REMO DI LEONARDO.
Con la definizione di “sensale” lu senzale o mediatore, si intende colui che presta la sua opera per avvicinare le parti e favorire la conclusione di contratti; ha diritto a compenso di mediazione e deve essere iscritto ad un albo professionale apposito.
Questa figura presente nella storia dell'uomo sin dall'antichità, spesso nel campo politico, sociale ed economico nazionale ed internazionale nel passato a tutt'oggi, ha contribuito a risolvere molte controversie, che altrimenti sarebbero sfocati in conflitti e che invece si sono risolti con soluzioni pacifiche.
Nel nostro caso comunque lo si definisca, il sensale o il mediatore era il protagonista delle fiere, assumendo in modo deciso un ruolo di notevole importanza per la buona riuscita dei contratti di compravendita del bestiame da lavoro, di riproduzione e di macellazione.
Questo antico mestiere ho avuto modo di conoscerlo sin da bambino perchè mio padre Vincenzo, Domenico, Vincenzo, Di Leonardo più comunemente chiamato Mimì de Cungarelle figlio di una famiglia di allevatori e commercianti di ovini e suini aveva una macelleria a Pianella in Piazza Garibaldi, e quindi con i sensali aveva un continuo rapporto.
A volte queste persone erano dei veri e propri personaggi caratteristici del luogo per la loro personalità spesso estroversa quasi da artisti e commediografi. A tal proposito vorrei qui ricordare alcune figure di sensali di bestiame come: Giuseppe Faricciotti detto “Zanzele” mediatore legalmente riconosciuto, Giuseppe d’Anastasio La Priole Luigi Di Girolamo Sanpitre e Otello Battistelli detto de Giappone, di cui ancora oggi molti ricordano quando il suo spirito burlesco allietava le giornate dei vecchi bottegai del centro storico e la moglie Rosaria aveva il negozio di frutta e verdura di fronte alla chiesa di Sant'Antonio.
Ricordo che da bambino quando facioje lu bbone, mio padre da solo o con il sensale di turno mi portava in campagna a vedere i vitelli da comperare per la macellazione. Allora non tutti avevano la macchina e spesso per recarsi in campagna, a visitare il contadino che aveva l’animale da vendere, bisognava chiamare il tassista del luogo che era spesso Francesco Di Felice, de “Giacobbe”.
Fare il sensale era una vocazione. Chi esercitava questo “mestiere” dove essere un parlatore, doveva avere l'abilità di intromettersi ma con discrezione, saper colpire nel segno. Per ogni contratto concluso, essenziale riceveva un adeguato compenso da ambedue le parti anche se nella maggior parte dei casi compenso più alto lo pagava chi vendeva in quanto incassava denaro. Il tributo ad essi elargito era quasi sempre preventivamente concordato tra chi comprava e chi vendeva.
L'attività del mediatore era riconosciuta dalla legge, per cui chi lo esercitava con le carte in regola era protetto. Ma come in tutti i campi vi erano sempre degli abusivi.
Tra i tanti campi di intervento dello sensale oltre a quello degli affari vi era anche quello da sentimentale cioè di colui che interpone i suoi buoni uffici per la combinazione dei matrimoni soprattutto nel campo dello zitellaggio detti anche ruffiani come erano ad esempio un certo Celestino Finocchio detto lu Furmecone e Giuseppe lu Serpare .
Comunque il sensale, quello della compravendita del bestiame in fiera o in stalla era certamente più spettacolare. Il sensale che era sempre molto abile sfoderava tutta la sua bravura, con una favella davvero attore creando attorno a sé una attrattiva da circo equestre tra gli astanti.
Il sensale si presentava in fiera di buon mattino, salutava tutti. Dal carattere deciso esprimeva sempre sicurezza di sé, in mano aveva sempre un bastone un fazzoletto al collo è sempre a portata di mano un gessetto blu per contrassegnare la bestia venduta.
Il sensale una volta capito qual era il prezzo che compratore è disposto a pagare il prezzo che il venditore è disposto a vendere con una stretta di mano a tre si concludeva il contratto. Ma prima che i sudati spiccioli finissero in tasca al sensale c'erano tante difficoltà ancora da superare. Per considerare definitivamente val di contratto di compravendita c'erano ostacoli di due ordini. Il primo se il bovino era destinato al macello nessuna difficoltà consegnato l'animale ognuno incassava il proprio avere tutti a casa e non se ne parla più. La cosa non era sbrigativa ha lo stesso modo quando il bovino era destinato al cosiddetto “rimpiazzo”, cioè al rinnovamento della stalla.
Infatti, in questo caso, quando due parti con il mediatore suggellavano il contratto con la classica stretta di mano a tre, il compratore pronunciava le seguenti parole “Salvo vista e patti di legge per 8 giorni”. Vediamo in che cosa consiste queste due richieste.
Salvo vista, è un controllo che si faceva nell'immediato all'animale; la bestia veniva condotto in uno spazio libero, fuori fiera, dove per prima cosa il compratore la voleva vedere camminare; alcuni bovini erano (Chavari) cioè camminavano male, incrociavano le zampe con il rischio di tagliarsi i brividi con lo sperone all'interno della zampa, e cioè la difetto che poteva portare all'allungamento del contratto. Ma a questo punto poteva risultare ancora una volta utile l'opera del sensale, il quale in questi casi proponeva il venditore una piccola riduzione del prezzo convenuto.
Fonti orali: Tommaso DI PENTIMA
Fine parte prima - continua
BIBLIOGRAFIA
Remo DI LEONARDO, Il Sensale, Catalogo Festa della Campagna A.V. Pianella luglio 1998.
C. Di Addezio- Sul filo della memoria pagina 60-61 Delta grafica dicembre 1995 Teramo.