ANTONIO MEZZANOTTE.
"E sale e sale e salirà / Quest'ansia che ci unisce / E passa, ma non passerà / Quest'attimo che cresce" e, mentre canticchio questo brano di Pino Daniele e Irene Grandi, curva dopo curva salgo lungo la Princialunga di Forca di Penne, lasciando sulla destra il bivio per Carpineto della Nora, arrancando su per il pendio e, passata anche la diramazione per Colle Vertieri e Sant'Egidio, la presenza di un abitato sulla sommità di questa altura, con lo sfondo sui fianchi boschivi del Monte Cappucciata, mi rivela che sono prossimo alla meta: Brittoli.
Posto a circa 800 mt slm, Brittoli (PE) è ai confini tra la Terra Sansonesca e le vallate un tempo dominate dalle grandi abbazie di Casanova e San Bartolomeo di Carpineto. Un punto nodale di controllo delle vie tratturali e dei collegamenti tra il pennese, la Valle Tritana e la media Val Pescara, una straordinaria terrazza panoramica che abbraccia l'orizzonte dalle colline teatine fino alla Maiella, al Guado di Coccia, alla catena del Morrone, alla valle dell'Orta, e poi in basso al solco del Cigno, tra Cugnoli e Civitaquana, e a Pietranico, mentre all'altro lato l'affaccio è sulla Nora, Carpineto, Vicoli, Civitella Casanova, la Val di Tavo, più lontano la linea dell'Adriatico, mentre a occidente v'è il bastione montuoso che da Pietra Rossa e dal Voltigno, passando per il Cappucciata e i pascoli di Cannatina, giunge sino alla falesia di Pietra Fracida, per poi continuare col Monte Picca, la Queglia con Corvara abbarbicata su una piega della roccia e, più in là, Monte Rotondo che lascia immaginare le gole di Tremonti.
Il paese si visita a piedi e si sale (tanto per cambiare) verso piazza Sant'Antonio, che prende il nome dall'omonima chiesetta dedicata al Santo di Padova e che costituiva la cappella gentilizia annessa al Palazzo Pagliccia, risalente al XVII secolo. Facciata in semplice pietra sbozzata, timpano in laterizio a vista, campaniletto a vela, l'interno è a navata unica con l'originale edicola a tre vani che sovrasta il presbiterio.
Proseguendo lungo la via che costeggia il Palazzo Pagliccia, tra antichi portoni, scudi in pietra (quello dello stesso Palazzo Pagliccia è davvero particolare, con un'aquila vessillifera - perlomeno a me sembra che sia tale, invece secondo gli esperti di araldica sarebbe una gru - che regge col becco una catenella collegata alla croce dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio), archi e scorci di loggiati fioriti, si arriva alla chiesa parrocchiale di San Carlo Borromeo, chiusa per lavori. L'origine del complesso architettonico risale al 1100 circa, ma in seguito ha subito varie modifiche e oggi esso è racchiuso tra le abitazioni, tanto che a prima vista non se ne coglie la reale consistenza.
A Brittoli si festeggia il patronato della Madonna delle neve: si dice e si racconta che durante la mietitura una eccezionale nevicata coprì tutti i campi, costringendo i contadini a ritirarsi e ad abbandonare il raccolto.
All’improvviso comparve una donna sconosciuta che li esortò a tornare indietro. Andarono e, pieni di stupore, videro che i campi erano sgombri dalla neve e perfettamente asciutti: il raccolto fu salvo.
Allora, i brittolesi compresero che quella donna dell'apparizione era in realtà la Vergine Maria, che aveva così protetto il paese dalla fame e dalla carestia per la perdita del raccolto sotto quell'insolita nevicata estiva.