REMO DI LEONARDO
Le notizie sulla chiesa di S. Maria ad Nives a Pianella sono sparse in diverse pubblicazioni. Notizie più approfondite e complete si hanno grazie alla ricerca del Prof. V. Morelli, apparsa nel Catalogo “Il Rosone d’Oro, del 1997, XII Edizione in una nota del libro dello stesso autore “Festa delle Anime Sante” Tra Storia e Tradizioni, Collana de “Il Melarancio” Arti Grafiche Cantagallo, nota 23, pp.39-40.
Oggi, sperando di fare cosa gradita all’autore, agli appassionati studiosi di storia e tradizioni popolari, per una maggiore diffusione e conoscenza della suddetta ricerca, ho pensato di riproporre il testo integrale sul Blog Parolmente, con l’introduzione storica su Nostra Signora della Neve o Madonna della Neve (Sancta Maria ad Nives) e alcuni luoghi di culto.
La letteratura religiosa è piena di segni, prodigi, portenti, che irrompono nelle vicende umane, manifestando un’inattesa, imprevedibile presenza divina. Anche tra i pagani si raccontava di statue di dei che sudavano, lacrimavano, perdevano sangue o animali che davano segni e parlavano. Gli antichi Romani contrapponevano a tali eventi sconvolgenti i rituali di placazione, con lo scopo di riportare l’ordine universale, sconvolto dall’imprevedibile. Appositi sacerdoti (aruspici) esaminavano la notizia pervenuta e davano il responso sul significato e la qualità dei segni. Da qui scaturiva la decisione di consenso popolare all’offerta di cibi abbondanti agli dei o altre pratiche rituali, quali girare intorno al centro urbano con un porco, una pecora, un toro ed altri animali. L’importante per il pagano era placare la divinità con i mezzi e metodi, derivanti dalla loro cultura ereditata dagli avi. Il Cristianesimo ereditò a sua volta molte di queste pratiche, adattandole alla nuova visione religiosa del mondo.
La Madonna della Neve (Sancta Maria ad Nives), è uno dei titoli sotto cui viene invocata, specialmente in ambito cattolico, Maria, la madre di Gesù. Il titolo è legato a quello della basilica di Santa Maria ad Nives sul colle Esquilino di Roma, ritenuta il più antico santuario mariano dell'Occidente, eretta da papa Sisto III sul sito dell'antica basilica liberiana e intitolata alla Vergine, che il concilio di Efeso aveva solennemente proclamato "Madre di Dio" (o Theotókos, in greco Θεοτόκος).
I festeggiamenti vengono generalmente fatti coincidere con la memoria della dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore, che già il martirologio geronimiano pone al 5 agosto; in tale giorno viene anche celebrato il ricordo del leggendario miracolo della nevicata che avrebbe ispirato a papa Liberio la fondazione dell'edificio sacro.
Nel IV secolo, sotto il pontificato di Papa Liberio, un nobile e ricco patrizio romano di nome Giovanni insieme alla sua nobile moglie, non avendo figli decisero di offrire i propri beni alla Santa Vergine per la costruzione di una chiesa a lei dedicata. La Madonna apprezzò il loro desiderio e apparve in sogno ai coniugi la notte fra il 4 e il 5 agosto, indicando con un miracolo il luogo dove sarebbe sorta la chiesa. La mattina seguente i coniugi romani si recarono dal papa per raccontare il sogno fatto da entrambi; poiché anche il Papa aveva fatto lo stesso sogno, si recarono sul posto indicato, il Colle Esquilino, che fu trovato coperto di neve in piena estate. Il pontefice tracciò il perimetro della nuova chiesa seguendo la superficie del terreno innevato e fece costruire l'edificio sacro a spese dei nobili coniugi.
Questa tradizione non è confermata da alcun documento; la chiesa fu detta Liberiana, mentre dal popolo fu chiamata anche ad Nives (della Neve).
Il culto sulla Madonna della Neve andò sempre più confermandosi, tanto è vero che tra il XV e il XVIII secolo ci fu la massima diffusione delle chiese dedicate alla Madonna della Neve, con l'instaurarsi di tante celebrazioni locali che ancora oggi coinvolgono interi paesi e quartieri di città.
A Roma, il 5 agosto, nella patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore, il miracolo viene ricordato con una pioggia di petali di rosa bianca, cadenti dall'interno della cupola durante la solenne celebrazione liturgica.
Il culto, come si è detto, ebbe grande diffusione: oggi in Italia si contano 152 edifici sacri fra chiese, santuari, basiliche minori ecc. intitolati alla Madonna della Neve. Ogni regione ne possiede una notevole quantità, in particolare nell’area meridionale in Campania e Abruzzo.
In provincia di Teramo a Tortoreto e Tossicia, in provincia dell'Aquila a Barano (Tornimparte), Bugnara, Campo Imperatore, Cesaproba (Montereale), Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, Roccaraso, Santa Maria della Neve L’Aquila. In provinciadi Chieti aGiuliano Teatino. In provincia di Pescara: Brittoli, Montesilvano Colle, Lettomanoppello, Pianella.
SANTA MARIA AD NIVES DI PIANELLA
Vittorio Morelli
A Pianella l’antica chiesa, è situata fra Vico della Neve e Via Meridionale o “Attorno agli Orti”, risale al XV-XVI secolo.
La tradizione vuole che la struttura poggiasse sui resti del tempio pagano di Cerere, divinità molto venerata presso le popolazioni italiche insieme al culto della dea Vesta e Minerva.
Se ciò fosse vero, la costruzione sarebbe anteriore all’anno Mille.
Su S. Maria della Neve, le prime notizie documentarie risalgono al XVI secolo.
Secondo A. Lizza, la costruzione fu voluta per risoluzione parlamentare e col contributo dei cittadini da antica data.
Dalla disamina di tutta la documentazione su Pianella risultano alcune citazioni relative alla chiesa che risalgono ai secoli XVI-XVIII; in particolare le suddette si trovano in autori del XIX secolo, quando si comincia a parlare del tempio della dea Cerere e di S. Maria ad Nives.
La chiesa, posta in parte all’interno del Borgo fortificato, guardava a sud come gran parte delle chiese e basiliche protoromaniche e paleocristiane; la facciata di stile tardo romanico e neoclassico, molto semplice e rimaneggiata nel tempo, coincideva con le casemura.
Probabilmente era una chiesetta ad uso dei rurali, successivamente divenuta di padronato comunale.
Sia nei Catasti del 1746 sia in quelli del 1810-1812 non si trovano riferimenti a beni posseduti dalla chiesa o ceduti enfiteusi ad affittuari o coloni.
Nel 1743 fu tappa obbligata degli Albanesi che provenivano da Bacucco (Arsita) e che, prima di arrivare a Pianella, si stanziarono in Via Piana.
Fu proprio Carlo III ad offrire loro nel 1743 i terreni ereditati dalla madre Elisabetta Farnese da Parma.
Gli Albanesi, a seguito del dispaccio reale di Carlo III di Borbone di Napoli, inviato dal Marchese de Sales al Marchese Castiglione di Penne, passarono per Pianella con destinazione i terreni della Badessa (famiglia Taddei), terreni dell’ex stato farnesiano, tenuti in enfiteusi.
Il papas, con diciassette famiglie e la sua, potè officiare nella Chiesetta della madonna della neve, essendo questa di padronato del Comune, che vi manteneva un rettore fino al 1870. La chiesetta era dotata di quattro altari, oltre a quello maggiore:
Note tratte dalla monografia religiosa e notizie di fondazione intorno alle chiese e stato attuale delle medesime dell’antica Plenilia, oggi Pianella, manoscritto di Mons. Vincenzo Verrotti, gentilmente concesso in visione dall’Avv. Conte Aberto Verrotti.
Della struttura restano solo i muri perimetrali, intonacati e superfetati, la statua in terracotta della madonna della Neve, policroma.
La statua, datata 1531, è di autore ignoto; dalla testa scende un panneggio che si riversa sulle ginocchia; la Madonna, in veste rossa, corsetto rosso con maniche staccate e manto azzurro, sta con le mani congiunte in atto di adorazione verso il Bambino, che le giace sul grembo.
Sul piedistallo è incisa la scritta A.D. 1531/TROIANUS DE GIPTII de Castro Montis.
Il tetto, a due spioventi, con il culmine perpendicolare alla facciata, era molto bassa e non fuoriusciva dall’ estradosso del cornicione della facciata, e secondo la Memoria di Mons. V. Verrotti, che si trova presso la Biblioteca “V. Bindi” di Giulianova, venne restaurato nel 1859 con il contributo della pietà dei fedeli.
La facciata, molto semplice nello stile e nella struttura, in laterizio, è chiusa ai due lati dalle paraste di due semicolonne, sormontate da due accenni di capitelli.
La celletta campanaria, molto piccola e bassa, ospitava una campanula con cui il prete faceva chiamare gli abitanti dell’Alvanìa (Albania) per le funzioni. (1)
I rurali del Torrione, quelli a sud di S. Domenico, e de “li Cavune” probabilmente anche quelli della Piana di S. Rocco, Cupello, Nardangelo, S. Ippolito, Salmacina, Fontegallo rientravano sotto la competenza del Rettore di S. Maria ad Nives.
Le chiesette rurali di S. Ippolito e san Rocco venivano utilizzate già dal XVI secolo la domenica e nelle festività religiose, per i funerali, battesimi e matrimoni ed erano dotate di beni e di censi.
A proposito di S. Rocco si ha notizia di un matrimonio celebrato nell’800, secondo alcune carte dell’Archivio Storico di Moscufo.
Con l’invasione francese degli Abruzzi, 1799-1812, la chiesa, stando alla tradizione orale, fu trasformata in riparo per i soldati francesi, si racconta di fucili francesi a pietra focaia e baionetta Vauban depositati nella piccola sagrestia.
Prima del 1950, la chiesa, già sconsacrata, fu venduta a Camillo dell’Osa, che la trasformò in civile abitazione.
NOTA
BIBLIOGRAFIA
V. MORELLI, Catalogo “Il Rosone d’Oro, del 1997, XII Edizione
V. MORELLI “Festa delle Anime Sante” Tra Storia e Tradizioni, Collana de “Il Melarancio” Arti Grafiche Cantagallo, nota 23, pp.39-40.
SITOGRAFIA
https://it.wikipedia.org/wiki/Nostra_Signora_della_Neve
http://www.corrierepeligno.it/bugnara-il-culto-e-la-festa-della-madonna-della-neve/2106/.
FOTO.