QUANDO SAN NICOLA PRESE A SBERLE ARIO

ANTONIO MEZZANOTTE.

Allora, la faccenda andò così: siamo nel bel mezzo del Concilio di Nicea, quello convocato dall'imperatore Costantino nel 325 d.C. Nella grande sala erano presenti Costantino il Grande di persona personalmente e circa trecento vescovi provenienti da tutto l'Impero (dalle province orientali soprattutto) per discutere dei principi della fede cristiana e della Trinità in particolare.

A un certo punto si alzò Ario, prete teologo egiziano, e pronunciò un articolato discorso per affermare che solo il Padre è Dio eterno e infinito, mentre Gesù Cristo sarebbe stato creato dal Padre, quindi con una natura sì divina, ma derivata, una specie di semi-dio. Erano questioni su cui all'epoca ci si scannava, anche per motivi politici, perché se sostieni che Gesù è meno importante del Padreterno, allora pure la Chiesa fondata da Cristo è inferiore, ad esempio, allo Stato (e a taluni ambienti di corte questa cosa non dispiaceva). Com'è e come non è, tutti i vescovi cominciarono ad essere persuasi dalle parole di Ario. Tutti, tranne uno: Nicola, vescovo di Myra.

Si dice e si racconta che a quel punto Nicola, irritato da tutte quelle false parole contro la vera natura di Cristo, va verso Ario, al centro del salone, e, davanti a tutti, imperatore compreso, gli molla un sonoro ceffone (qui in Abruzzo diremmo "nu leccamusse" e immagino che gli avrà pure detto: "fai silenzio, voccapè!").

Scandalo e tumulto. Agguantarano Nicola e lo condussero da Costantino perché fosse giudicato, ma quello, che ci vedeva lungo e non era di certo così fesso da condannare un vescovo, si limitò a suggerire che fossero i vescovi stessi a occuparsene.
Nicola venne spogliato dell'abito vescovile,  vestito di una semplice tunica, sbattuto in cella senza riguardo alcuno, per dover comparire l'indomani dinnanzi al Concilio per essere giudicato. Si racconta che gli venne pure bruciata la barba.

Povero Nicola! Affranto, se ne stava in quella fredda prigione col dubbio di aver sbagliato tutto. Ma ecco che nella notte stessa gli apparvero Gesù e Maria. Gli chiese Cristo: "Perché sei rinchiuso qui dentro?" E Nicola: "Perché Ti amo, mio Signore e mio Dio". Roba da far venire i brividi e versare lacrime di commozione. Allora Gesù gli consegnò il testo del Vangelo e, subito dopo, la Madonna gli porse i paramenti vescovili.

Quando il mattino successivo il carceriere aprì la cella per portare il cibo a Nicola, lo trovò rivestito con l'abito di vescovo e intento a leggere le Sacre Scritture.
Attonita, la guardia corse dall'imperatore per raccontargli il miracolo e immediatamente quello ordinò la scarcerazione di Nicola.
Fu la svolta. Nicola venne riammesso in Concilio e il resto è storia: le idee di Ario vennero condannate come eretiche e si formulò il Credo, quello che si recita durante la Santa Messa.

Oggi, 6 dicembre, si ricorda San Nicola: santo marinaro e pastorale, in ogni paese d'Abruzzo vi è una chiesa o una edicola, una cappella o soltanto una statua o ancora una contrada a lui dedicata. Anche perché ben lungi dall'essere un uomo manesco, egli era d'animo mite e aveva a cuore specialmente i bambini, la povera gente, i lavoratori e per tutta la vita operò in favore dei bisognosi e degli ultimi. Ma anche i Santi perdono la pazienza di fronte alle falsità, ai maneggi degli arruffoni, all'indifferenza e al politicamente corretto. Forse ci vorrebbero più San Nicola....

(Nella foto: uno degli affreschi raffiguranti San Nicola nell'omonima chiesa di Rosciano - PE, dipinto nel 1501)

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