ANTONIO MEZZANOTTE.
Una volta entrato nel territorio di Chieti, subito dopo aver attraversato il fiume Pescara all'altezza dell'odierno Ponte delle Fascine (lì dove attraccava la scafa detta "barca da capo"), il Regio Tratturo Magno svoltava nettamente verso sud, correndo parallelo alla strada di fondovalle, ossia alla medievale Via Salara, per dirigersi poi verso Colle Marcone e Bucchianico. Il primo edificio religioso che i pastori transumanti incontravano sulla destra, dopo il cambio di direzione del tracciato, era la chiesetta di Santa Filomena.
Le fonti sono avare di riferimenti. Ci soccorre, pertanto, la grande lapide scolpita sulla facciata, in alto al timpano del portale, nella quale si legge che nel 1838 tale Matteo Amalfitano (probabilmente da intendersi "originario di Amalfi"), fece costruire la chiesa dedicata a Santa Filomena Vergine. Mi sembra di ricordare che Francesco Sciarelli, ex frate francescano, garibaldino e poi pastore metodista (un teatino protagonista del Risorgimento, forse se ne parla poco), nelle sue memorie attesta che da giovane aveva officiato qui a Chieti nella chiesa dedicata a "Santa Filomena degli Amalfitani"; in ogni caso, se non è stato ancora fatto, sarebbe interessante saperne di più su questo Matteo.
Le date sono sempre significative: il culto per Filomena era recentissimo (le reliquie furono scoperte nelle catacombe di Priscilla a Roma nel 1802) e già nel 1837 veniva confermato il decreto pontificio col quale Gregorio XVI concedeva di celebrare la Messa e l'Ufficio per la Santa l'11 agosto.
È probabile, pertanto, che la chiesa venne edificata sull'onda del grande fervore devozionale che portò dopo qualche anno il papa Pio IX a dichiarare Filomena come "Seconda Patrona del Regno delle Due Sicilie".
Chi era Filomena? Una ragazza di 13 anni, originaria di Corfù, della quale si era invaghito nientemeno che l'imperatore Diocleziano, il quale, di fronte al rifiuto della giovane, che si era votata a Cristo, prima la imprigionò a pane e acqua, poi la fece torturare (ma Filomena ne usciva sempre miracolosamente illesa), infine la decapitò.
La riforma liturgica di sessant'anni fa non ha affievolito il culto per la Santa, che qui a Chieti richiama tuttora grande partecipazione popolare anche dalle campagne e dai paesi limitrofi della sponda opposta del fiume (Villa Oliveti, Villareia e Vallemare).
La chiesa, dalla facciata neoclassica scandita da quattro paraste che sostengono una trabeazione con timpano, è in muratura intonacata, mentre il campanile è in laterizio a vista. L'interno ad aula conserva una bella statua conocchia della Santa.
Nell'insieme, un luogo di culto di ampio interesse per questa zona, nella quale emergono altresì l'ottocentesca Villa Mezzanotte (ormai ridotta a rudere) e alcune querce secolari strette nella morsa del traffico urbano.