DANIELA D'ALIMONTE
Nocciano è un paese situato a 301 metri sul livello del mare e a 28 chilometri da Pescara. Si staglia su un colle alla sinistra del torrente Cigno, con una superficie comunale di 13,66 chilometri quadrati che si estende tra il fiumi Cigno e Nora e il torrente Fonte Schiavo. Confina con i comuni di Pianella, Rosciano, Alanno, Cugnoli, Civitaquana e Catignano. In dialetto il nome è Nucciànë ma anche Nucciènë; l’etnico è noccianese, noccianesi; in dialetto suona nuccianésë sia al singolare che al plurale.Le prime attestazioni del nome sono sparse in vari documenti medioevali.
Nel Chronicon Casauriense esiste una singola forma Oneczanum per l’anno 1056 che non è certo si riferisca al paese in esame anche se molto probabile. In un documento dell'anno 1078 (Instrumentarium del Chronicon casauriense) si parla sia di un loco qui nominatur Beczano e poi, qualche rigo dopo, di un modio di terra in alio loco in Nucciano che appartenevano ai possedimenti dell’abbazia di San Clemente a Casauria. Case in Onecciano sono poi citate in un privilegio di Onorio III per la chiesa di San Tommaso de Berana dell’anno 1219.
Il nome si ritrova poi in fonti dell’anno 1273 come Neczanum e dell’anno 1328 De Nozano e per lo stesso anno ecclesia s. gregorio de Nocszano. Il territorio che comprende Nocciano anticamente era chiamato però Fellonica o Follonica. Di questa zona erano i Vestini e Follonica dipendeva sia economicamente che amministrativamente dal territorio di Penne (Pinna Vestinorum). Questo toponimo risulta molto più antico di quello di Nocciano, esso è infatti attestato nel Chronicon casauriense in tre occasioni collocate molto in alto dal punto di vista cronologico, la prima nell’874: Emit etiam Villam nomine Fullonice, ubi est Ecclesia vocabulo de Sancto Marco e poi ancora nel 967 e nel 983 sempre nella forma Fullonice. Questo tipo di denominazione è diffuso in tutta la penisola, anche in forma simili come Felonica in provincia di Mantova e altrove in vari nomi di contrade, borghi, fontane ecc.. La forma deriva comunque dal latino fullonica ‘gualchiera, lavanderia’ dalla base fullo, fullonis ‘fullone, lavapanni’.
Il toponimo Nocciano sembrerebbe invece una formazione prediale, che indica cioè appartenenza ad un personaggio, di un fondo, di un territorio, tramite suffissazione aggettivale in –anus, usata per indicare appartenenza; essa è tipica del periodo romano e se l’intepretazione è quella giusta ci troveremmo di fronte di antica formazione di cui si hanno tuttavia parecchi esempi nella nostra regione. Alla radice vi sarebbe un nome personale latino, Nautius, per altro verificato come nome esistente da W. Schulze. Il nome poteva essere del probabile antico possessore di questo luogo; si può supporre dunque il rimando ad un (fundum) Nautianum ‘fondo di Nautius’, che passa poi facilmente a monottongazione di au in o: Nautianum>Notianum>Nocciano.
Vi è la leggenda locale che racconta invece come in caso di pericolo, a seguito di attacchi da parte di predoni, briganti o saraceni, o per le invasioni barbariche, la popolazione si rifugiava sui colli e tra questi, ce n'era uno in particolare, forse a forma di noce da cui sarebbe derivato il nome di Noaanum, divenuto in seguito Nouano ed infine Nocciano. Nello stemma comunale appare in effetti una noce ma si tratta probabilmente di una facile paraetimologia. Tale ricostruzione infatti non regge né dal punto di vista contestuale e né soprattutto dal punto di vista linguistico.I rinvenimenti archeologici trovati nella zona appartengono al periodo neolitico, si sono poi trovati resti relativi al periodo romano, e italico prima, come tombe, monili, macine ecc. Dagli scavi eseguiti nei dintorni del centro abitato, sono affiorati parecchi ruderi di costruzioni romane e numerosi oggetti antichi come armi, anfore e sarcofaghi nonché resti di una villa con pavimenti a mosaico.
L’incastellamento vi fu tardi, probabilmente intorno all’anno mille come si può evincere dai documenti già nominati sopra. Nel 1316 fu feudo, per due parti, di Tommaso Di Collalto. Nel 1442 Alfonso I concede con un privilegio i castelli di Nocciano e Catignano alla Città di Chieti dopo la ribellione di Battista Camponeschi dell’Aquila. Nel corso del 1500 Nocciano passò sotto vari possessori: prima Francesco de Riccardis di Ortona poi, dopo la sua ribellione, Ferrante II vendette il territorio a Giovan Battista D’Afflitto per 2000 ducati. Nel 1602 Nocciano fu venduto a Scipione Rovito. Nel 1670 Antonio Aliprandi, appartenente a un'antica e nobile famiglia originaria di Milano, figlio di Odoardo, ebbe il possesso del feudo di Nocciano. Alla famiglia Aliprandi si deve nel XVII secolo la ricostruzione del castello che oggi porta il suo nome. Nel corso del 1800 anche Nocciano conobbe come tutti comuni del circondario il fenomeno del brigantaggio e si conoscono nomi di briganti che operarono in zona come Nicola Di Orazio e Giuseppe dell’Orso della vicina Cugnoli.
L’antico e suggestivo sigillo, di forma ovoidale, presente su documento custodito presso l’Archivio di Stato di Pescara, porta all’interno la data del 1635 posta in basso mentre, nella parte alta, vi è scritto: “NOCCIANO”. Sopra la scritta compare una corona e al centro è raffigurata una noce da cui, per facile paraetimologia, si fa derivare il nome. Il motivo ritorna anche nello stemma attuale.