MARIO NARDICCHIA
Imperversano nelle sere d'estate sulle piazze dei piccoli e grandi centri urbani dell'Abruzzo -nonch'è dell'Italia centromeridionale- complessi musicali folk popolari che animano le feste patronali e le sagre riesumando ritmi, canzoni, stornelli, ballate... Tutti i gruppi orchestrali, da quelli storici a quelli di più recente formazione, contemplano nel repertorio il celeberrimo motivo che va sotto il nome di 'Cicirinella'. Gli storici ed i cultori di questo genere di musica fanno risalire la composizione di 'Cicirinella' al 1700, parole e musica di ignoti, etimo che rimanda a 'piccolo cece' (latino: 'cicer arietinum'), genere da accostare alla 'tarantella' napoletana: nell'ottocento, infatti, questo motivo prese il titolo di "Tarantella di Posillipo". Pirandello sì, in una lettera all'attrice Marta Abba, ma riferendosi alla Terra, così si esprime: «La guardo e mi sembra un 'piccolo cece'». Ora, è difficile pensare ad una metafora imperniata su di una leguminosa: "cece" che starebbe per 'donna', 'signorina maliziosa e sfiziosa'. Altra versione potrebbe essere che 'cicirinella' sia una onomatopea fatta diminutivo e resa femminile, ovvero derivi da «ci ci ricì» che è il verso della "capinera"('Sylvia atricapilla', come classificata da Linneo-1759), uccello passeriforme noto per il suo «canto melodioso, costituito da un preludio sommesso seguito da un timbro flautato». Se così è, allora occorre riandare ai rimatori ed ai musici trecenteschi della nostra letteratura del primo 'volgare', bisogna rivisitare Franco Sacchetti (Ragusa di Dalmazia 1332-San Miniato 1400), autore -oltre alle Novelle in prosa- de "Il libro delle rime", di soggetto amoroso, il quale registra per primo, in una sua lirica, il canto della 'Sylvia atricapilla', cui seguono altri animali; ascoltiamo, da "Ballate e Canzoni a ballo": «La capinera canti ci ci ricì./ E 'l grillo salti e dica spesso cri;/ e mugghi forte se ci fosse il bo./Canti il suo verso ogn'altro che ci fosse;/ e forte tossa chi avesse la tosse;/ che coccolina fosse ella un po'?/ 'l credo voi avete assai ballato./ Et io la mia canzone cantato;/ quei che la fece più non m'insegnò». Da «ci ci ricì» a «ci ci rinè» vocativo e poi «cicirinella» vezzeggiativo il passo è breve. In fondo, la "capinera" è stata 'cantata' dai compositori più illustri; fra tutti ebbe fortuna Americo Giuliani nato a Rosciolo, frazione di Magliano de' Marsi in provincia dell'Aquila (1888-1922), la cui canzone "Capinera" fu portata al successo, tra gli altri, da Claudio Villa. Ma come arrivò la ballata del Sacchetti a Napoli? Il letterato d'origine dalmata era in contatto epistolare con il collega Giovanni Gherardi da Prato, autore delle novelle che un gruppo di amici si raccontavano -su imitazione del 'Decamerone' del Boccaccio e con intervalli del musico 'occamista' (=contrario alle filosofie e alle metodologie tradizionali) Francesco Landini - nella residenza di una nobile famiglia toscana, "Il Paradiso degli Alberti" alle porte di Firenze nell'anno 1389, al fine di alleviare o sfuggire alla 'peste' che falcidiava in quell'epoca le città. Il "Paradiso" è dunque un luogo di ritrovo culturale, ove letterati, musici, artisti d'ogni genere danno sfogo, a turno, alle proprie espressioni performative. Un toponimo di Contrada San Martino sulla Tiburtina chietina, "Paradiso degli Asini", fa pensare alla casa patrizia degli Asinii -Herio, Pollione, Gallo...- nella quale già nell'antichità romana avvenivano tali riunioni. I contatti tra Firenze e Napoli, nel Medioevo, erano già fiorenti nel campo universitario, bancario, politico.. Il Gherardi, che conosceva bene le Ballate e le Novelle del Sacchetti, aveva ospitato nella propria casa a Prato il suo amico principe Luigi II d'Angiò, aspirante al titolo di Re di Napoli. Non è da escludere, comunque, che le 'Ballate' toscane fossero già una sorta di 'taranta', ovvero una forma di movimento del corpo tale da scacciare dall'organismo il 'morbo' della peste (aria e cibo in putrefazione secondo le credenze medievali), accomunato in seguito al morso della 'taranta' che inietta veleno nel corpo. Comunque sia, 'Cicirinella' rimane un bell'enigma: è forse pure per questo che riesce ad animare ed elettrizzare le piazze paesane, anche giovanili. Se anche l'etimo rimandasse ad un 'piccolo cece', potrebbe essere servito da "Inno" per l'«Anno Internazionale dei Legumi 2016», decretato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sin dal 23 dicembre 2013. Anno durante il quale sono state celebrate su tutto il Pianeta, come appendice e prosecuzione di EXPO Milano 2015, la storia, i dati produttivi, le combinazioni con altri alimenti, le qualità nutritive e terapeutiche, le metafore favolistiche dei Ceci, Fagioli, Lenticchie, Piselli secchi, il «Cibo dei Santi e degli Umili» dell'età medievale.
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