LA CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE A CIVITAQUANA (PE)

11 Giugno 2023

ANTONIO MEZZANOTTE.

L’ampio viale alberato che accede verso il centro storico di Civitaquana (PE), paese posto sulla sommità del crinale di spartiacque tra le valli della Nora e del Cigno, proietta lo sguardo sulla tozza torre campanaria della chiesa abbaziale di Santa Maria delle Grazie, la cui fiancata settentrionale delimita la piazza antistante e la strada, mentre ad oriente, a ricevere il sorgere del sole, si staglia la facciata a salienti in laterizio e pietre squadrate a vista che rivela la struttura basilicale, romanica, saldamente ancorata al piano di fondazione e con le tre navate scandite da un termine triabsidato.

Questa chiesa è uno dei monumenti medievali abruzzesi di lineare esemplarità, malgrado i numerosi interventi edilizi subiti nei secoli, gli ultimi dei quali, tuttavia, lo hanno ricondotto a paradigma di un periodo ben preciso delle vicende storiche e artistiche locali.

Essa nell'odierna struttura risale al XII sec., ma si potrebbe ragionare su un insediamento benedettino nella stessa zona nel IX sec., forse già negli ultimi decenni dell'VIII, e si eleva sul luogo di un preesistente edificio di epoca romana.

La facciata è scandita da colonnine, paraste, cornici ad archetti e, in luogo del rosone, da una elegante e slanciata trifora affiancata da due strette monofore, che donano luce alle navate prive di aperture verso l’esterno, se non per il tramite delle feritoie absidali, le quali rivelano, per altro, una funzione anche difensiva dell’edificio (tipica dell'architettura romanica), che viene esplicata soprattutto dalla torre campanaria.

Quest’ultima, in posizione arretrata, è stata restaurata nel 1464 (forse all’esito di un evento sismico) dall’architetto Diodato di Michele, come ci ricorda una epigrafe, sotto gli auspici del feudatario dell’epoca, ossia il condottiero aquilano Pietro Lalle Camponeschi, il cui stemma campeggia sul lato opposto del campanile. Il completamento della torre è settecentesco.

L’interno rivela tratti di singolare unicità: in primo luogo la volta a botte con muratura a vista della navata centrale, che ha sostituito l’originario soffitto a capriate, mentre le navatelle sono coperte da volte a crociera. Scarni gli elementi decorativi, ma quel che emerge sono i nomi dell’abate committente della chiesa (Giovanni) e dell’architetto che ha eseguito i lavori (un altro Giovanni), entrambi scolpiti sulla controfacciata.

Questa è impreziosita dagli affreschi del Cristo Pantocratore sulla lunetta interna del portale e, all'angolo destro, da un pregevole San Martino del XV sec. (con il disegno, davvero raro, del disco solare della vicenda agiografica sui paramenti liturgici).

Sul penultimo pilastro destro della navata, prima dell'altare, è invece addossata una lastra di riporto, forse di natura funeraria, raffigurante in forme molto stilizzate, che richiamano l'arte longobarda, diciamo beneventana, probabilmente un qualche importante personaggio locale.

Appartiene alla chiesa di Civitaquana una raffinata scultura in terracotta policroma riproducente una Madonna col Bambino, opera di Paolo Aquilano (ossia Paolo di Jacopo di Montereale il vecchio) del 1498, attualmente conservata al MUNDA dell’Aquila. La statua era ritenuta miracolosa: veniva chiamata dal popolo civitaquanese come “Madonna Levapene”. Si dice e si racconta che ad essa ci si rivolgeva nei momenti del bisogno e della tribolazione, per implorare la grazia di allievare o togliere le afflizioni del corpo e dell’anima (ossia le pene) e che per tale motivo questa chiesa avrebbe preso il nome di Madonna delle Grazie, appunto, uno dei luoghi dello spirito più belli e interessanti tra le colline dell’Abruzzo vestino.

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