ANTONIO MEZZANOTTE.
Si dice e si racconta che Barbara (una giovane trentenne, bella e molto colta) abitasse a Nicomedia, sulle sponde del Mar di Marmara, nell’odierna Turchia e che il padre, tale Dioscuro, di religione pagana, l’avesse rinchiusa in una torre per proteggerla dai numerosi pretendenti. Tuttavia, Dioscuro intuì la conversione a Cristo della figlia e la denunciò al magistrato romano che, in quei tempi di persecuzione (siamo nel 306 d.C.), la condannò alla decapitazione dopo due giorni di atroci torture, prescrivendo che la sentenza venisse eseguita dal padre stesso. Secondo il racconto, Dioscuro procedette all'esecuzione, ma subito dopo venne incenerito da un fulmine e l'evento fu interpretato come la punizione divina per il suo empio gesto.
Da allora, a Barbara venne affidato il patronato contro i fulmini, le conseguenze del fuoco e le morti improvvise, tanto che la santa è protettrice degli artiglieri, artificieri, del Genio militare, sui depositi di armi e munizioni (al punto che le polveriere vengono chiamate anche "santabarbara"), della Marina Militare (in quanto simbolo di serenità nel sacrificio di fronte a un pericolo inevitabile), dei minatori e dei vigili del fuoco. Inoltre, a motivo della sua prigionia nella torre, è considerata anche patrona di architetti, tagliapietre, muratori, cantonieri, campanari, nonché di torri e fortezze.
Premesso tutto quanto sopra, resta da capire come e perché quella contrada posta sul crinale che dalla città di Chieti scende verso l’Alento, tra i fossi Fagnani e Santa Barbara (o di Renzo), appunto, sia dedicata alla santa del fuoco e dei fulmini.
Si tratta di un luogo che da sempre, perlomeno da quanto possiamo ricavare spulciando negli archivi, ha avuto una destinazione agricola, in particolare per la coltivazione di ortaggi e frutteti.
Dell’utilizzo agricolo di questo territorio ne sono testimonianza i resti di fattorie fortificate per il controllo dei fondi rustici e per la difesa del luogo, come ad esempio la Torre de' Bianchi, posta più in basso rispetto alla chiesetta, e quella della Torre del trappeto del Conte, entrambe in collegamento funzionale con l'altro versante del vallone, lì dove si erge solitaria la Torre Anelli Fieramosca.
La chiesa, edificata probabilmente su una precedente costruzione di epoca medievale, è stata ampliata e ristrutturata tra il 1600 e il 1700 con facciata a spioventi preceduta da un portico a quattro archi. La copertura è realizzata con tetto a capanna e manto in coppi, il campanile laterale è una torretta con cuspide conica e tamburo ottogonale. L'interno è molto semplice, a navata unica, scandito da paraste laterali con due nicchie e l'altare maggiore ornato da una vetrata policroma.
È assai probabile che l’introduzione del culto per santa Barbara risponda a esigenze di protezione dalle morti improvvise a causa di incendi, guerre, o, più probabilmente, delle numerose epidemie di peste che hanno flagellato il territorio teatino tra il XIV e il XVII sec.
Come mi ha precisato una anziana referente del luogo, santa Barbara viene ancora invocata nella contrada per la protezione dai fulmini: “Santa Barbara benedette, salvace da lambe, tune e saette”. E così sia!