4. Ricordi e aneddoti bandistici tra storia, fede e tradizioni popolari. Pianella, la settimana Santa e la processione del Venerdì Santo.

Remo di Leonardo

Pianella (Pianòllë in dialetto locale) è un comune italiano della provincia di Pescara in Abruzzo a circa 20 km da Pescara e 20 km da Chieti e sorge tra i fiumi Tavo e Pescara, ed è caratterizzata da un territorio prevalentemente collinare ricco di ulivi e vigneti. Antico centro dei Vestini. Le prime testimonianze risalgono al 953 d.C., anno in cui Pandolfo, re di Capua, decise la costruzione della chiesa di Santa Maria Maggiore, edificata sui resti del tempio romano, dedicato al culto della Dea Vesta.

La leggenda vuole che Giovanna II, figlia della Regina Giovanna, perse la sua pianella (la scarpetta) girando il regno con la madre. Fu proprio quella ciabatta a dare il nome all'attuale città. Ma verosimilmente l'origine del nome è da ricercarsi nella corruzione o alterazione della voce latina, "plana", intesa come piana, planula, planello, pianello, piccola pianura, attestato nel Regesto di Farfa di Gregorio da Catino (1).

Nel 1458 Federico d'Aragona diede alla città lo status di "universitas" e nel 1522 insieme a Penne, Pianella diventò feudo di Margherita d'Austria Farnese, alla cui famiglia rimase fino all'estinzione del casato, avvenuta nella prima metà del XVIII secolo. Nel 1773 Ferdinando IV di Borbone assegnò a Pianella il titolo di Città Regia.

Oltre alla presenza di chiese e palazzi settecenteschi importante è la chiesa di Santa Maria Maggiore e il suo rosone. Monumento Nazionale vi si svolge ogni anno il Premio Nazionale di "Lettere Arte e Scienze" Città di Pianella e la "Selezione di Poesia Giuseppe Porto".

Pianella è un paese ricco di tradizioni. I Santi Patroni, sono Santa Ciriaca, V. e M. le cui le spoglie sono custodite presso la Chiesa di S. Antonio, San Pantaleone e San Silvestro e si festeggiano dall'ultimo venerdì del mese di luglio all'ultimo lunedì.

Antica è la tradizione satirica, lu Bbongiorne che si svolge tra la notte di Pasqua e il lunedì dell'Angelo e dal 1995  mentre nel pomeriggio di Pasqua si svolge la rappresentazione storica.

Un tempo umili guitti andavano per le campagne, fin dalle Ceneri, girando per i casolari ed intonando La passejone de Jasù Creste. A questi poveri girovaghi venivano fatti doni in natura: olio, formaggio, vino, farina che consentivano alle loro famiglie di sopravvivere fino alla Costa de Maje, la Costa di Maggio quando, quando per le campagne si raccoglievano le erbe per preparare il famoso piatto le Virtù.

Allora (XVIII - XIX sec.) il Decurionato sosteneva le spese per il predicatore quaresimale: la cera, il campanaro, il tamburino e le sacre rappresentazioni legate alla Passione che si svolgevano già dal XVII sec.

Durante la Quaresima, a partire dal mercoledì delle Ceneri, si svolgevano le Quaranta ore, ovvero preghiere e riti che si svolgevano dal mercoledì delle Ceneri fino al sabato. Ancora oggi la devozione consiste nell' adorare il Santo Sepolcro o il SS. Sacramento per quaranta ore continue o suddivise in più giorni.

Il Giovedì Santo viene preparato il sepolcro e vengono esposti vasi di frumento germogliato, come segno di resurrezione.

Ma il giorno più amato e sentito a Pianella è sicuramente la processione del Venerdì Santo. Il pomeriggio del Venerdì Santo il tamburino fa il giro del paese annunciando con il rullo di tamburo la Passione o i sacri Riti della sera. La sera i portatori del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, un tempo tutti benestanti e nobili, si riuniscono nella sede della Confraternita del Purgatorio, istituita nel 1666, per indossare le nere toghe da incappucciati, vestiti con la tunica nera, mentre gli alunni delle scuole medie si recano in processione con i diversi simboli della Passione e la banda musicale che, quasi ininterrottamente, esegue il Miserere di Luigi Marchetti. La processione si snoda nelle vie del centro storico e nel buio rotto solo da alcuni bracieri e da torce. La processione, inoltre, affronta la ripida salita del Torrione che ricorda al popolo, lu calvarie de Jasù Creste.

Ancora vivo è il ricordo di quel lontano Venerdì Santo del 1980, quando, dopo moltissimi anni e con la fine della famosa Banda dei Diavoli Rossi, per la prima volta una banda musicale di Pianella, con un organico formato da tutti pianellesi, compreso il sottoscritto allora provetto clarinettista, tornava a suonare il famoso Miserere di Luigi Marchetti.

Per me fu un vero ritorno al passato, a quella passione musicale lasciata anni prima, per motivi familiari.

Avevamo studiato e provato con passione tutto l'inverno, ognuno la sua parte con i nostri maestri, Romeo, Tiziano, Antonio, assistendo a volte con ironia alle loro discussioni musicali come quella famosa sulla giusta "interpretazione" del tempo musicale di una terzina presente all'inizio del Miserere; battibecchi goliardici che si concludevano sempre a fine prove tra risate e bevute di Birra.

Finalmente arrivò il fatidico giorno. Era la prima volta che suonavo in pubblico indossando una divisa bandistica. Ancora oggi conservo i pantaloni color beige, la giacca marrone, la camicia bianca e la cravatta color tortora, ilberretto nero con visiera, ricoperta da una bustina bianca e fregio della lira musicale.

Ero solo in camera, tutta la preparazione e la "vestizione" della divisa fu un rito, le mani mi tremavano per l'emozione, guardandomi allo specchio e con un pizzico d'orgoglio pensai alla gioia della mia famiglia, a mia madre, a mio padre. Sapevamo tutti che si trattava di un evento importante per noi e per tutto il paese. Come stabilito alle 19, 30 ci recammo tutti davanti la chiesa di S. Antonio pronti in trepida attesa che uscisse la statua del Cristo Morto, mentre la Madonna Addolorata in piazza aspettava l'incontro con suo Figlio. Ore 20,00 la messa è finita il sacerdote fa cenno che l'urna che porta il corpo di Cristo Morto sta per uscire. Un silenzio commuovente prima dell'attacco del nostro Capo Banda.

Sss! Pronti! U-no - du-e - tre-e - qua-ttro.

Ancora oggi come ieri: stu Meserere gna le sende me fa passà le vreccilire!

Note. (cfr. Ernesto Giammarco, Toponomastica Abruzzese e Molisana, Edizioni dell'Ateneo, 1990, p. 301; ed anche Eliseo Marrone, Il granaio d'Abruzzo dal Comune all'Età farnesiana, Vittorio Morelli, Pianella tra Storia e Iconografia.https://www.facebook.com/v5.0/plugins/share_button.php?app_id=225951590755638&channel=https%3A%2F%2Fstaticxx.facebook.com%2Fx%2Fconnect%2Fxd_arbiter%2F%3Fversion%3D46%23cb%3Df1fecc55a0b46a8%26domain%3Dparolmente.webnode.it%26origin%3Dhttps%253A%252F%252Fparolmente.webnode.it%252Ff25de7d03851df4%26relation%3Dparent.parent&container_width=808&href=https%3A%2F%2Fparolmente.webnode.it%2Fl%2Fvenerdi-santo%2F&layout=button&locale=it_IT&sdk=joey&size=largehttps://platform.twitter.com/widgets/tweet_button.06c6ee58c3810956b7509218508c7b56.it.html#dnt=false&id=twitter-widget-0&lang=it&original_referer=https%3A%2F%2Fparolmente.webnode.it%2Fl%2Fvenerdi-santo%2F&size=l&text=4.%20Ricordi%20e%20aneddoti%20bandistici%20tra%20storia%2C%20fede%20e%20tradizioni%20popolari.%20Pianella%2C%20la%20settimana%20Santa%20e%20la%20processione%20del%20Venerd%C3%AC%20Santo.%20%3A%3A%20Parolmente%20Blog%20di%20Pianella%20e%20dintorni%20Abruzzo&time=1624638743937&type=share&url=https%3A%2F%2Fparolmente.webnode.it%2Fl%2Fvenerdi-santo%2F&via=webnode

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