La ristampa anastatica di alcune pagine tratte da “Il Regno delle Due Sicilie” a cura di Loris Di Giovanni e l’antica tradizione de lu “Bbongiorne”.

REMO DI LEONARDO.

E’ uscita, a cura dello storico Loris Di Giovanni, la meritoria ristampa anastatica di alcune pagine del fascicolo che compongono l’opera “Il Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato, Opera dedicata alla Maestà di Ferdinando II ovvero descrizione topografica, storica, monumentale, industriale, artistica, economica e commerciale delle province poste al di qua e al di là del Faro e di ogni singolo paese di esse”.

Un impegnativo progetto editoriale, ideato e curato da Filippo Cirelli (1796-1860), che iniziò a stamparsi nel 1853, ma restò incompiuta a causa della morte del suo curatore e per la fine del reame napoletano.

Il programma dell'opera intendeva “di ciascun Comune dire l’origine, le vicende, la prosperità o il decadimento, l’agricoltura, le arti, l’industria, il commercio, il numero, l’indole, i costumi, la civiltà degli abitanti”.  

Uno degli elementi di modernità dell’opera curata dal Cirelli fu quello di riservare ampio spazio al folklore. Egli intuì “che le tradizioni popolari sono elemento primario per chiarire e documentare la vita ed il processo spirituale di una terra”.

La ristampa anastatica di Loris Di Giovanni, di 30 pagine, che compongono il fascicolo dedicate a Pianella, sono state scritte dallo studioso angolano Pasquale Castagna (1819-1887). Divisi per paragrafi, si analizzano nel dettaglio, con singole voci, l’aspetto del Paese, l’etimologia, l’archeologia, l’Arme del comune, la storia con un ampio spazio al folklore.

Si tratta di notizie di cui già in passato si sono interessati alcuni appassionati storici e studiosi delle tradizioni popolari come Alterisio Lizza, Vittorio Morelli, Eliseo Marrone, e ed altri autori presenti nella monografia “Pianella e il suo risveglio”.

Il Castagna a pagina 127 dell’opera (27 della ristampa anastatica), nel capitolo riservato agli USI E COSTUMI presenti a Pianella nell’800 così scrive:

Il canto della Pasquetta. Sono versi di augurii che vanno cantando per le case, avendone in cambio invece salami, polli ed uova. Accompagnano il canto con uno strumento rustico musicale che fanno i nostri ragazzi, e chiamano dove Buttafoco, e dove Burricone” (1).

Si tratta di una importante notizia che dimostra la continuità storica della tradizione satirica pianellese de lu Bbongiorne, che si svolge tra la notte di Pasqua e il Lunedì dell’Angelo, quando, due o più canterini, accompagnati da un’orchestrina, si recano per le vie del paese salutando con strofe in rima, dal contenuto provocatorio ed ironico, tutte le famiglie, quasi a voler ufficializzare le dicerie ricorrenti.

Un’ antica tradizione già presente nei capitoli dello Statuto di Pianella 1549:

Cap. 6 - Jtem che non sia persona alcuna delle supradette che ardisca ne presuma andare cantando sonando pacpactiando avante ne poj sonate le tre hore dj notte per ditta terra dj Pianella et Caprara sotto pena de oncie venticinque de oro et altra reservata.

Al sexto se dice et replica che jn virtù de ipsa non possino esser jnquietate quelle persone che prima le tre hore di notte andassero burlando cantando o vero sonando come nel tempo de prima vera et altrj tempi che è solito farsi ma se ben quillj che poi le tre hore alle hore solite de cantaturj fossero trovatj.  

Successivamente confermata in un articolo apparso sul “Il Risorgimento” anno IV n.394,1924 dal titolo lu Bbongiorne di Pianella in cui si cita come era in vigore già agli inizi dell’800, e consolidato dopo la formazione della famosa Banda Musicale dei Diavoli Rossi (1863-1925).

Lu Bbongiorne nel giorno della Pasquetta.

La ricerca del Castagna colloca la tradizione satirica nel giorno della Pasquettalunedì dell’Angelo o “in Albis”. Negli ultimi anni, con l’aumento demografico e la dislocazione delle abitazioni fuori del centro storico, l’orchestrina e i canterini de lu Bbongiorne, per raggiungere e dare a tutte le famiglie il saluto satirico, sono stati costretti ad anticipare “l’uscita” della notte di Pasqua per terminare la mattina del Lunedì in Albis.

La tradizione de lu Bbongiorne e il legame religioso con la Pasquetta.

La Pasquetta o il Lunedì dell’Angelo è il giorno in cui la chiesa commemora, l’annuncio della Resurrezione da parte dell’Angelo alle tre donne giunte al sepolcro di Cristo ormai vuoto. "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto" (Mc 16,1-7). "Ora andate ad annunciare questa notizia agli Apostoli".

Viene facile domandarsi, a questo punto, perché ciò, che in realtà è accaduto la domenica mattina, venga festeggiato il lunedì. Una delle possibili ragioni può essere che nei Vangeli viene indicato “il giorno dopo la Pasqua” alludendo, però alla Pasqua ebraica, che cade di sabato. Non è mai esistito, quindi, un lunedì in cui l’Angelo è apparso per annunciare la Resurrezione poiché questi sono fatti accaduti la domenica di Pasqua.

Secondo la storiografia locale, la tradizione de lu Bbongiorne potrebbe risalire al tempo dei Longobardi, quando i nuovi padroni pretesero l'ave matutina dei Romani (I clientes precedevano i signori per dare il "buongiorno").

"Lu Bbonjorne" viene inserito nelle ricorrenze di avvenimenti legati al lavoro di campagna come la mietitura, la vendemmia, la raccolta delle olive, ovvero alla festa della Pasqua di resurrezione a cui erano legati riti pagani di propiziazione e rinnovamento, che avevano lo scopo non di divertimento puro e semplice per se stesso, ma per il bene dell'intera comunità.

Una tradizione che in qualche modo si aggancia all'antica usanza del "risus paschalis", quando il prete, dal pulpito con una leggera euforia, scaturita da battute, racconti allegri, parole più volgari e scurrili con scherzi licenziosi facenti riferimento anche alla vita materiale-corporea legata al cibo e alla vita sessuale, si permetteva racconti di ogni genere con lo scopo di suscitare nei suoi parrocchiani, dopo un lungo digiuno ed una lunga penitenza, il riso gioioso, come una rinascita allegra.

Note:

  1. Il “Burricone o Buttafoco, a Pianella viene chiamato lu Vattacicerchie è uno strumento musicale membranofono a frizione usato nella musica popolare di gran parte dell'Italia meridionale. È un tamburo a frizione.

Lo strumento è composto da una membrana in pelle animale (generalmente di capra o capretto) o in tela grossa, una canna (solitamente di bambù) e da una camera di risonanza (generalmente in legno, latta o terracotta). La canna è legata al centro della membrana che la avvolge in punta.

Per suonare lu Vattacicerchie si inumidisce con acqua la membrana o la stoffa, si impugna la canna con una mano bagnata e la si friziona con un movimento ritmico dall'alto verso il basso e viceversa: la frizione così generata produce il caratteristico suono dalla tonalità bassa di questo strumento. Nel modo in cui la mano viene chiusa risiede la possibilità di produrre un suono altrimenti molto difficile a generarsi. Per evitare di scorticarsi il palmo della mano in corrispondenza delle escrescenze coriacee della canna, date dagli anelli di accrescimento, è anche possibile utilizzare un panno umido per frizionare la canna.

BIBLIOGRAFIA

FILIPPO CIRELLI, “Il Regno delle Due Sicilie, descritto ed illustrato, Opera dedicata alla Maestà di Ferdinando II. Seconda edizione, stabilimento Poligrafico di Tiberio Pansini.

PASQUALE CASTAGNA, “Il Regno delle Due Sicilie, descritto ed illustrato, Opera dedicata alla Maestà di Ferdinando II. Usi e Costumi,pag. 127. Seconda edizione, stabilimento Poligrafico di Tiberio Pansini

E. MARRONE, Il granaio d'Abruzzo dal comune all'età Farnesiana. Pianella: lo statuto del 1549 (II ed.). Il catasto del 1746. Edizione Tracce, 1 agosto 2012.

VITTORIO MORELLI, Historie de Planella, Tipografia - Litografia Cantagallo – Penne 1979.

VITTORIO MORELLI, Le Città d’Abruzzo - Pianella e il suo risveglio, ristampa dell’edizione del 1928, tip. Graffio, Cepagatti (PE).

Foto 1. Copertina ristampa anastatica “Il Regno delle Due Sicilie "

Foto 2. Copertina originale “Il Regno delle Due Sicilie "

Foto 3. Ferdinando II

Foto 4. Buttafoco o Burricone "lu Vattacicerchie"

Foto Pasquale Castagna

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