ANTONIO MEZZANOTTE
Sono ormai due anni che i nostri paesi e città a causa del covid non festeggiano più i Santi patroni e ci si augura che questo periodo di forzosa austerità abbia fatto riflettere sul valore delle festività come momento di condivisione e partecipazione. Allora, forse può avere un qualche interesse ricordare come un tempo, perlomeno fino alla prima metà del secolo passato, venivano scandite le feste e le iniziative ad esse connesse, come ad esempio i pellegrinaggi, in una piccola realtà rurale. Di seguito propongo, per chi vorrà leggerlo, una breve scheda sulle cosiddette "coste di maggio" nella tradizione popolare di Rosciano (PE), estratta da un mio lavoro di oltre vent'anni fa, "Rusciane pahese me, tra poesia e folclore", Ed. Rivista Abruzzese, Sambuceto, 2001.
"Nella società rurale maggio è un mese carico di ansie, non solo perché finiscono le scorte accumulate per l'inverno, ma soprattutto perché dal suo andamento meteorologico dipende il futuro del raccolto. Non a caso è ancora vivo nella memoria collettiva roscianese il riferimento alle "coste di maggie", espressione che allude alle fatiche del lavoro nei campi ed a certi momenti di precarietà economica che caratterizzano tutto il mese. Non è un caso, allora, la ricorrenza di determinate tradizioni religiose che scandiscono ed accompagnano la vita del mondo contadino roscianese, proprio perché grazie all'intercessione dei santi presso Dio si metteva al sicuro il raccolto da siccità e grandinate.
Undici erano i momenti più significativi attraverso i quali i contadini roscianesi compivano una sorta di pellegrinaggio "propiziatorio": - la Madonna della Libera a Pratola Peligna (prima domenica di maggio); - San Nicola di Bari (detto anche "San Nicola a mare") il 7 maggio; - San Michele del Gargano (l'8 maggio, spesso come tappa intermedia del pellegrinaggio a Bari; - il Volto Santo a Villa San Giovanni (seconda domenica); - il Volto Santo a Manoppello (terza domenica); - Santa Rita da Cascia a Villa Oliveti (22 maggio); - Santa Eurosia a Rosciano (24 maggio); - Sant'Antonio di Padova a Rosciano (13 giugno); - San Lorenzo a Villa Oliveti (domenica dell'Ascensione o della Trinità); - Ascensione a Rosciano (con le ceste di petali di papaveri rossi); - San Michele di Villa Oliveti all'alba di San Giovanni (24 giugno).
Quattro erano i pellegrinaggi a piedi fuori dal paese che si compivano radunati in "compagnie" di devoti (Volto Santo di Manoppello, San Nicola a mare, San Michele del Gargano e Madonna della Libera a Pratola Peligna, ma per gli ultimi pellegrinaggi a Pratola fu utilizzato il treno), tre le benedizioni solenni dei campi di cui si abbia memoria certa: durante la processione del 13 giugno e dell'Ascensione a Rosciano e, soprattutto, durante la processione verso i resti della chiesa di San Lorenzo a Villa Oliveti (benedizioni ai quattro punti cardinali del territorio)". (Accompagna questo scritto la foto della statua lignea processionale di Santa Eurosia V. e M., che si festeggia a Rosciano il 24 maggio.
Santa patrona del paese, è anche protettrice dei vigneti, delle messi, del raccolto ed è qui invocata a protezione dai fulmini, dalle tempeste e dalla grandine (mentre altrove anche a protezione dalla violenza sulle donne, ma questo è un altro, interessante profilo su cui ragionare a parte).La devozione per Santa Eurosia si impose nel Diciottesimo secolo dopo la "grande crisi" del Seicento, quando il paese rischiò di venire abbandonato, e si lega alla rinascita, materiale e spirituale, della comunità roscianese, la quale, a suggello del rinnovato vigore, riedificò la chiesa parrocchiale che, di fatto - ma non di diritto - è a Lei dedicata.