Remo di Leonardo
Santa Maria del Ponte è un borgo medievale nel comune di Tione degli Abruzzi, situato sul versante della valle Subequana in posizione centrale tra L'Aquila e Sulmona.
La frazione di Santa Maria del Ponte, è un borgo fortificato con appena fuori l'abitato, la sua antica chiesa-monastero benedettina.
Il toponimo proviene dalla presenza di un ponte sopra il fiume Aterno, sulla cui sponda sinistra si era distribuito il borgo. Oggi il fiume è più a valle, il suo percorso è stato leggermente cambiato, esso dà il nome all'intera valle in cui si trova il Parco Regionale Sirente -Velino.
Inizialmente compreso nel comune di Fontecchio, nel 1954 ottenne di passare a quello di Tione degli Abruzzi per la maggior vicinanza geografica.
La festa del patrono è ufficialmente il 12 maggio, si va in pellegrinaggio presso la chiesetta di San Pancrazio in montagna. La prima domenica di agosto si replica il pellegrinaggio. Gli antichi abitanti di S. Maria del Ponte, per pura devozione al santo, costruirono una chiesetta in montagna nel secolo XVI, meta ogni anno di processione penitenziale e luogo di profondo raccoglimento spirituale. Ai lati del piccolo altare ci sono i "breviucci", sacchetti in panno contenenti la "terra miracolosa" con il potere di assorbire la febbre e i muretti in pietra utilizzati per il rito dell'incubazione.
Nel 2006, per celebrare la ricorrenza del 1700° anniversario del martirio, è stata portata a S. Maria del Ponte, con autorizzazione papale del tutto eccezionale, la preziosa Reliquia del Santo, accompagnata dal Parroco della Basilica di S. Pancrazio in Roma dove è normalmente custodita. In occasione di tale evento la chiesetta in montagna è stata ristrutturata con l'operosità e devozione della comunità ed è stata "impreziosita" all'interno con una pietra che ricorda i simboli del martirio.
In questo centro sono stato a suonare con una piccola formazione bandistica tanti anni fa in occasione della festa patronale in onore di San Pacrazio.
L'episodio che sto per raccontavi direi è proprio tragicomico.
Avvenne tutto dopo una giornata assolata trascorsa a suon di marce, marcette con offerte da parte della popolazione di dolci tradizionali e bevande, conclusosi con la immancabile processione mattutina.
Alla sera, eravamo tutti pronti davanti "all'alloggio" (una piccola scuola) per la ripartenza, quando si cominciò a sentire nell'aria un odore sgradevole, pensai subito a qualche componente della banda che avesse calpestato le feci di qualche animale. Il capo banda sentendo quest'aria maleodorante, convinto che si trattasse d'altro disse: Huajò se cacchedune da j' a lu cesse facesse aleste!
Nessuno raccolse l'invito. Fu così che mi girai intorno e vidi nel viso di alcuni bandisti un leggero sorriso e qualche smorfia pensai tra me e me: Annaecche hatte ce cove!
Sollecitati a salire in macchina, presi posto insieme al nostro vecchio flautista che con me viaggiava. Gli altri colleghi bandisti, avendo intuito durante la processione la fonte del cattivo odore, non vollero salire in macchina.
Dopo poco per non umiliare l'anziano musicista salirono tutti senza che nessuno dicesse niente.
Durante il viaggio, a causa del caldo, il cattivo odore aumentò sempre più costringendo l'autista a fare diverse fermate per poter respirare aria fresca. Tornato a casa con oltre due ore di ritardo mia moglie mi disse: peccò hi' aremenote a cuscè tarde? Risposi ancora ubriaco da quella puzza: Tutta colpe de 'na ca... fore puoste.