EUSTACHIO PLACIDO, GENERALE DELL’IMPERO, INFATICABILE CACCIATORE, SANTO MARTIRE PATRONO DI TOCCO DA CASAURIA

18 Settembre 2022

REDAZIONE.

Si dice e si racconta che ai tempi dell’imperatore Traiano fosse a capo dell’esercito romano il generale Placido, uomo valoroso, avveduto, amato dai soldati e dal popolo poiché onesto e sempre pronto a dare una mano ai bisognosi. Aveva una passione: la caccia. Un giorno avvistò una cerva di particolare bellezza e decise di farla sua. Allora, da infaticabile cacciatore quale egli era, la inseguì per prati, boschi e crinali, finché, raggiuntala, si avvide di una croce che brillava tra le corna dell’animale e dalla quale una voce gli rivelò che quell’apparizione era, in realtà, Gesù Cristo e che da quel momento in poi sarebbe stato suo fedele, al prezzo, però, di sventure e pericoli fino all’estremo sacrificio.

Placido ci pensò su, poi decise di cambiare nome in Eustachio (che vuol dire: "colui che da buone spighe") e di farsi battezzare insieme alla moglie e ai due figli dal vescovo di Roma; quindi, abbandonò l’esercito e si diresse verso l’Egitto, ma nel viaggio, pieno di peripezie, smarrì il resto della famiglia.

Ormai ridotto in miseria, viveva facendo il pastore, ma ecco che un’orda di barbari premeva ai confini dell’Impero e Traiano, ricordatosi di quel valente generale, lo fece cercare e, trovatolo, lo rimise al comando dell’esercito. Eustachio condusse alla vittoria le legioni romane e ritrovò pure la famiglia, con i figli ormai cresciuti.

Tuttavia, quando il nuovo imperatore Adriano lo volle con sé nel trionfo a Roma, Eustachio si rifiutò di celebrare gli dèi pagani. L’imperatore, adirato, lo condannò insieme alla famiglia a essere sbranato dai leoni, ma le bestie si avvicinarono mansuete e si accovacciarono ai suoi piedi. Allora Adriano, infuriato, ordinò che Eustachio, con moglie e figli, fosse rinchiuso in una statua di bronzo a forma di toro, che venne posta sui fuochi ardenti di una fornace: la famiglia, pregando, morì in questo modo crudele.

Eustachio divenne così il Giobbe della fede cristiana, protettore della famiglia e dei cacciatori.

Novecento anni più tardi, intorno al 1000, anno più anno meno, venne realizzata una prima chiesa dedicata a sant’Eustachio sul colle su cui sarebbe stato edificato Tocco da Casauria (PE), forse in seguito a una apparizione del Santo, forse per propiziare l'attività venatoria, probabilmente insieme a una qualche forma di fortificazione, poi ampliata nei secoli successivi nell’attuale castello.

La bella chiesa che oggi vediamo nell’ampia piazza sommitale del paese è un rifacimento, seguente al sisma della Maiella del 1706: pianta rettangolare, con facciata in pietra bianca e tripartita, di gusto barocco a tre portali (quello centrale riccamente decorato e con la cerva del Santo scolpita sull’architrave), conserva l'impianto basilicale medievale con lo spicchio centrale più elevato. In alto, una lapide ricorda che questa facciata è opera del maestro Gaetano Alberici, che nel 1846 la completò su commissione di Gennaro De Lutiis.

Nel complesso, un edificio di notevole interesse (l'interno, vado a mente, è di ampio stile barocco con tele di rilievo. Purtroppo, il terremoto del 2009 ha reso inagibile l'intera struttura).

Sulla sommità della chiesa si erge la statua di sant’Eustachio, nelle vesti di invitto generale romano, con la cerva dell'apparizione miracolosa e da lassù continua a proteggere sempre e comunque la terra toccolana.

(Nella foto: chiesa di Sant'Eustachio a Tocco da Casauria - PE)

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