RITI E TRADIZIONI DELLA SETTIMANA SANTA A PIANELLA

REMO DI LEONARDO.

Il territorio abruzzese è pervaso da un forte spirito religioso, profondamente radicato nelle tradizioni locali.  I riti della Settimana Santa sono testimonianza della religiosità della gente d'Abruzzo e del profondo legame di questo popolo alla tradizione. 

Nel pescarese e nei diversi comuni e borghi dell’area vestina, le manifestazioni incentrate sulla Passione e sulla Resurrezione di Gesù sono molteplici e vissute con intensità.  Le visite ai Sepolcri allestiti nelle chiese, le processioni del Venerdì Santo in cui sfilano antiche Confraternite, i rituali e le musiche sono momenti di grande emozione che rendono viva la fede.

A Pianella si hanno notizie dello svolgimento dei riti legati alla passione di Cristo sin dal XVII secolo; nel 1666 fu istituita l’Arciconfraternita del Monte dei Morti che in seguito prese il nome del Cristo Morto, con lo scopo della formazione cristiana dei confratelli mediante la riflessione approfondita della Passione di Cristo.

Del XVIII-XIX secolo sono alcuni documenti dove vengono riportate le spese sostenute dall’Amministrazione Comunale di Pianella.

Il Decurionato sosteneva le spese per il predicatore quaresimale, la cera, il campanaro, il tamburino e le sacre rappresentazioni legate alla Passione che si svolgevano già dal XVII sec.

In passato, nelle campagne, fin dal giorno delle Ceneri, alcuni cantori facevano il giro dei casolari per cantare La passejone de Jasù Creste, un canto lento, modulato, quasi una nenia. Al cantore della Passione venivano fatti doni in natura: olio, formaggio, vino, salsicce, farina era un modo per fare la provvista che poteva bastare a tutta la famiglia fino a la coste de Maje, “la costa di Maggio”, quando si esaurivano tutte le scorte alimentari e i rimasugli della madia, (la mose).

La passejone de Jasù Creste.

Jasù Creste granne granne

s' à morte a trendatre anne;

nghe tre chjuve fu nghjuvate,

nghe tre lange fu langettate.

“Me te' sonne, me te' sonne”

Arrespunne a  cche te chiame,

te chjame la Matalene

c' à patote tande pene,

tande pene e dulore

t' à scarpurete lù core.

La sanda cumbagneje,

feje de Vergene e Marije.

Durante la quaresima si svolgevano le “quaranta ore”, ovvero preghiere e riti a partire dal mercoledì delle Ceneri. La devozione consisteva nell’adorazione del S. Sepolcro e del S.S. sacramento esposto nell’ostensorio per quaranta ore continue o suddivise in più giorni, in memoria del periodo in cui il corpo di Gesù giacque morto nel Sepolcro.

Circa una ventina di giorni prima della Pasqua, si seminavano nei vasi grano e legumi che venivano messi sotto un tino. L’erba, in mancanza di luce, assumeva un colore giallo-oro che si portava in chiesa per addobbare il Sepolcro.

Il Sepolcro non veniva mai abbandonato; donne, uomini, chierichetti (oggi quasi del tutto scomparsi) e bambini, a turni di due ore, pregavano recitando il Rosario.

La tradizione popolare vuole, che durante la Settimana Santa, non si mangi la carne e che si inizi il digiuno totale il giovedì santo a mezzogiorno con “l’attacche de le cambane” fino al sabato a mezzogiorno quando “ si sciuje le cambane”.

La Madonna Addolorata, dopo essere stata vestita dalle donne in servizio presso la famiglia De Sanctis, dall’antico palazzo omonimo veniva portata nella chiesa di San Domenico in Piazza Garibaldi in attesa di andare incontro al passaggio del Cristo Morto che usciva dalla chiesa di S. Antonio Abate.

Durante la processione tutt’ora la banda musicale suona ripetutamente il “MISERERE” del M° Luigi Marchetti compositore e maestro della famosa Banda Musicale “Diavoli Rossi” di Pianella. Davanti alla Banda musicale, un banditore a suon di rullo di tamburo annuncia per le vie del paese l’imminente passaggio della processione.

Una volta il Cristo Morto, così come la Madonna, venivano portati a spalla da antiche, nobili e benestanti famiglie appartenenti alle Confraternite, in particolare quella del Purgatorio. Successivamente questa tradizione si è tramandata per generazioni da padre in figlio, anche se questa forma di ereditarietà con gli anni sta scomparendo.

Nel XV secolo a Pianella Ferdinando I “dava l’eleggersi il Magistrato, il Camerlengo, L’Ufficiale e il Maestro d’Atti (Notaro)”. Il Magistrato chiamato Alfiere, col Gonfalone a capo di 30 soldati, strisciava per tre volte sulla folla festante e poteva graziare i cittadini il Sabato Santo fino alla terza festa di Pasqua.

Storicamente è accertato che a Pianella nell’ottava di Pasqua si svolgesse la corsa dei cavalli o dei barberi. I cavalli sciolti si snodavano lungo il percorso che dalla contrada S. Maria Allungo portava a borgo Carmine. Di questa antica tradizione se ne ha notizia sino al 1912.

Tra la notte di Pasqua e il Lunedì dell’Angelo si svolge Il Buongiorno, “lu bbongiorne”, un’antica tradizione satirica.  Uno o più canterini, accompagnato da un’orchestrina, si reca per le vie del paese e saluta con strofe in rima dal contenuto provocatorio ed ironico tutte le famiglie, quasi a voler ufficializzare le dicerie ricorrenti.

BIBLIOGRAFIA:

Remo DI LEONARDO, Riti e tradizioni della Settimana Santa a Pianella e alcuni centri dell'Area Vestina, Lacerba 30 marzo 2018.

RemoDI LEONARDO, Via Crucis e Lauda Drammatica del venerdì Santo - Meditazioni poetiche in volgare abruzzese, Tip. MC Cepagatti, marzo 2010.

Vittorio MORELLI, Historiae de Planella, Tip. Cantagallo, Penne maggio 1979.

Vittorio MORELLI, Via Crucis e Lauda Drammatica del venerdì Santo - Meditazioni poetiche in volgare abruzzese, Tip. MC Cepagatti, marzo 2010.

FOTO: FRANCESCO EGIZII

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