Versi satirici sui paesi dell’area vestina tratti da un poemetto dialettale dell’arciprete Antonio Basilicati

10 Novembre 2021

REMO DI LEONARDO.

Aprendo la pagina di Facebook, da umile appassionato poeta e scrittore dialettale, mi sono soffermato su un post interessante dell’amico Elso Simone Serpentini, già docente di storia e filosofia, poeta, scrittore e saggista, in cui riporta alcuni versetti satirici tratti dal “Poemetto dialettale inedito dell’arciprete Antonio Basilicati”.

   Si tratta di un’opera letteraria poco noto in Abruzzo, in particolare nell’area vestina, un componimento, unico nel suo genere e il più completo, che riassume le spiccate caratteristiche di tutti i paesi della vecchia provincia teramana: usi, costumi o tradizioni, tradotte nel tempo, e a voce di popolo, “in frizzi e motti salaci, vuoi per eccesso di vizi che per troppo zelo di virtù”. 1

   Antonio Basilicati, esercitò il suo ministero nella nativa Bacucco (Arsita).  I Basilicati furono una famiglia di professionisti e amministratori della cosa pubblica, dal carattere “e gli uni e gli altri polemici, guasconi e spenderecci”. 2

   Gravi   disturbi   neuropatici   tolsero   al nostro   sacerdote   la   possibilità   di dedicarsi più serenamente agli studi umanistici, dei quali, tuttavia, formano saggi non trascurabili.

Alcune note critiche furono pubblicate sul Corriere Abruzzese nel 1877, dove, nella stessa annata, compaiono, peraltro, alcuni suoi articoli. Nello stesso anno fu protagonista di una polemica, contro il vescovo di Penne, Mons.  Martucci. 

Questo componimento comportò un giro di più di un mese per il territorio della provincia teramana raccogliendo notizie dalla viva voce del popolo.

Qui di seguito, sperando di fare cosa gradita ai lettori, ho riporto i versi satirici dedicati ai paesi dell’area vestina.

[...] Li trippire di li Pinnise

so sguazzune e chiappe d’impise,

tutte facce d’assassine

tutte bestie e babbuine,

e lu prime traditore

è propriamente minzignore

chi mi pare nu Sardenapale

quande s’armette mano a lu pale.

E cumbisce lu scinarie

chi la mummia de lu vicarie:

tè na facce d’anticriste

chi tradisce Jasù Criste.

Tra patate e fra sumare

Farindele li stancare

tè la coccie senza cirvelle

li siggire di Muntibelle,

chi treme tutte sotte l’ale

di Don Paule Giuvinale.

Sinte dentre e sinte fore

a Visteje lu sciatore,

mentre freca a tutta prove

Civitelle Casanove,

si ni vù nu cambione

è don Camillo Micherone.

E si fa mattine e sere

sembra spare a la Celiere.

Dì ti salve da li piricule

si ti strigne vicino a Vicule.

Tè la coccia a forma strane

li fumatore di Civitaquane;

suca dete e fije di Giane

su l’uvare di Catignane.

E’ na razze di rimbambite

li scalzane di Carpinite

so cucciute come li mule

di Cucciane li lecca cule.

Fa lu popele pagane

li sapute di Rusciane,

e rapace come falcune

li Turrite zingarune.

Stann’à Curvare l’impresari

d’intriganti e di falsari,

Castijune a la Piscare

Nghi lu vine si beve la tare.

So crudele come tedesche

quilli di Peschesansonesche.

Sta a Alanne li ciufflittare

Pietraniche tè li purcare.

Pulindari li Brittulise

chiacchiarune li Cugnulise,

quilli di Villa di La Badessa

margattune e lecca f.........

Quilli di Villa San Giuvanne

jittile a mare nghi tutte le panne,

quilli di Villa Olivete

tutte mule, fije di prete.

E pu quilli di Cepagatte

furfantune e lecca piatte,

Vallemare ji sta vicine

ch’è la razza dell’algerine.

Pù ti ni pisse à la Caprare

dove la gente è carrucchiare

e si zumpe a Castellane

ugne femmene è na puttane.

E si chile a Villa Nova

manche Criste ci si trove.

Tutte quilli di Spultore

trainante e traditore.

Li cornute di Pianella

magna ciccia la tielle,

ni nzi sa si tè la schine

quilli che stanno a Cerratine.

E si pisse pe Moscufo

truve la gente chi camba à ufe

pi cumbrà cipolle belle

va a li zingare di Cappelle.

Tutte quilli di Muntisilvane

so spijune e ruffiane

dopo vè Castellammare

ca nisciune la po’ passare,

pi magnà li pipintune

vocca molle e sbafantune.

E li Cittasangilise

chi si crede atinijse

in pignate e tegamini

fa mostarde e tajulini

e si sfotte a ninze e rete

lu canoniche e l’arciprete.

Note

  1. Lamberto DE CAROLIS, In poetici frizzi i paesi d’Abruzzo dalla Pescara al Tronto, Rivista abruzzese, Rassegna Trimestrale di Cultura-– Redattore responsabile, Francesco Verlenga – Direttore responsabile, Mario Zuccarini. Stab. Tip. C. Marchionne & Figlio.
  • Ibidem

Bibliografia

Rassegna Trimestrale di Cultura-– Redattore responsabile, Francesco Verlenga – Direttore responsabile, Mario Zuccarini. Stab. Tip. C. Marchionne & Figlio.

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