REMO DI LEONARDO.
Di questa storia umana, per molti versi particolare, ne sono testimone per aver conosciuto personalmente Alfredo Savini (Pianella 3 dicembre 1913- 21 luglio 1993), noto personaggio popolare pianellese con il soprannome di Alfrede Joe La Valle.
Per tutto il tempo della mia adolescenza sono stato suo coinquilino nella stessa palazzina, fatta costruire dallo stesso Alfredo negli anni ’70, in Piazza Luigi Marchetti, dove abitava con la moglie Dora Conti e la suocera Viola Vincenza detta Mennera.
Alfredo aveva una sorella, Alma, e un fratello di nome Gay che da giovane si era trasferito a Roma per andare a svolgere il mestiere di sarto. Tornato in paese da pensionato, dopo tanti anni, non aveva smesso di professare le sue simpatie politiche per il vecchio regime. Tutti a Pianella lo rispettavano, amici e avversari politici. Gay aveva una moglie che quasi nessuno conosceva. Quelle poche volte che usciva, era nelle occasioni delle votazioni elettorali quando, mano nella mano con il marito si recava nel seggio elettorale, coprendosi il volto con un leggero foulard, per poi tornare subito a casa.
Purtroppo, anche quando la moglie morì, a pochissimi fu consentita la visita alla defunta. La coppia non aveva avuto figli come era capitato ad Alfredo e Dora.
Qualcuno in paese raccontava che Gay era molto geloso, altri dicevano invece che la signora diventò malinconica per via del suo trasferimento da Roma a Pianella. Certo è che fu una coppia solitaria, ma questa è un’altra storia.
Alfredo, era un uomo dal carattere “istrionico”, aveva un viso grande, la testa attaccata al corpo senza collo, gli occhi piccoli e allungati a mandorla come gli asiatici, il naso regolare proporzionato al viso, le dita grandi sembravano quelle di un pugile, i capelli neri leggermente ondulati tirati all’indietro lucidi di brillantina. Aveva la pancia tonda come un cuscino. La sua voce rauca e possente; per chi non lo conosceva a quei tempi incuteva un certo timore.
Da ragazzo lavorò come apprendista fabbro presso la bottega di mastro (mastre) Bocalini, un uomo con il quale aveva istaurato un rapporto filiale tanto che, si racconta in paese che Bocalini avesse promesso ad Alfredo, dopo la sua dipartita, di lasciargli in eredità quel poco che aveva, tra cui una vecchia casa; cosa che purtroppo non avvenne, causando in Alfredo un forte malumore tanto che quando il Bocalini morì, non andò neppure al suo funerale.
Fu così che da apprendista fabbro successivamente andò ad imparare il mestiere di fornaio presso la futura suocera Vincenza Viola moglie di Rocco Conti mestiere che svolse per molti anni gestendo anche un negozio di generi alimentari proprio sotto la sua abitazione in Piazza Luigi Marchetti. Nel tempo libero amava dare da mangiare le molliche di pane secco e bagnato ai piccioni che riparavano nel vicino campanile della chiesa di S. Antonio.
Per molti anni frequentò la SOIMS e poi il Circolo di conversazione per tutti i Pianellesi, chiamato anche il (Circolo dei signori) perché frequentato da commercianti e professionisti del paese, a lui piaceva vedere a giocare a carte gli amici, soprattutto quando c’era di mezzo il suo amico fraterno Rocco Egizii (lu pustene) a cui faceva da “specchio per le allodole”.
Alfredo era molto conosciuto in paese non solo per il suo lavoro di fornaio e panettiere ma anche perché era protagonista di racconti, storielle, aneddoti, alcuni dei quali presenti in un “quaderno” pubblicato dal sottoscritto nel lontano gennaio del 2002 dal titolo “Annienze lu fuculare, storielle popolari in vernacolo pianellese ” come: Alfrede la Valle e lu diahule, Alfrede la Valle e la carta igienica, Alfrede la Valle e lu celle de ‘Ndonie, Alfrede la Valle e Mennere sua suocera, Alfrede la Valle e il televisore e farse teatrali rappresentate dalla Compagnia Teatrale Amici di Eduardo di Riccardo Di Sante nelle “balconate” de lu Bbongiorne del pomeriggio di Pasqua.
Antonio Di Tonto, molto conosciuto oggi per la sua panetteria, imparò il mestiere di fornaio proprio con Alfredo.
La vita di Alfredo Savini fu segnata da piccole e grandi avversità umane che condizionarono non solo i suoi rapporti sociali ma anche la sfera psicologica e religiosa, con la burrascosa ricerca spasmodica della fede, a volte “delirante”; tema fondamentale della sua lotta tra il bene esplicitata con Dio e Gesù e il male con la figura del diavolo suo persecutore.
Diversi sono i testimoni che hanno potuto ascoltare i racconti sulle persecuzioni del malefico nei confronti di Alfredo, dalla viva voce del protagonista durante le notti estive davanti al Circolo di Conversazione.
Io stesso ho potuto alcune volte ascoltare, nel pieno della notte, dalla mia camera, che si trovava sopra quella di Alfredo, duelli nei suoi sogni con il malefico. Come lui stesso raccontava, soltanto quando toccava la moglie, il malefico scompariva. Probabilmente secondo la sua interpretazione perché ritenuta pura e piena di fede il malefico ne aveva timore ed andava via.
Negli anni '70, secondo alcune testimonianze raccolte, ebbe un incontro con un movimento di parapsicologia “per approfondire la sua manifesta recettività sensoriale a fenomeni paranormali. Gli esperti del movimento attraverso una delle tradizionali metodologie parapsicologiche, confermarono la sua predisposizione/capacità extrasensoriale”.
Il Diario, secondo alcune testimonianze attribuito ad Alfredo, anche se in modo velato, ci fa riscoprire, le tante microstorie e aspetti antropologici dei nostri paesi, borghi e quartieri di cui è ricca la nostra italica patria1.
Siamo nel 1981, Alfredo ha 68 anni, decide che è giunto il momento di scrivere su un quaderno, della Hallo Dolly delle elementari a righe grandi, un diario dove riportare le tappe della sua conversione.
Nel frontespizio del quaderno è scritto: 1981, 17 novembre, Diario per il mio Buon Amato Padre Gesù. ed è composto da diciassette pagine scritte diviso in cinque capitoli: N.1 La mia trasformazione, N.2 Per acquistare la vera fede, N.3 Come l’umanità dovrebbe comportarsi, N.4 Tutte le grazie che può fare la Madonna madre di Gesù, N.5 La materia, lo spirito, la morte.
Nella lettura di questo Diario descrivibile come “confessioni di un umile cristiano”, ciò che emerge subito al lettore, oltre alla profonda fede e alla sofferenza passata nel suo percorso di conversione, è sicuramente l’uso di un linguaggio appropriato e dotto di tipo clericale e l’assenza di gravi errori grammaticali, cosa sorprendente se si tiene conto il grado di preparazione scolastica elementare di Alfredo superata grazie ad una confidenza con lettura dei testi sacri dovuto grazie ad un assiduo rapporto amicale con i sacerdoti locali abituali clienti e intrattenitori del negozio.
Alfredo, per ringraziare il Signore della fede ricevuta, fece costruire un crocifisso ligneo (di olivo) di grande dimensione che fece affiggere al suo negozio; decise di regalarlo poi ai sacerdoti per esporlo nella Chiesa di S. Antonio Abate dove oggi è custodito.
Più non mi dilungo, qui di seguito riporto alcuni frammenti tratti dal quinto capitolo del Diario2.
Cari fratelli vorrei dirvi tante cose che la mia mente riesce a percepire ma non voglio essere un Profeta e desidero rimanere una persona umile tra tutti gli umili. Solo una cosa voglio raccomandarvi che l’aldilà esiste, per questo trasformatevi solo verso il bene e fate capire a tutti la grandezza del buon Dio lodandolo in tutti i momenti della vostra vita terrena. […] Più profondo è la fede più ci si sente vicino a Dio Gesù. […] Incominciai a sentire un contatto e percepire tante cose dell’aldilà. Queste cose che vi dico, e non voglio dirvi altro, solo se lo vivi lo si crede, una volta che l’hai provato su di te, la persona cambia immediatamente e diventa buono verso il prossimo e prega sempre in tutti i momenti il Signore. Chi vi parla è un umile vostro fratello che queste cose l’ha vissuto. Io non credevo, ero un famoso bestemmiatore di Gesù, ho visto la verità che nostro Signore esiste e come! Altre cose non posso dirvi perché non ci crederete per questo lo tengo per me […] Nella mia trasformazione quando ne ho fatto di pianti di dolore e seguito ancora a piangere e pregare cercando al Signore Gesù il perdono. Voi mi potete dire: come mai da bestemmiatore sei diventato una persona che prega continuamente? Dopo la mia trasformazione potrei elencarvi le cose che ho visto e vissuto almeno per una trentina di anni ecco il perché di tutto questo […] Per quanto io ho affidato anima e corpo a Gesù non c’è nessuna forza al mondo che mi può far deviare da Lui. Per qualsiasi malattia ricorro solo al Signore, o mi guarisce il Signore Gesù o morte, dopo di questo non c’è altra via. Con trent’anni pure io ho avuto malattie mi faccio il segno della Croce davanti al Signore, lo bacio e passo la mano sulla parte malata, dopo poco tempo tutto è guarito.
Cari Fratelli e sorelle non voglio più dilungarmi per non annoiarvi, potrei fare un libro. Queste cose che vi ho detto è tutta verità. Adesso chiudo questo mio diario e vi saluto.
DA LACERBA 30 GENNAIO 2021
Note