Il sepolcro di Antonio e Onofrio de Penne nella chiesa di Santa Chiara  a Napoli. L’Imperial notaro di origini pennesi

REMO DI LEONARDO. PUBBLICATO SU LACERBA 10 MARZO 2023

Su Lacerba N.7 anno XXIV mi interessai a scrivere sulla leggenda napoletana del Palazzo Penne a Napoli, più famosa con il nome “O palazzo d’o Diavulo”, costruito nel 1406, come ricordato dall'epigrafe posta sul portale, da Antonio Penne (o Penna o De Penne),  un abruzzese di origini pennesi, di famiglia borghese benestante, segretario, consigliere particolare e “imperial notaro” di re Ladislao d’Angiò Durazzo, secondogenito e primo figlio maschio (la sorella Giovanna I nata nel 1371) di Carlo; successivamente dal re Carlo III, d'Angiò Durazzo, e da Margherita di Durazzo, sua consorte e cugina, nacque il 15 febbraio 1377 a Napoli.

La famiglia Penne fu assai cara a Ladislao. Scriverà a tale proposito lo studioso napoletano Aniello Langella: “A Napoli, ai tempi si creava attorno alla figura del regnante un bacino di potentati che chiamerei “minori”, pronti a supportare ogni decisione del vertice. Ed è per questa ragione che questi vassalli nobili, attraverso percorsi dei quali si ignora nella sostanza quasi tutto, ma del resto facilmente intuibili nelle strategie e nei chiari concetti finalistici, si accalcavano con devozione (per non usare un altro termine) attorno al trono regale. Nasceva così a quei tempi il cosiddetto regis servitium. Una sorta di volontariato produttivo, lo definiremmo oggi. E gli attori di questa giostra, a tratti grottesca sono gli homines novi, i quali a corte si proiettano come falchi col titolo questa volta di fideles et consiliarii regi. Dall’arricchito vassallo, si passa al nobiles di corte, che così vede legittimato il rango, il titolo e si ritrova con un patrimonio non solo economico di tutto rispetto”. (1)

Napoli, Santa Chiara - Antonio Bombaccio e scuola - monumento funebre di Agnese e Clemenza di Durazzo ( (1407-1412).

E questa è un po’ la strategia politica che mosse quell’Antonio De Penne al quale Ladislao diede addirittura il titolo di miles. (2) e discendente del nobile messer Giovanni de Penne funzionario di casa d’Angiò. Talmente elevato era il suo prestigio a corte, che ottenne l’autorizzazione ad erigere il proprio monumento funebre nella chiesa di Santa Chiara, a Napoli, luogo esclusivo della nobiltà angioina, architetto fu il Baboccio, cui si attribuisce anche la costruzione del palazzo costruito nell’ anno XX del regno di Ladislao a poca distanza dalla chiesa. Ancora oggi si può ammirare il monumento funebre, la struttura del baldacchino e le due colonne poggianti su leoni, mentre il sarcofago è posto nella seconda cappella a destra sotto l‘altare del Padre Eterno a sinistra, entrando nella chiesa. La bellissima cappella gotica contiene tutti gli indizi sufficienti per poter, in qualche modo, capire in buona parte la storia della famiglia De Penne. E l’affresco con due figure oranti che dà la chiave di lettura. Morto Antonio De Penne, le proprietà sue, compreso il palazzo, passarono nelle mani del nipote Onofrio. Deceduto anche costui, gli eredi Fabrizio Penne, Giuseppe e Giuliano Sapino Penne, e Giovanni Sorgente, vollero molto probabilmente lasciare il ricordo dei capostipiti, proprio in Santa Chiara, in quell’affresco, dove zio e nipote si inginocchiano oranti ai lati della Madonna. Onofrio, fratello di Antonio, ricoprì la carica di segretario direttamente appena deceduto e fu lo stesso Onofrio a far costruire la cappella a Santa Chiara, tutta dedicata al fratello.  Ma della famiglia De Penne, fu anche un tal Sabino che sempre dal re Ladislao nel 1374, venne nominato giureconsulto, maestro razionale della gran corte regionale, luogotenente del gran camerlengo del regno di Napoli e, come se non bastasse, anche cavaliere.

Eliseo Marrone in, Il regesto de “Il Salconio”, Notizie e Documenti storici dell’area vestina e dell’Abruzzo Ultra dell’anno 835 al 1603 edizione Tracce: 161 - Foll. 307r -311r: Napoli, 13 Febbraio 1406. Re Ladislao invita i vicerè giustizieri ed altri pubblici ufficiali a non commettere estorsione alcuna nei confronti dell’Università di Penne e dei suoi abitanti; in proposito cita e riporta un privilegio del 15 Luglio 1405 alla stesura del quale prese parte un non meglio identificato Antonio de Penna secretario. 212 -  Foll. 394v – 395r: 12 Agosto, XIIII jndictionis (1405?). Re Ladislao accusa ricevuta di duecento ducati versatigli dalla Università di Penne per mezzo di Antonio de Penna segretario. N. B. Cfr. documento n°161. 213 Foll. 395r-395v: Annotazione del Salconio circa Antonio de Penna, la sua sepoltura nella chiesa di santa Chiara in Napoli e relativa trascrizione dei versi scolpiti sulla lapide. (3)

Napoli, Santa Chiara - Antonio Baboccio e scuola - monumento funebre di Onofrio Penna (1422).

Nel 1403 Antonio Penna è “pubblico apostolico imperiale notaro autorizzato alla compilazione dell’atto di procura del matrimonio tra il duca Guglielmo d’Austria e Giovanna Durazzo” (la futura regina Giovanna II detta la pazza). A fianco ai De Penne, un altro personaggio ebbe un ruolo importante alla corte di re Ladislao, il pianellese Scalabrino. Di lui abbiamo notizia che in data 17 agosto 1411, essendo uomo di fiducia di re Ladislao a costui fu affidato dal re, il compito di esigere dall’università di Atri, due cavalli ed altri beni, quali pegni di sicurezza dovuti a Santulo Aulenti di Sulmona, regio logoteta, avendo l’università di Atri, mancato di pagare per negligenza i diritti regii. (4) La presenza dei due importanti personaggi vestini alla corte del re Ladislao, ed il legame con Giovanna I, ci rimanda alla diffusione della leggenda popolare della pianella (la scarpetta) perduta dalla la Regina Giovanna quando visitò il regno con la madre e alla “pianella” che troviamo nello stemma. Del resto il passaggio in questi territori era quasi obbligatorio quando la Regina Giovanna II d’Angiò doveva raggiungere la Rocca di Arquata del Tronto dove amava trascorrere il periodo estivo. Naturalmente la cronologia della notizia è infondata, perché il nome già esisteva da secoli in molti documenti come hanno accertato gli storici che hanno scritto sulle origini del toponimo “pianella”.

Stemma presso il convento domenicani, oggi palazzo comunale

Ma questa è un’altra storia…  

A conclusione, una raccomandazione a tutti gli Abruzzesi e in particolare ai lettori di Lacerba: se andate a Napoli, passate a Santa Chiara, e non dimenticate di salutare i De Penne, ricordando che da queste parti ancora si parla di loro.

Epigrafe del sarcofago di Onofrio De Penna 1322

HAEC EST SEPVLTVRA HONVPHRII DE PENNA REGINALIS SECRETARII IN QVAE PRIMO SEPVLTVS EST

IOANNES DE PENNA QVI OBIIT ANNO DOMINI MCCCXXII DIE LLII MABTII IV IND.

QUESTO È IL SEPOLCRO DI ONOFRIO DELLA PENNA SEGRETARIO REALE IN

 CUI IL PRIMO SEPOLTO E’

GIOVANNI DE PENNA QVI MORÌ NELL'ANNO DOMINI 1322 GIORNO LLII IV MABTII IV IND.

Epigrafe del sarcofago di Antonio De Penna 1414

Praemia si meritis donant condigna superni,

hic meruit superum post sua fata locum.

Dum vixerit virtute micans bonus atque modestus Secretus regis consiliator erat.

Publica semper amans Antonius iste vocatus.

De Penna dictus quem tegit iste lapis.

[Se i meriti sono dati da coloro che sono degni del paradiso, quest'uomo si è guadagnato un posto in paradiso dietro il suo destino.

Finché visse fu un buon e modesto consigliere del re, luccicante di virtù.

Si chiamava Antonio, che amava sempre il pubblico.

Questa pietra copre la detta Penna].

Napoli, Santa Chiara - Monumento funebre di Antonio Penne, opera di Antonio Baboccio, (1414).

Note

1. https://www.vesuvioweb.com/it/wp-content/uploads/De-Penne-il-Segretario-del-Re-Ladislao-Di-Aniello-Langella.

2. Eliseo MARRONE, Il Granaio d’Abruzzo dal Comune all’età Farnesiana, Editrice Tracce, maggio 2012, pag. 20.

3. Ibidem

4. Eliseo Marrone in, Il regesto de “Il Salconio”, Notizie e Documenti storici dell’area vestina e dell’Abruzzo Ultra dell’anno 835 al 1603, Edizione Tracce pp. 85,113.

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