ANTONIO MEZZANOTTE.
Al Castello di Fagnano Alto (AQ) ci si arriva sia percorrendo la comoda provinciale che da Caporciano giunge sino a San Demetrio ne' Vestini, sia risalendo dalla statale subequana dopo l'abitato di Frascara. Il panorama che si gode dal piazzale laterale alla chiesa di San Pietro e Santa Maria, con la vista sulla Valle dell'Aterno e sul Sirente, è di quelli che lasciano senza fiato.
Fagnano Alto è un comune sparso, ossia costituito da una decina di piccoli centri abitati, e il suo territorio dalla vallata sale fino al crinale montuoso verso Prata d'Ansidonia.
Visitare ognuno di questi paesi significa lasciarsi ogni pensiero alle spalle e immergersi nella storia e nell'arte, in una natura ancora incontaminata tra chiesette, castelli, torri isolate, cappelle, edicole, ponti romani, antiche dimore.
A Castello ci sono arrivato per caso e purtroppo, sebbene da lontano lo avessi ben adocchiato negli anni, ci sono arrivato dopo il terremoto del 2009, i cui effetti sono ancora evidenti nelle puntellature di qualche edificio e nei ruderi della chiesa di San Pietro.
Si tratta di un sito già occupato dai Vestini nel IV sec. a.C. (le fonti indicano una località detta "Ofanianum"), poi, intorno all'anno Mille, venne costruito l'abitato a 900 mt s.l.m., di forma ellittica, con mura risalenti al 1100 intervallate da torri. La porta di accesso principale è difesa da due robuste torri e il varco è a sesto acuto, con feritoie, beccatelli e, in alto, merlatura. Due fenditure richiamano la presenza di un ponte levatoio. Uno scudo in pietra bipartito dalle incisioni di difficile lettura (si scorgono un uccello, forse un'aquila, e un cavallo...) sovrasta la volta dell'arco di ingresso, probabilmente doveva contenere un qualche simbolo araldico riferito al paese (ma l'odierno gonfalone contiene una torre sormontata da un fagiano) ovvero a uno dei suoi feudatari. Una terza torre protegge l'altra porta di accesso, ogivale, molto semplice, ricavata in un tratto delle mura orientali. Di altre due torri restano le basi arrotondate.
Le abitazioni, seppur danneggiate in passato anche dal sisma del 1703, che aveva fatto crollare in parte il sistema difensivo, sono ben conservate e mi giunge notizia della presenza di un albergo diffuso, che è un bel modo per cercare di tenere in vita il paesello.
Chiudo con questo post il 2022.
Breve riflessione. Ogni settimana dedico una piccolissima frazione del mio tempo a raccontare santi, chiese, paesi e personaggi poco noti del nostro Abruzzo, sperando di suscitare qualche motivo di interesse, in particolare verso le piccole comunità. Sarebbe davvero cosa buona e giusta se il territorio (vale a dire paesi, contrade, nuclei abitati sparsi) venisse ripensato, riconoscendone un ruolo differente e complementare alle aree maggiormente popolate, soprattutto per una maggiore accessibilità ai servizi, in modo tale da migliorare la qualità della vita e frenare lo spopolamento dei piccoli centri. Perché è vero che una bella chiesa è sempre interessante da visitare, ma poi fatta la visita si torna in città e chi resta a mantenere in vita il paesello combatte quotidianamente tra svariate difficoltà.
Buon 2023!