ANTONIO MEZZANOTTE.
Nei racconti popolari registrati anni fa presso gli anziani del mio paese, si faceva riferimento alla chiesa di Santa Maria di Tremonti per indicare un piccolo edificio sacro, posto all'imbocco delle Gole di Tremonti, appunto, nei pressi di Tocco da Casauria (PE), quale luogo di sosta durante il pellegrinaggio a piedi da Rosciano alla Madonna della Libera a Pratola Peligna.
Ho sempre associato la Madonna di Tremonti del racconto popolare ai ruderi di una chiesetta collocata proprio a ridosso del cavalcavia dell'autostrada A25, visibile dalla carreggiata grosso modo dopo essersi lasciati il paese di Tocco sulla sinistra, ma dal lato verso Roccatagliata e Colle Sant'Angelo.
Invece, consultando per caso una cartina stradale della Provincia di Pescara risalente agli anni 50 del secolo scorso, ho "scoperto" che quei ruderi appartengono alla chiesa di San Martino di Tremonti.
Essa ha una storia del tutto particolare.
In primo luogo, l'edificio si trova tra la consolare di fondovalle e il fiume Pescara, all'ingresso delle Gole di Tremonti, quindi in un punto di passaggio obbligato.
La dedica al Santo rivela l'origine piuttosto risalente della chiesetta, che fungeva da luogo di culto o parrocchia della "Fara inter montes", antico insediamento longobardo, ma di certo abitato anche in età romana (come testimonierebbero sepolture e iscrizioni rinvenute da queste parti). Sotto tale denominazione viene infatti citata sia in una bolla di papa Bandinelli del 1173, sia una bolla di papa Innocenzo III del 1208, entrambe a conferma dei confini della diocesi teatina. La chiesa era collegata a un piccolo centro fortificato, un castello edificato nel 1016 da Alberico della famiglia dei franchi Luponidi, che in quegli anni cercava di ritagliarsi un dominio autonomo dall'Abbazia casauriense, alla cui giurisdizione queste terre facevano riferimento.
Se ne parlava ancora sul registro catastale di Tocco del 1686.
L'edificio (che pure venne risparmiato dalla grande frana del 7 marzo 1905, a seguito della quale la ferrovia, sepolta, fu ricostruita nell'attuale tracciato) è in completa rovina e davvero su di esso può dirsi ben poco: la facciata è in pietra a terminazione orizzontale, propria del romanico abruzzese, con campaniletto a vela collocato in corrispondenza della finestra centrale ed era preceduta da un portico basso, del quale restano tratti del muro perimetrale; il portale è affiancato da due finestrelle basse a uso dei pellegrini; l'abside sembra presentare una ipotesi di rifacimento di epoca barocca.
L'interno, ormai privo di elementi decorativi, col tetto crollato, conserva ancora l'arco a tutto sesto del presbiterio.
Quand'è collassata la chiesetta? Forse a seguito di un terremoto (ad esempio quello del 1933), ovvero semplicemente è stata abbandonata, ormai isolata tra la ferrovia e il fiume; in ogni caso essa, come dicevo, continuava a rappresentare fino agli inizi del 1900 una tappa del pellegrinaggio delle genti roscianesi al Santuario della Madonna della Libera a Pratola Peligna e, chissà , forse col tempo l'originaria intitolazione a San Martino Vescovo venne di fatto sostituita erroneamente nella memoria dei pellegrini con quella alla Madonna di Tremonti (che, in realtà , era una chiesetta edificata nel 1080 e annessa a un rifugio per viandanti, ricostruita da Pietro del Morrone, di cui oggi non restano tracce visibili, ma che ha dato il nome a una vicina contrada).
È un antico luogo dello spirito all'ingresso della Val Pescara e delle Gole di Tremonti, porta di quel vento quasi perenne che una anziana contadina di Tocco mi indicò come "Pescarino" (un detto popolare fa: "Quande Tramunte sta senza vente, lu diavule sta senza dinte"), e prossimo al fiume, in una zona ricca di sorgenti e di acque. L'autostrada e, in parte, anche il tracciato ferroviario l'hanno privato del fascino paesaggistico, ma quel che rimane è più che sufficiente per apprezzare uno dei luoghi più ragguardevoli per storia ed elementi naturalistici della terra abruzzese.