e da cui scese il gran signore vestito di nero con un mantello nero. Recava in mano un foglio, che mostrò alla donna. Allora quella ricordò l'impegno preso, si disperò, ma non vi fu nulla da fare: i patti andavano rispettati.
Antonio, informato della questione, non parve affatto turbato e tranquillizzò la madre. Poi salì sulla carrozza insieme al tale, che, a quel punto, gli rivelò di essere il Diavolo e che lo avrebbe portato con sé all'Inferno, affidandogli un importante compito: sarebbe diventato il guardiano e custode delle porte degli Inferi; avrebbe dovuto far entrare chi doveva entrare e respingere chi voleva uscire. Fu così che Antonio si mise al lavoro. Ma il ragazzo era furbo e fece l'esatto contrario di quanto gli era stato ordinato: faceva uscire dall'Inferno tutte le anime che volevano uscire e vietava l'ingresso a coloro che dovevano entrare. Ad un certo punto l'Inferno si svuotò ed il Diavolo mandò i suoi demoni a riacchiappare i fuoriusciti, ma Antonio, serrate le porte, non solo impediva ai demoni di uscire, ma li prendeva anche a bastonate per scacciarli. Disperato, il Diavolo venne a patti con Antonio: dovette strappare la carta firmata dalla donna e liberare dall'impegno il giovane. Questi, allora, se ne tornò a casa.
Non ricordo se nel racconto Antonio, prima di lasciare l'Inferno, ne riaprì le porte. Ho ben presente, tuttavia, che la storia si chiudeva con una preghiera di ringraziamento a Domineddio per aver dato ai cristiani l'aiuto di Sant'Antonio, che da allora e per sempre divenne lu nemiche de lu Demonie. Di certo qualche ricercatore avrà registrato storie analoghe (o magari la stessa). In attesa di scoprirne di più, allego nella foto l'affresco di Sant'Antonio Abate conservato nella chiesa di San Nicola a Rosciano, risalente al XV sec. Da notare che sono presenti gli elementi caratterizzanti l'iconografia antoniana: il bastone a forma di tau, il libro, la campanella, ma non il maiale (che, invece, nella specie del maiale nero autoctono abruzzese, è raffigurato in altro affresco nella stessa chiesa).Buon onomastico a chi, come me, lo festeggia oggi!