I giovani di Pianella nei mitici anni ’60. Una giornata al mare con l’autostop

REMO DI LEONARDO.

Il mare è sempre stato un irresistibile richiamo per noi pianellesi e siamo proprio fortunati ad abitare in un paese vicino Pescara.

A metà del secolo scorso e con l’arrivo degli anni ‘60 la scoperta della gita al mare, oltre a rinvigorire gli animi, regalava l’opportunità di riscatto dalla vita difficile. Aver tempo e risorse da dedicare a se stessi, alla famiglia, agli amici era un lusso che andava diffondendosi.

Quando le famiglie non potevano accompagnare i figli al mare si ricorreva alle indimenticabili “colonie marine”, già in voga negli anni ’20 e ‘30. Esse venivano frequentate da grandi masse di ragazzi e bambini figli di contadini, di operai, di impiegati.

Chissà quanti di voi, come me, ricorderanno quel periodo. Bambini che sono andati, dall’età di 6 anni in poi e, ogni anno, per quindici giorni nelle colonie marine dei vari centri turistici e balneari della costa adriatica, spesso organizzate dalle parrocchie o dalle suore del paese.

Suor Nicolina - Riccardo Pietrolungo - Antonio Di Tonto

Per molti di loro era una grande fortuna. Lo era anche per i pochi chierichetti di Pianella che facevano a gara per “servire le sante messe” o funzioni religiose con lo scopo di acquisire i punti necessari per usufruire di un premio vacanze al mare.

Meta preferita dalle famiglie e dei giovani pianellesi era la spiaggia libera che veniva raggiunta con ogni mezzo.  

Quante volte durante il viaggio abbiamo visto un’intera famiglia arroccata sul sellino di una vespa, di qualche Bianchina, su una FIAT 500, o stipata dentro una FIAT 1400, dei tassisti paesani Francesco Di Felice (Frangische Giacobbe) Rigoletto D’Ambrosio (lu Zanne), Giovanni Masciovecchio (la Mabbrosce) Rocco dell’Oso (lu Callarare) Antonio Basilisco (lu Puzzare), senza aria condizionata, con i piccoli sulle ginocchia dei più grandi, i panieri ricolmi di abbondanti “libagioni” di frittata, peperoni e uova (pependone e ove), mortadella ecc. a profumare l’abitacolo.

Ma soprattutto per i giovani della generazione “beat” il mezzo più in uso era “l’autostop” fenomeno quasi oggi del tutto scomparso.  A Pianella il punto di partenza per chi si recava a Pescara era in fondo a Via R. Margherita sul ciglio della strada dove c’era la casa e la bottega di genere alimentare di Pasquale Belmonte, oggi di proprietà di Vincenzo De Felice (de Giacobbe) e ufficio del geometra Domenico Di Battista (lu Cavone). Qui spesso si poteva incontrare l’indimenticabile Vincenzo Pietranico detto “Mullettone” che faceva l’autostop per recarsi a Pescara in cerca di avventure lavorative e di qualche buona cantina.

E così usando il famoso linguaggio dell’autostop ci si metteva con il tradizionale gesto del pollice in alto ad attendere con pazienza, a volte anche ore, che qualche automobilista di buon cuore finalmente si fermasse.

Carlo Ferri - Riccardo Porcellini - Sandro Di Leonardo

La regola tacita accettata da tutti gli autostoppisti era: in base all’ordine d’ arrivo si aveva il diritto di salire sulla prima macchina che si fermava.  

Arrivati a Pescara, dopo aver ringraziato l’automobilista con un semplice “grazie!” sotto un caldo torrido, molto spesso a piedi, si raggiungeva la meta preferita dai pianellesi, il mitico Stabilimento balneare la “Pinetina” ribattezzata la Pianellina per la numerosa presenza di pianellesi.

Ancora ricordo quando si arrivava alla spicciolata e sotto l’unico ombrellone posto in ultima fila che ci aveva affittato il gestore, un simpatico e minuto avvocato romano, una ventina di ragazzi mettevano i loro indumenti appesi dai quali non cadeva mai una lira.

Per tutto lo stabilimento risuonavano le parole e le espressioni del nostro dialetto come quelle delle mamme preoccupate per i loro bambini. T’aje dotte ca lu bagne nde le pu’ fa, mo’ hì magnate! Nnd’ allundanà ca te pierde! Te s’hanne arrobbe!

Oppure quando erano tutte attente a controllare i costumi delle figlie. Meglio se interi e coprenti, semplici. Sempre con l’attenzione che alle ragazze non ci avvicinassero troppo i giovanotti. Me raccummanne nen dà’ cunfedenze a chelle che nen cunosce!

Mentre non mancava, ai giovani pianellesi più intraprendenti, l’avventura sentimentale con le ragazze “straniere”, in particolare tedesche e francesi, che campeggiavano alla pineta dannunziana.

Giuseppe (Pino) Chichiricco' - Antonio Rossi

Nel tempo libero la classica giocata a racchettoni, la “partitella” a pallone, il calcio balilla, o ascoltare le canzoni dell’epoca al Jukebox, 50 lire una canzone 100 lire tre canzoni.   

A mezzogiorno o alla sera, si tornava a casa di nuovo in autostop.  Luogo della ripartenza era Via del Circuito, presso la zona chiamata “Il Mattatoio (a la mazzatore)” oppure nei pressi dell’ospedale Pierangeli di fronte al Bar Natale.

Qui si bruciava il tempo tra una sigaretta e l’altra insieme ai ricordi della giornata trascorsa. Se la sera si faceva tardi e la speranza di trovare un passaggio per il ritorno a casa veniva meno non c’era da preoccuparsi, a salvarci c’era sempre il buon Romeo del Biondo (de Buccitte) che passava con la sua 500 FIAT.

Finiva così felici e spensierati una giornata al mare con l’autostop dei giovani pianellesi degli anni ’60.

BIBLIOGRAFIA:

Remo DI LEONARDO, Lacerba, 2 giugno 2022

Aldo Izzicupo-Mimi Rasetti - ?...
Tommaso Chichiricco-Nevio DÁloisio Claudio Pretara
Dario Di Leonardo-Riccardo Pietrolungo Vincenzo Di Leonardo-
Fausta Pietrolungo Dario Di Leonardo-Walchiria Di Leonardo

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