Antonio Mezzanotte.
Oggi si ricorda Santa Lucia di Siracusa, martire sotto l'impero di Diocleziano, festa della luce (Lucia, da lux - luce), nella tradizione abruzzese e non solo il giorno più corto dell'anno (ma non è proprio così, bisogna attendere il 21-22 dicembre: la circostanza si spiega con la riforma gregoriana nel 1582, che tolse 10 giorni dal calendario, sebbene è vero che il sole oggi in termini astronomici tramonta prima), l'inizio del tempo di Natale (che viene tra 12 giorni, le calende di Santa Lucia appunto, ogni giorno rappresenta un mese dell'anno ed in base alle condizioni meteorologiche di ogni dì si può pronosticare il tempo che farà l'anno venturo).
Oggi, ma nel 1250, moriva Federico II, lo stupor mundi, e nel 1294, sempre il 13 dicembre, il nostro Celestino V abbandonava la tiara. Insomma, una data importante, che è entrata a far parte della nostra cultura. L'affresco raffigurante Santa Lucia è uno dei meglio conservati tra quelli che arricchiscono le pareti della chiesetta di San Nicola a Rosciano. Il dipinto fu commissionato da un tale Salvatore (come si legge nella didascalia alla base dell'opera) e realizzato da allievi del maestro Andrea De Litio negli ultimi anni del Quattrocento.In esso si notano il giglio (simbolo di purezza) ed il vaso contenente gli occhi della Santa, che, tuttavia, non le furono mai strappati, come invece vuole la tradizione (infatti morì di spada nel 304).
Nondimeno, la devozione popolare l'ha sempre ritenuta protettrice della vista (un antico detto fa: "Santa Lucia dall'ucchie pizzute, famme aretruvà la cose perdute"), probabilmente per la forte assonanza del nome alla luce (nomina sunt consequentia rerum, luce del sole ma soprattutto luce spirituale), e questa di Rosciano è una delle prime raffigurazioni nella storia dell'arte con l'attribuzione pittorica del patronato per cui è universalmente venerata.Il racconto agiografico è simile a quello delle vite di Sant'Agata e di Santa Anatolia (entrambe raffigurate, per altro, proprio qui in questa chiesa di Rosciano), giovani di buona famiglia, agiate, promesse spose a fidanzati pagani, interessati più alla ricca dote che alle ragazze, quando queste si consacrarono a Cristo e cominciarono ad usare il proprio patrimonio per beneficienza, furono denunciate come cristiane, i loro beni confiscati, sottoposte a processo, alla pena del postribolo, alle torture (dalle quali uscirono sempre illese) e, quindi, al martirio.
Un filo rosso lega pertanto i tre affreschi di Rosciano e probabilmente non è un caso che qui siano state raffigurate proprio queste tre Sante: gli artisti che vi hanno lavorato nel tempo dovevano avere una buona cultura agiografica; in ogni caso, i dipinti esprimono una forte devozione del popolo roscianese del Quattrocento e di certo non va sottaciuto il ricordo di quella storia di trafugazioni e circolazione clandestina di sacre reliquie, secondo cui le spoglie mortali di Santa Lucia sarebbero state conservate per un paio di secoli proprio qui in Abruzzo, nella cattedrale di San Pelino a Pentima (oggi Corfinio), nella Valle Peligna. Auguri a chi ne porta il nome!