REMO DI LEONARDO - ALESSANDRO MORELLI.
L'arte di curare ha remote origini e lo speziale (in dialetto lu speziale) era innanzitutto un maestro preparatore di medicine, erede diretto dei rizotomi e dell’erbolaio, (variante arcaica di erborista), nonché dell'apothecarius dell'epoca romana. Il primo farmacista che la storia ricordi fu Esculapio che introdusse l'uso di sostanze medicinali per via orale. Durante il medioevo nacquero le corporazioni degli speziali che imposero l'obbligo di sostenere rigorosi esami per l'acquisizione del titolo di Maestro della Spezieria. Lo studio della medicina presso le Università aveva spesso carattere teorico e dopo una diagnosi del medico, spesso, il paziente veniva lasciato nelle mani dello speziale o di altro personale con mansioni più pratiche.
Fin dal XII secolo, nacque l’esigenza di definire la professione del medico e del farmacista, e del 1231 sono le Costituzioni di Melfi, dovute a Federico II, che codificano l’esercizio di queste due arti, affidando alla Scuola Salernitana, sorta attorno all’anno 1000, il rilascio dell’abilitazione alla professione della medicina e della farmacia.
Nel 1400, con la nascita delle prime Università, oltre agli studi di medicina sorsero anche quelli di farmacologia. Lo speziale doveva conoscere i medicamenti semplici, di origine minerale, vegetale o animale e le loro buone caratteristiche organolettiche per trarne le migliori proprietà terapeutiche.
Lo speziale doveva saper provvedere alla raccolta, conservazione e preparazione dei medicamenti semplici e conoscere l'arte della loro mescolanza in "composti". Maneggiava grossi recipienti pieni di polveri odorose o di foglie e pesava i vari ingredienti, da mettere nelle varie medicine, sui piatti oscillanti di una bilancia. Mescolava gli ingredienti nel mortaio riducendoli in polvere con il pestello. A volte aggiungeva olio o acqua al composto e infine doveva correttamente conservare la miscela, spesso foggiata in piccole pillole rotonde, fino al momento della somministrazione.
Storicamente si suole distinguere gli speziali in tre categorie: speziali conventuali, speziali privati ed ospedalieri. Nei luoghi attraversati da viaggiatori, commercianti, soldati e pellegrini era tanta la necessità dello sviluppo nell'opera di assistenza.
In base al traffico delle spezie, in alcune città, il mestiere dello speziale veniva frammentato in più settori. Nelle spezierie si distillava anche acquavite e si vendevano zucchero, limoni, fichi secchi, uva passa, ostie, acque zuccherate, confetti, colori per tintori e pittori, pergamene, carta da scrivere, spaghi, candele, cere, saponi e cosmetici. Lo speziale usava contenitori ceramici o vitrei per poter meglio distinguere e conservare i medicamenti.1
L'attività dello speziale privato era oggetto di pubblico interesse sia dal punto di vista fiscale sia dal punto di vista sanitario generale.
Disposizioni per Speziali e medici nello statuto di Pianella (2) del 1549:
“se replica et contradice che possino esserno molestatij per il tenore del presente bando medicj Cerusici berberj et altrj che medicassero nascimenti fratturj de ispy et al casi Chirurgicj ma solo quellj che per avere fatte le chiare ad feritj recevutj da terza persone non andassero ad dare notitia alla Corte ete jn questo modo jn altrj tribunalj usato se habbia ad observare la forma de ditto bando”.
La popolazione di Pianella nel 1443 contava 212 fuochi circa 1000 anime; crebbe raggiungendo 371 fuochi circa 1850 anime nel 1561/63; negli anni successivi nel 1648 perse quasi un terzo scendendo a 210 fuochi circa 1500 abitanti; per assestarsi nel 1669 a 320 fuochi circa 1600 abitanti.
Dove oggi sorge il Palazzo comunale vi era un Convento di frati Domenicani, infatti, di fianco ad esso sorge la bella chiesa di San Domenico, costruita in seguito ad una donazione dell'Università di Pianella ai religiosi Domenicani, di un luogo detto "il Castello", il 18 febbraio 1490. Dato che la Chiesa fu edificata dai Domenicani in pochi anni dalla donazione, si può presumere che lo stesso Convento, abbia, come data di fondazione, la fine del 1400 o inizi del 1500.
Sappiamo che la scuola di grammatica funzionò sino al 1716, data in cui si ordinò che non si insegnasse ai ragazzi nel Convento di Pianella mentre la “spezieria” funzionò sino al settembre del 1809.
Benedetto Carderi nel suo libro “La soppressione dei domenicani nell’Abruzzo teramano (3) ” riporta l’inventario dei beni esistenti nella Spezieria del Convento degli ex Domenicani di Pianella stilato il 27 Ottobre del 1809. Documento presente nell’Archivio di Stato di Teramo. Interessante è notare come il mercato delle spezie abbia inciso sullo sviluppo e commercializzazione delle maioliche.
EFFETTI ESISTENTI NELLA SPEZIERIA:
58.Un mortale grande di Bronzo, con pistello di ferro. Il mortale è del peso di libre settantaquattro. Il pistello di libre sette.
59.Tre altri mortaletti con pistelli di metallo, del peso di libre ventidue in unum.
60.Una bilancia con coppi d’ottone, ed altri finimenti di ferro, del valore di carlini venti.
61.Una paletta, una tenaglia, e due palettine di ferro, di libre sette e mezza, del valore di carlini nove.
62.Un maniere, e due stagnarole di rame con manichi di ferro, di libre sei, del valore di carlini nove.
63.Vasi di maiolica da porre medicine numero cento cinquanta del valore di docati trenta.
64.Tre altri vasi grandi di maiolica da conservare erbe, del valore di carlini nove.
65.Vasi di vetro num. trentuno, del valore di carlini quindeci, e grani cinque.
66.Vasetti piccioli di vetro num. centosessantatre, del valore di docati quattro, e grani 90.
67.Fiaschi di vetro num. diecisette, del valore di grani ottantacinque.
68.Un bancone con quattro scanzie di legno, con due vetrine grandi, e quattro picciole, apprezzati docati venti.
69.Una piccola scansiglia di legno con undeci libri antichi di spezieria tutti inservibili.
70.Un Mortale di pietra del valore di carlini sei.
71.Due ordegni di legname, con le viti anche di legname, per estrarre ogli, del valore di docati due.
Nella mostra tenuta al MACA di Pianella era presente un vaso di proprietà di un collezionista ed esperto di antiche maioliche con stemma dei Domenicani (4).
Nel corso della loro lunga storia i Domenicani adottarono diversi stemmi.
I Frati di San Domenico, i Domenicani dal latino “Domini canes”, sono anche i cani del Signore, ossia i difensori della verità che azzannano gli eretici e difendono il gregge di Cristo, inoltre il cane rappresenta la fedeltà al messaggio evangelico.
Nel Catasto di Pianella del 1685 troviamo registrati sotto la voce Speziali di medicina (Farmacista): Antonio de Berardinis di anni 50, il figlio Gennaro di 21 anni che abitavano in una casa della Badia di S. Spirito nel Rione di S. Antonio Abate; Bernardo Puca di anni 26 che abitava nel Rione di S. Leonardo; Domenico Basile di anni di anni 49, abitava in casa propria nel Rione di S. Salvatore.
Agli inizi del ‘700 era attivo come speziale Gennaro e nell’800 risulta censito Francesco de Berardinis.
Si riportano notizie riguardanti il numero delle farmacie nel circondario di Penne nel 1869:
«Circondario di Penne, 1869
Penne 9800 ab., f. 7 - Alanno ab. 3380, f. 2 – Bacucco 1477, f.1- Basciano 1610, f. 2 - Bisenti 2572, f. 2 - Brittoli ab. 1435, f. 1 - Carpineto 1198, f. 2 - Castellammare Adriatico 4541, f. 3 - Castiglioni della Pescara 2053, f. 1 - Castiglione Messer Raimondo 2946, f. 2 - Catignano 2129, f. 1- Cepagatti 2818, f. 1 – Cermignano 2301, f. 2 - Città S. Angelo 6341, f. 4 - Civitaquana 2218, f. 2 - Civitella Casanova 4410, f. 2 – Colle Corvino 2756, f. 1 – Cugnoli 1736, f. 2 – Loreto Aprutino 5449, f. 3 – Montesilvano 3320, f.1 – Nocciano 1630, f.1 – Pianella 5778, f. 4 – Pietranico 1172, f. 1 – Rosciano 2804, f. 1 – Spoltore 4407, f. 2 – Torre de’ Passeri 1965, f. 1 – Totale: Comuni con Farmacia 26. Loro complessiva popolazione 81.936, farmacie 52. Il Circondario consta di 36 Comuni de’ quali 10 non hanno locale farmacia. Ne’ comuni con farmacia la media per ciascuna è di 1576 accorrenti. Nella città di Penne e di 1400. Nel Circondario è di 1870.»
Un altro farmacista pianellese fu Nicola Mariotti che esercitò con lode la professione e morì nel 1879. Puca Giuseppe e Mariotti Giuseppe figurano tra i farmacisti di Pianella nel 1894 nell'Annuario d'Italia.
Agli inizi del ‘900 in Via C. Battisti, sotto il palazzo del Barone Anelli, risulta ubicata una Farmacia gestita da Pasquale Cortellini, passata poi al Dott. Delfino e successivamente nel 1937 al Dott. Antonio D’Angelo che la tiene sino al 1961 quando viene chiamata a gestire la stessa la Dott.ssa Ines Ferrante, una sua parente di Teramo, diventandone titolare nel 1967 per passare successivamente alla proprietà Ferrante-Ranalli, oggi Farmacia Ranalli.
Grandonico Nicola risulta farmacista nel 1911 dai dati presenti nell'Annuario sanitario d'Italia.
I prodotti da banco, un tempo erano vendibili come oggi senza ricetta, mentre i prodotti da vendere dietro presentazione della ricetta venivano preparati al momento. Il paziente, dopo la visita dal medico, arrivava in farmacia con la ricetta nella quale c’erano scritte le quantità di prodotti da utilizzare per creare il medicinale. La ricetta veniva trascritta su un registro da parte del farmacista.
Un esemplare di registro delle ricette è quello posseduto dalla Dott.ssa Brunella Ranalli di Pianella risalente al 1937 presso la farmacia, allora, del Dott. Antonio D’Angelo.
Nell’attuale palazzo comunale, ex Convento dei Domenicani, in un locale al piano terra della SOIMS ancora oggi si legge la scritta “Farmacia”. Si tratta della farmacia, risalente agli inizi del ‘900 del Dott. Grandonico acquistata dalla Dott.ssa Margherita Ansaldo nipote del finanziere e industriale Giovanni Ansaldo e sorella del famoso giornalista Giovanni Ansaldo (5) nonchè moglie del Dott. Celestino Cipollone che nel 1951 diventò sindaco di Pianella. Successivamente la farmacia passa alla figlia Anna Cipollone ed oggi alla figlia Concetta (Alessandra) D’Amario.
NOTE
BIBLIOGRAFIA
LACERBA 6 marzo 2019 pag. 24