VITTORIO MORELLI.
La mascalcìa, conosciuta e praticata già dai Greci (Ippocrate), dai Romani, venne rinverdita dai Longobardi, che occuparono la Penisola da Cividale del Friuli, Aquileia, Monza, Pavia, fino a ducati di Spoleto e di Benevento, che dei cavalli fecero l’asse portante del loro esercito.
L’Editto di Rotari del 643 d. C. protegge il cavallo e in una illustrazione è rappresentato Rotari che tiene un cavallo per la briglia. Inoltre nel Pavese è diffusa la leggenda del re Alboino che cade da cavallo alle porte di Pavia durante il suo assedio alla città del 572.
Il trattato di mascalcia viene tradotto dall’arabo da Moise da Palermo nel XIII secolo e diffuso nel mondo siculo e in quello federiciano.
La mascalcia si perfeziona nel Medioevo e viene tramandata e praticata nei secoli successivi. I maniscalchi si basarono sulla tradizione e sull’esperienza vissuta, tralasciando i rimedi palliativi e puntando sui rimedi consolidati nel tempo.
Il maniscalco era la persona più vicina al signorotto perché informava il suo padrone delle cavalle fattrici, dei puledri, di tutti i passi che il cavallo prediletto faceva e di eventuali problemi registrati nell’animale.
Il maniscalco si occupava della dentizione, del I-II-III morso della dentatura del giovane cavallo.
Era detto comes stabulorum, marestallo, marescalco, persona di rango, che viveva nell’accampamento, nel palatium, nella reggia.
Si occupava di tutto: degli strangagliuni, le strangajune, della rinite, del raffreddamento, delle lussazioni, della eccessiva salivazione, della tosse, della scabbia; faceva concorrenza al veterinario.
A Pianella, i maniscalchi, chiamati dai feudatari locali che detenevano bovini ed equini, arrivavano da fuori; a fine Ottocento ed inizio del Novecento, c’erano i maniscalchi o ferracavalli, che svolgevano la loro attività presso la Porta S. Maria-Taverna Ducale, detta la Calata del Carmine; nel luogo che trovavasi all’inizio del Campo della Fiera (Largo Nassirija); Paolo Cutilli, Pietro di Marco, (il nonno di Umberto) Costante, lu ferracavalle?, svolgevano la loro attività, attirando anche gli allevatori e padroni dei paesi del Circondario.
Pianella nel secolo scorso pullulava di pannacciai, di ferrari, di falegnami, di scarpari, di gazzosari, di pastai, di vasari, di barbieri, di sarti, di maestranze edili.
Le ‘ttrezze de lu ferracavalle
la roje o rojole: paletta tagliente, a manico fisso per tagliare orizzontalmente lo zoccolo morto, la cheratina. Il termine potrebbe derivare dal preromano rugia, ruga, ruha, strettoia per il deflusso delle acque?
lu martèlle: il martello
lu martelle a forge, a réghe, a stampe: il martello a forgia, a riga, a stampa
la tenaje: la tenaglia
lu tenajone: il tenaglione per affilare le unghia
le chjuve: i chiodi
*lu curtelle: il coltello
*lu curtelle pe pulé la materie da lu péte: coltello per pulire il pus dal piede dell’animale
la raspe: la raspa
le chielle a ttorne le diende: i calli attorno ai denti o edemi
lu ferre apra vocche: il ferro apri bocca
lu ferre abbruscenéte: il ferro arroventato per cauterizzare le bolle o edemi della bocca
lu raschiotte o curasnetta: il raschietto
la forge: la forgia
lu carevone: il carbone
la vrasce: la brace
lu màndece: il mantice
lu zenale: il grembiule
lu viérdene: trapano a mano
la spàzzele: la spazzola
la cote de cavalle: la coda di cavallo per scacciare le mosche
lu telare: il telaio
le léve: le leve
la rete de sullevamende: la rete di sollevamento
le rulle de lone pe lu sullevamende de la bbestie: rulli di legno per il sollevamento della bestia
la forge: la forgia
lu maje: il maglio
le fierre de cavalle: i ferri di cavallo
Mezzi terapeutici e malattie dei bovini e degli equini
la cicute e lu grasse: pesto di foglie di cicuta e di grasso animale per curare le ferite
l’àcede: acido muriatico
la bbummace: bambagia, cotone idrofilo
l’assogne: la sugna
lu ‘nguende: unguenti vari
l’huje de ‘leve: olio d’oliva
lu verderame: il verderame
l’huje de canfure: olio di canfora
lu tartane: il tartaro
la cace: la calcina
la ciote: l’aceto
l’aje péstate: aglio pesto
la premeture: callo con pus (forma di zoonosi, morva e stomatite)
la ciste su la huange: la cisti della guancia, edemi
lu cémurre: il cimurro
la mbresature: raffreddamento e indurimento della pelle
* i coltelli erano a manico fisso di legno o di corno di bue: tre erano i sistemi utilizzati dai coltellai: a manico fisso (Zzérì-Vespasiano), con lama a molla, detta alla loretese, lama con fermo, detta alla pianellese ed in alcuni casi detta alla zuava.