LA CHIESA DI SAN ROCCO A SAN VALENTINO IN ABRUZZO CITERIORE

ANTONIO MEZZANOTTE.

Te la trovi un po' appartata, dietro la spianata della sommità del paese, su un poggio, extra moenia, come si diceva un tempo, ossia fuori le mura dell'antico castello di San Valentino in Abruzzo Citeriore (PE), alla falde della Majella.

Un croce in legno scuro, sbilenca, ne anticipa la presenza all'inizio del breve vialetto a gradoni che conduce allo stretto sagrato.

Infine è lì, la cinquecentesca chiesuola dedicata a San Rocco (e alla Madonna del Carmine, ovvero di Costantinopoli, raffigurata nella pala d'altare, una tela seicentesca che la ritrae tra i Santi Elia e Eliseo).

La graziosa facciata a capanna adornata di un insolito rosone in pietra bianca della Majella, il portale neoclassico, il campaniletto a vela che prosegue una parasta di rinforzo della struttura esterna, ne denunciano l'origine rurale e tratturale, e probabilmente non è audace ipotizzare che la chiesa veniva utilizzata come xenodoco ovvero lazzaretto nel corso delle ricorrenti epidemie di peste che flagellarono il territorio fino alla metà del Seicento.

Dalla chiesetta di San Rocco, affacciandosi verso la vallata sottostante, il panorama spazia su buona parte della terra casauriense, fino a Tremonti e, più oltre, per arrivare alla vetta del Sirente.

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