GABRIELLA SERAFINI.
La raccolta di giochi, canti, conte, ninne nanne, filastrocche della tradizione popolare atriana, nasce da una ricerca scolastica fatta nel 1991 nelle scuole elementari di Atri, pubblicata nel 1995 ed oggi riproposta in un contesto di salvaguardia e diffusione di un patrimonio che potrebbe andare perduto.
Per questa occasione si riportano i giochi, le conte e le filastrocche che hanno collegamento con le ritualità legate ai cibi e alla loro preparazione.
Il maestro Carmine Manco, che a suo tempo collaborò con me, ha raccolto diversi giochi dalla viva voce di nonni e genitori, perché non solo erano dimenticati, ma diventati persino inconcepibili. Come, ad esempio, quello chiamato “A nucce”. Eppure un tempo era molto praticato: consisteva nel vincere noccioli di pesca.
Il maestro mi ha raccontato: “Ma come – gli chiedevano increduli gli alunni- si giocava per vincere nòccioli!”. Già, oggi è inconcepibile, ma era un bel gioco, una volta, avvincente, che interessava torme di ragazzini. Ma che purtroppo non da tutti e non tutti i giorni era praticabile, perché per avere un nocciolo da giocarsi, bisognava aver mangiato una pesca, che invece non sempre era disponibile sulla mensa. Per cui quando se ne aveva uno, lo si puliva bene bene, anche perché, per giocarselo, non doveva essere “cacalàese”, non doveva conservare, cioè, sfilacci di polpa. “E con i noccioli vinti cosa ci facevano?” Altra risposta altrettanto stupefacente. Beh, intanto c’era il gusto di vincere, che è sempre un gran piacere, in qualsiasi gioco. E poi con un nocciolo si poteva fare un bel fischietto. Lo si strofinava al muro, fino a consumarlo a metà; poi si toglieva il seme e…non rimaneva che accostarlo al labbro inferiore per soffiarvi dentro col labbro superiore appuntito.
Ma soprattutto con i noccioli si faceva il croccante. D’estate si mettevano da parte per farne un tipico e tradizionale dolce natalizio; la ricetta era semplice: si faceva sciogliere un po’ di zucchero con un pentolino sul fuoco e poi ci si impastava i semi di noccioli.
I Giochi
E’ un gioco che, di solito, si svolge all’aperto. Partecipano diversi ragazzi.
Come al solito, una conta stabilisce chi deve fare per prima da “montone”; c’è pure chi lo chiama “ cavallina”, tu chiamalo come vuoi, l’importante è che lui stia ben fermo con la schiena piegata in avanti, che si appoggi con le mani alle ginocchia se si mette a schiena alta, o alle caviglie se si mette a schiena bassa. Ovviamente la testa non deve sporgere molto, perché il “montone” rischia di prendersi un calcio dal saltatore. Il primo giocatore, appena effettuato il salto “si mette”, fa cioè lui il “montone”. Il primo “montone” invece si alza e salta a sua volta, quando si è esaurita la serie dei saltatori. E così via; una serie di “montoni” e di salti, fino a coprire un percorso prestabilito.
Il gioco consiste nel vincere noccioli di pesca.
Si mettono dei noccioli in fila verticale e da una distanza di circa 3 etri, a turno, si tira con un “maiabb’l”, cioè un nocciolo più grande, o con una “sctazz’ ”. Si vincono tutti i noccioli che si riesce a spostare.
Foto Internet
Il gioco prevede anche una variante, molto interessante, o almeno lo era, perché si possono vincere molti più noccioli. Invece di noccioli singoli, si fanno “torrette”, costituite di 3 nòccioli alla base e uno al vertice; anche le“torrette”sono disposte in fila verticale.
In entrambi i giochi non sono accettati noccioli “cacalaes’” cioè non puliti bene e con ancora attaccati gli sfilacci di polpa.
Si gioca in diversi.
Una conta stabilisce chi fa il fornaio, una specie di capogioco.
Gli altri sono in fila e si tengono per mano. L’ultimo della fila chiede:”Fornaio, è cotto il pane?”, e il fornaio “Mezzo crudo e mezzo cotto!” E quello interviene ancora “e di chi è la colpa?” E il fornaio dice il nome dell’ultimo, ad esempio: Luigi.
A questo punto, tutti in coro quelli in fila, cantano questa breve filastrocca
“Povero Luigi
sotto le catene
patisce le pene
le pene da morir”.
Nel frattempo Luigi, a schiena curva, deve passare sotto una galleria fatta con le braccia dei compagni; poi si gira e rimane incatenato, cioè col braccio destro che preme sul suo collo e che, proteso all’indietro, tiene la mano del compagno vicino.
Si passa poi al penultimo giocatore, e così via, fino a che tutti sono incatenati.
Per questo gioco, prevalentemente femminile, occorre una corda piuttosto lunga.
I partecipanti possono essere da 4 in su.
Ogni giocatrice ha il nome di un frutto.
Il gioco inizia con tre ragazze, delle quali due prendono la corda alle estremità e la fanno ruotare, mentre pronunciano i nomi dei frutti “mela, arancia, susina, limone” e la terza al centro saltella, cercando di non bloccare la corda. Se sbaglia, il gioco passa alla ragazza che ha il nome del frutto pronunciato nel momento in cui si è bloccata la corda.
Il gioco della cuccagna non è adatto per bambini molto piccoli, ma è molto divertente. Si fa, ma ormai non è molto frequente, durante le feste popolari. Si apparecchiano tanti piatti quanti sono i giocatori, colmi di spaghetti, conditi con tantissimo peperoncino, di quello più piccante, che ti fa venire le lacrime agli occhi. In particolare il peperoncino adatto al gioco è il “saettino” o meglio ancora il “cerasuolo” così chiamato perché a forma di ciliegia, da non confondere, naturalmente, con il “cerasuolo”, un vino molto noto, dal gusto molto gradevole.
Al “Via!” i giocatori, con le mani legate dietro la schiena, si avventano sui piatti. Vince chi per prima vuota il suo. Naturalmente, dopo è necessario qualche robusto sorso di “fermentato” per smorzare i bruciori del peperoncino.
Altro gioco popolare, molto in uso, tempo fa, durante le feste. Sostanzialmente una variante del precedente. E, se possibile, ancora più divertente.
Alla sommità di un lungo palo liscio e abbondantemente spalmato di grasso vengono fissati prosciutti, cacio pecorino, “corna” di salsicce, fiaschi di vino, lonze.
Il gioco consiste nel riuscire ad arrivare in cima al palo per prendere il premio. I giocatori prima gareggiano singolarmente, ma siccome l’impresa è proibitiva, dopo qualche maldestro tentativo si dividono almeno in due squadre. Ma anche così è molto difficile raggiungere la cima; l’ambito premio viene conquistato dopo diversi tentativi, con grande divertimento di pubblico.
LE CONTE
La mela tondeggiante,
un bruco la mangiava
e poi farfalla diventava
Chioccolino dove stai?
Sotto terra non lo sa!
Ma lì sotto non fai nulla ?
Dormo dentro la mia culla!
E se tanto dormirai, Chioccolino che farai?
Una spiga metterò
E tanti chicchi ti darò.
Pagnotta per uno
galletta per due
biscotto per tre
focaccia per quattro
cinque, sei, sette e otto,
a chi esce ne diamo un tozzo.
FILASTROCCHE
Bim, bum, bam
Pesce fritto e baccalà,
con i soldi di papà,
se papà non li guadagna
il baccalà non si magna.
Baccalà,
metti in bocca e fa calà,
con i soldi di papà
me ne vado a lavorà.
Tissì,
ordì,
che ci facce che sctù bambì,
le purtéme a lu muline
che ce fa la farine,
la farine è menicelle
casche ‘nderre
sctù citele bélle.