Racconti popolari "Dondiodò" Un viveur della Pianella ottocentesca

REDAZIONE.

Da un racconto, tratto dal "Il PUNGILIONE", N. 3 notiziario riservato ai soci, della Società Operaia di Istruzione e Mutuo Soccorso di Pianella, Natale 2004. 

"Non c' è nulla di nuovo nella sostanza di questo racconto. Anche nell'ottocento c'era chi aveva l'esclusivo interesse di cacciare... le donne.

Dondiodò era un personaggio della Pianella aristocratica e benestante. Frequentatore dei salotti gentilizi locali, riusciva a calamitare gli interessi e le attenzioni delle signore durante i conversari, perché dotato oltre che di una buona cultura anche di una perspicacia e spirito di avventura.

Scapolo impenitente, si occupava essenzialmente di adescare, per stringerle fra le sue braccia, le signore pianellesi, specie quelle che, oltre ad essere belle e ben fornite, erano anche disponibili a realizzare gli incontri amorosi.

Una volta, dopo un'assidua corte, riuscì a stabilire un appuntamento con una prosperosa signora, che era rimasta in casa per un viaggio affrontato dal marito per motivi di lavoro. Per evitare che i vicini si accorgessero della visita notturna di Dondiodò, la signora predispose che lo stesso entrasse attraverso una finestra al piano terra. All'ora convenuta Dondiodò si accinse a scavalcare il muretto della finestra per buttarsi immediatamente tra le braccia dell'amata. Quando erano a buon punto i rituali erotici, si sentì il nitrito di un cavallo che allarmò all'istante gli amorosi. Era il marito della signora che per un imprevisto era tornato prima del tempo stabilito.

A quel punto Dondiodò fu preso dal panico e vedendo che il marito della signora stava sistemando il cavallo ed i finimenti proprio nei pressi della finestra da cui era entrato, chiese all'amante come risolvre il problema. La signora gli indicò di saltare dalla finestra del piano superiore che dava sull'orto di casa, uno spiazzo occupato tra l'altro da diversi arnesi e che era nel buio più assoluto.

Mezzo rivestito, spicco il salto, ma cadde disgraziatamente entro una tinozza piena d'acqua molto gelida, essendo il fatto avvenuto durante la stagione invernale.

La tresca fu scoperta e gli amici buontemponi coniarono una canzoncina che sintetizzava l'accaduto:

Dondiodò, Dondiodò,

dimmi se futte scì o no,

hi' mosse lu cule a ll'acqua ggelate

pe' le fommene maretate.

Chi fu realmente all'anagrafe Dondiodò non è ancora possibile saperlo.

Note.

Secondo alcune testimonianze orali la storia di Dondiodò fu scritta, anche se non appare la sua firma sul notiziario,  da Antonio Pulcinella allora Presidente della SOIMS.

Trascrizione musicale Diego FRATINI.

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