Madonna del fuoco di Pescara: origini e tradizioni

13 Luglio 2023

REDAZIONE CULTURA.

Ieri, 12 luglio, è stata la ricorrenza della Madonna del Fuoco. A Pescara il santuario della Madonna del Fuoco rappresenta la terza chiesa ed è quella in cui attualmente viene custodita la venerata statua della fanciulla che porta in braccio il Bambino Gesù del XVII sec. protettrice di Villa del Fuoco, la borgata più antica di Pescara.

Una delle leggende più belle e remote di Pescara riguarda la chiesa della “Madonna del Fuoco”. Si narra infatti che al tempo dei romani nella zona dell’attuale via Aterno vicino all’officina del gas, vi fosse un tempietto dedicato alla veneratissima Vesta, dea del focolare.
Nel tempietto c’era la statua della dea, con il fuoco in mano.
Col passare dei secoli e l’avvento del cristianesimo, la statua fu ritenuta quella della Madonna e si pensò che li ci fosse stata una chiesetta. A questo punto si passa dalla leggenda alla storia.
Trascorsero altri secoli e, nonostante nella popolazione della zona fosse ancora presente il ricordo della “Madonna del Fuoco”, nessuno si adoperò per costruire una chiesa.
Ma, in una caldissima estate del 1600, un furioso incendio devastò le coltivazioni dei contadini e qualcuno pensò che fosse la punizione della Madonna per non aver ricostruito un luogo di culto.
Fu invocata la Madonna del Fuoco e preso l’impegno di costruire la chiesetta. L’incendio si placò.
I contadini andarono, allora, nella chiesa di San Cetteo per ringraziare la Madonna.
Lì trovarono esposta la Madonna del Carmine e, in essa, riconobbero la loro salvatrice.
Ottennero dal parroco la statua, vi aggiunsero tra le mani delle fiammelle in legno scolpito ed ebbero così, finalmente, la loro Madonna del Fuoco. Da tempo immemorabile, tutta la zona si chiama “Villa del Fuoco”.

Una versione più pragmatica, trova una presunta relazione con la Madonna del Fuoco patrona di Forlì, datata 1400. Nel corso del XVI e XVII secolo infatti, in questa contrada pescarese si verifica un flusso di immigrati proveniente da varie regioni d’Italia, tra cui, un nutrito gruppo di romagnoli, dediti soprattutto all’agricoltura ed all’arte della pesca.

Siccome le comunità che emigrano si portano dietro quasi sempre i sentimenti ed i simboli della loro religiosità, è pensabile che costoro abbiano voluto ricreare nel luogo di nuova residenza la trasposizione della loro venerazione, ossia, verso la Madonna del Fuoco.

Sino al 1815 la cappella di "Santa Maria del Foco" era situata sulla sponda destra del fiume Pescara a 120 "tese" dalla fortezza di Pescara e altrettante dal fiume Pescara. Durante le numerose attività belliche che coinvolsero nel tempo la fortezza, la chiesa a causa la relativa vicinanza alla Piazzaforte diventava spesso un avamposto strategico per gli invasori, e quindi continuo bersaglio di cannoneggiamenti. Nel 1815, per privare gli assalitori di un potenziale riparo, venne distrutta dall'allora comandante della fortezza, generale Antonio Napolitani. Dopo oltre un ventennio di culto itinerante in sedi occasionali, la chiesa venne ricostruita a un miglio e mezzo dalla fortezza e a mezzo miglio dalla via Tiburtina Valeria, assecondando le richieste delle autorità militari del tempo. I lavori di costruzione si protrassero per oltre quattro lustri, finché si giunse alla realizzazione di una chiesa di circa 83 m², ossia, 35 “palmi” di lunghezza per 34 di larghezza, inaugurata nel 1839.

Negli anni a seguire, questa chiesa, costruita in mattoni a vista, venne ampliata alla sua sinistra, con l'aggiunta di una superficie di 60 palmi per 34 palmi.

Nel 1934 la chiesa divenne parrocchia, e nel 1951 venne eretto il campanile.

Nel secondo dopoguerra iniziarono i lavori per la costruzione di un nuovo santuario adiacente l'antico, e nel 1963 il Cardinale Wyszynsky ne posò la prima pietra; i lavori si protrassero sino al compimento dell'opera nel 1996. Il nuovo luogo di culto è a forma ellittica, ed è sede della quasi totalità delle funzioni religiose.

Fonte:

Sitografia:

La Madonna del fuoco

https://it.wikipedia.org/wiki/Madonna_del_Fuoco_(Pescara)

Bibliografia:

GIUSEPPE QUIETI, Pescara antica città” , Carsa Edizioni. Data di Pubblicazione: 2010

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