BREVE STORIA DEL SAN ROCCO DI ROSCIANO

ANTONIO MEZZANOTTE.

Nel 1497 a Ortona scoppiò un’epidemia di peste e in breve tempo il morbo raggiunse Chieti, città nella quale, come ricorda il Nicolino, nel giro di qualche mese morirono 600 persone. La situazione era piuttosto grave, tanto che la Repubblica di Venezia, che da queste parti ci inzuppava il pane con lucrosi commerci, emise un provvedimento per circoscrivere il contagio, limitando gli spostamenti da e per l’Abruzzo (in estrema sintesi, traducendo dal veneziano all'abruzzese, la norma diceva: a do' avète ji? Stèteve a la case!).

La peste però si diffuse ben presto nei territori limitrofi, tra i quali Rosciano, rustico paesotto della Val Pescara, che all’epoca, per farla breve, era una frazione di Chieti ad autonomia differenziata.

Che poteva fare un povero roscianese del Quattrocento di fronte a "che la sorte de sfraggelle" (per dirla alla Modesto Della Porta)? Si affidò a San Rocco, un santo potente, recente, molto venerato, protettore contro la peste (e da altri accidenti): venne così realizzato l’affresco di San Rocco nella chiesa di San Nicola a Rosciano, di cui posto una foto (si tratta di una delle primissime raffigurazioni del Santo in terra abruzzese, l’autore è stato un allievo di Andrea De Litio: da notare l'aspetto giovane e robusto del Santo, nonché la cura nel raffigurare l'abbigliamento del pellegrino quattrocentesco).

La peste si ripropose più volte nel corso del Cinquecento e allora sempre lo sventurato roscianese intorno al 1520 dedicò al Santo un altro affresco, in cui Egli sta genuflesso e orante ai piedi della Madonna (qui però è disegnato più anziano e vestito con un semplice saio). Ma nel 1656 la peste si ripresentò ancora tragicamente più letale che mai, il paese stava per essere abbandonato tra morti e desolazioni, e allora il feudatario del tempo, l’ortonese barone Ludovico de Pizzis, che soltanto pochi anni prima aveva letteralmente fatto carte false pur di accattarsi Rosciano dai Caracciolo di Santobono ed era uno che sapeva come investire i propri ducati, disse più o meno così: "mo avaste!" Così fece costruire una chiesetta proprio per San Rocco (la vediamo ancora in una celebre foto del 1883 ai piedi della Torre dei Paladini, probabilmente utilizzata anche come xenodoco), affinché il Santo mettesse il paese sotto la sua protezione una volta per tutte. E la peste non toccò più Rosciano.

Agli inizi del Novecento, però, la chiesa fu demolita per realizzare la nuova piazza del paese, alla quale si diede dapprima il nome di Piazza XXVIII Ottobre, e poi, dopo l’ultima guerra, di Giacomo Matteotti, per contrappasso: mai a nessuno, però, venne in mente che, a ogni buon conto, la piazza avrebbe dovuto essere dedicata proprio al vecchio “proprietario” San Rocco, il quale, avvezzo a soffrire in silenzio, resta in attesa che la sua statua processionale, ultima testimonianza di quella chiesetta, ora conservata a San Nicola, sia riportata alla devozione dei tanti paesani che oggi, 16 agosto, si affrettano a comprare i taralli di San Rocco a Cepagatti o le brocche di Sande Rocche de la Rocche a Roccamontepiano, scordandosi completamente de lu Sande Rocche de Rusciane!

In ogni caso, buon onomastico a tutti i Rocco!

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