VITTORIO MORELLI.
Nel periodo francese (1806-1808-1814) avvenne la numerazione di tutti gli edifici nel numero di oltre 700 nuclei residenziali e produttivi, in coincidenza della istituzione dell’anagrafe di tutti i cittadini, svolta fino al 1808 esclusivamente dalle parrocchie, i cui parroci dal XVI secolo hanno ricoperto il ruolo di ufficiali dello stato civile.
Il paese era diviso in quattro grandi Rioni: Ss. Salvatore, S. Leonardo, S. Antonio, S. Domenico; due Borghi: S. Lucia e Borgo Carmine; tre Ville: Villa Finocchio, Cerratina e Castellana, Comuni aggregati a Pianella.
Le targhette, in cotto, apposte in Pianella, borgo chiuso, furono commissionate ad un vasaio di Castelli.
Nell’area del Centro Storico o Borgo Antico, di circa 2,5 ha di terreno, con caseggiati disposti lungo il cardo, il decumano e le ruelle intersecanti, una serie di stradine, di vichi, piazze, disposti dentro la spirale, è stata intitolata, negli anni ‘30, a personaggi e località della I Guerra Mondiale.
Furono apposte targhe dipinte, su fondo blu oltremare, in ceramica o in calcestruzzo bianco?, riproducenti lo stemma del Comune di Pianella e quello del Fascio.
Giacomo Sabucchi, discendente del patriota Pasquale Sabucchi, tenne testa al personaggio emergente di Pianella, Filandro de Collibus.
Un’aspra polemica si scatenò per il trasferimento della lapide dei Caduti da Piazza della Vittoria a Piazza Garibaldi. tra l’avvocato Giacomo Sabucchi, latifondista, industriale, ex sindaco e consigliere provinciale, e l’avvocato Filandro de Collibus, futuro podestà di Pianella e deputato.
La polemica, riportata nei Quaderni dell’Asociazione Combattenti e Reduci, ci lascia alquanto perplessi e allibiti per i toni accesi, soprattutto per le considerazioni fatte da parte dell’avvocato de Collibus.
Sabucchi, probabilmente per la perdita del figlio Antonio nella I Guerra Mondiale, non è sopravvissuto alla caduta del fascismo, in quanto è morto nel 1926.
La nomenclatura dei toponimi serviva a scavalcare i cognomi e a individuare la zona con celerità e certezza, basandosi sui soprannomi e sul nome della contrada a nome dice, il popolo dice.
Dopo la caduta dell’impero romano, il latino volgare prese il posto del latino classico, riappropriandosi dei suoi spazi in Europa; le dizioni popolari dei toponimi cominciano ad essere codificati nei documenti medievali.
Ciò spiega la comunanza e la vicinanza linguistica di alcuni toponimi distanti tra loro anche migliaia di chilometri: Carapelle Calvisio (Aq), Carunchio (Ch), Carsoli (Aq), Caramanico e Caravanche; Caravanche, area di montagna; in ted. Karavanken, in slov. Karavanke; Carinzia, dal ted. Kärnten, derivada car? che significa duro, pietra; Carnia, in ted. Karnten, ha la stessa origine di Carso?
Car è diventato gar, grav: Gravedona (So), Gravina (Ba) distano oltre mille chilometri; Guardiagrele, dal longb. Guardia, altura. posto di osservazione e grele, pietra; cfr il pianellese sgrèttele, pezzo di pietra, di mattone.
Prendiamo ad esempio il fiume Reno, Renus in lat..; trovasi in Emilia e in Germania (Rhein); i lessemi si piegano alla lingua parlata: S. Miguel in Catalogna, S. Michèe nell’area di Imperia, S. Michel in provençal, in fr. Saint Michel (Mishel) in Normandia e San Michele in italiano, Sande Micchè in dialetto pianellese.
Tornando a Teate, i Romani latinizzarono i toponimi locali e la chiamarono Teate Marrucinorum: Chieti, The-ate ha mantenuto il suffisso ate, molto diffuso in Lombardia.
Teramo derivò dal latino medievale Teramum; l’antica Petrut diventò The-ram e per i Romani Inter Amnia, città posta tra i fiumi Tordino e Vezzola; Terni, posta tra i torrenti Nera e Serra, è diventata per i Romani Interamna Nahars, conservando il digramma invertito per anastrofe nr e con la aggiunta della epentesi ha; il sintagma di origine preindoeuropea nar, nera, nora significa fiume, acqua e anagrammato diventa ran; Capestrano deriva da caput + ran; Pischiarano(Mos)deriva da due sintagmi preindoeuropei:Pesth+ran; Pescosansonesco da Pesth+l’eponimo medievale Sansone, sansoniscus, sansonesco (endiadi); peschio, voce preindoeuropea significa pietra, roccia, da cui spesso sgorga una sorgente, (r)ano, luogo sacro e ran, acqua.
Il fiume Sangro, da Sagrus, conserva nella forma latinizzata il digramma gr.
Le fontane e le sorgenti presso i popoli antichi erano sacre ed erano dedicate a divinità minori, a cui dedicavano feste, le Fontinalia.
Torino, posta tra le acque dello Stura, del Sangone e del Po, è diventata (Iulia) Augusta Taurinorum, città augustea, città dei tori; quest’ultima dizione poco attinente alla realtà del tempo; tornò alla dizione primitiva recuperando il digramma rn di Torino, Turin, città tra le acque.
Il sintagma Aterno, lat. Aternus, conserva il digramma rn.
Il fiume Biferno, nel Molise, si chiamava nel tardo latino Tifernus, conservando il digramma rn.
Il Tronto, Truentus, per anagramma e, per epentesi, ha scambiato delle lettere, dei suoni, t, r. n.
In Italia molti sono gli idronimi e i toponimi delle città che hanno riconquistato il digramma rn della dizione preindoeuropea tramite la tradizione popolare, mentre la lezione latina è andata via via scemando. Esempio: il fiume Arno, lat. Arnus, ha conservato il digramma anche sotto i Romani; il Tirino diventa in lat. mediev. Tritanus; il Rio Arno, nel teramano, nasce a Pizzo d’Intermesoli e scende, formando le cascate presso Prati di Tivo; poi si immette nel Vomano.
-Le croci triviali (da trivium, incrocio di tre strade)
Le croci, poste nei trivi e nei quadrivi delle strade comunali, ricordavano al pellegrino, al viandante la storia di Cristo, che invitava tutti ad essere buoni cristiani: memento mori; Hecce Homo. Si trattava di una grossa croce in legno di quercia posta alla base di una macina di mulino o di frantoio.
-Lu Chréstucce de la Furnace; piccola contrada sulla stradina che da Pianella congiungeva Moscufo, scendendo da le Jeseppette (Pierdomenico) verso il ponticello sul Rio.
C’era un crocifisso in ferro nel bivio che indicava la deviazione per Pusciana ed un capanno di paglia e canne per i viandanti. Un altro crocifisso è rimasto tuttora davanti alla chiesetta delle Anime Sante.
Un altro crocifisso era posizionato vicino alla deviazione della strada del Cimitero, in S. Angelo; un altro ancora all’imbocco e all’uscita della strada di S. Ippolito-Fontanella-Ponticello di Fosso Milone, Pratelle, lu Chréstucce (Pretara). Nel crocevia del Carmine c’è tuttora un crocifisso ferreo.
-La cruciotte de Sanda Lucie; con edicola e dipinto della Santa omonima, realizzata dal pittore Luigi Novigno.
All’imbocco del cimitero di Pianella, al bivio per Fonte Marchegiani, c’è un crocifisso ferreo, posto su macine di frantoio.
-Le ville rurali (i casini)
Rielaborazioni grafiche: Arch. Valeriano Mergiotti
I latifondisti, oltre alle ville di campagna, facevano costruire case a due piani quadrangolari per la residenza estiva e casamenti rettangolari per i fattori, i coloni, i massari, dove c’erano i granai, le stalle per i tori e le vacche, le pecore, le capre, i maiali, i cavalli, i muli, le cantine, i pollai e le residenze della servitù, degli uomini di campagna, dei contadini, dei garzoni. Non mancava la piccionaia, come fonte di carne.
Il padrone vi stazionava, soprattutto d’estate, con parte della sua famiglia, della servitù e con i fattori per assistere ai grandi lavori: rinserrare i covoni di grano nella mucchia, alla trebbiatura con cavalli, vacche e mazzefruste, alle fasi della vendemmia e alla svinatura, alla raccolta delle olive e alla loro molitura, all’uccisione dei maiali.
In autunno e in primavera, il padrone andava a caccia di cinghiali, volpi, lupi, fagiani, quaglie, uccelli vari e lepri nei territori circostanti.
-A Pallantane; il toponimo prende origine dai proprietari Pallantani, commercianti e benestanti di Pianella, che possedevano nell’Ottocento terreni ed un Casino, villa rurale, nella omonima contrada a ridosso di Colle degli Uomini Morti e S. Scolastica.
Si racconta che quando venne costruito il casino, vennero organizzate una cava d’argilla ed una fornace nelle vicinanze del Tavo e che i mattoni, col passamano, furono portati in sede.
-Il casino de Sanctis di Teodolinda Quadri, fu Girolamo, vedova di Gustavo Adolfo de Sanctis, in Contrada Granaro,(fg 3, p.lla 364), apparteneva alla famiglia de Caro o Verrotti?
-Il casino Ferrara trovasi in contrada Fucilitticon fontana rurale; nel passato ha funzionato anche come ospedaletto;
-Il casino Sabucchi in Vicenne Nord; ed un altro casino (Sabucchi) in contrada S. Maria della Nora con peschiera.
-lu Casone (D’Agostino) e lu Casunette: il primo indicava un grosso casamento rurale in contrada Astignano di Cerratina, il secondo un edificio più piccolo; un altro casamento trovasi in contrada Catena di Castellana.
-Il Palazzo Oblecter di Castellana è formato da due entità urbanistiche.
-Il Palazzo Sabucchi di Cerratina, ora Centro Sociale, e il Palazzo Mattozzi con piscina di falda sotterranea.
-Villa Finocchio; è un antico agglomerato di uomini di campagna con le relative famiglie; trovasi nel tenimento di S. Desiderio; in cima al colle, ad una distanza di circa mezzo chilometro del basamento dell’antica chiesa di S. Desiderio, dove trovasi un agglomerato di case e casupole degli enfiteuti, ex coloni e uomini di campagna, divenuti proprietari di appezzamenti di terreno già di dominio dei monaci casauriensi, dipendenti dal Monastero di Montecassino.
Cerratina e Castellana, prima di essere denominate comuni riuniti a Pianella (decennio francese), venivano chiamate Villa Cerratina e Villa Castellana.
-Villa de Felici; in dialetto lu ciardéne, ex Villa della Tolfa nel XV secolo e Villa Margherita d’Austria nel XVI secolo, con fontane, statue, percorsi verdi, siepi, piante rare, passaggi sotterranei, latomie, stanze per la servitù, stalle, cantine, granai, legnaia, un piano nobile, serraglio per animali esotici, quattro torrette d’avvistamento e più una torre all’ingresso del Giardino.
Un sistema di tubature in cotto con 4°di pendenza partiva dal Pisciarello e raggiungeva la Villa per unirsi agli altri canali sotterranei ed alimentare il getto delle fontane.
-Villa di Gregorio; XIX-XX secolo, ubicata tra contrada Le Monache e Pusciana, Borgo S. Lucia.
-Porte, vichi, borghi, ruelle e vie, piazze e colli
-Porta Orientale e Porta S. Maria (di Costantinopoli e poi di S. Maria la Grande o Maggiore, fore la Porte); della prima porta, astrotoponimo, è rimasto il toponimo ad indicare l’esistenza di una delle tre o quattro porte medievali di Pianella; la seconda indica la via d’uscita per Penne e Chieti; all’inizio si chiamava Porta S. Maria di Costantinopoli, perché tuttora la chiesa presenta gli antichi segni dell’arte bizantina,
-Il Portello; piccola porta, su via Meridionale, Attorne l’huorte, scomparso.
-Lu Térrone, il Torrione, oppure da Terrone, collina d’argilla, di creta, oggi Via Isonzo.
-Agiotoponimi
-Borgo Carmine; attorno alla chiesa del Carmine, fuori le mura, esisteva un agglomerato di case rustiche, pengiare e pagliai, un forno, con Chiesa e
un convento omonimi costruiti nel XVI secolo. C’era pure una “taverna”, che funzionava soprattutto durante le fiere, e stallette per i mercanti forestieri che alloggiavano i loro animali durante il periodo della fiera di S. Angelo. Si fermava soprattutto il vasaio di Castelli o di Rapino, che a Julejotte, Annadomenica e Nicola Chiacchia, proprietari della stalletta, regalava dei piatti.
Gesualdo de Felici, nel libello “Ai suoi Concittadini” del 1882, informa che Pianella nel 1877-78 fu dotata di telegrafo, del Largo Regina Margherita, della Circonvallazione, del Nuovo Palazzo Comunale; fa presente che una salma di acqua importa per la comunità una spesa di 20 centesimi per il trasporto e che bisognerebbe costruire una fontana in Borgo Carmine. Trattasi dunque di un acquedotto rurale; dell’acquedotto delle sorgenti della Bonvenga-Rio?; per l’acquedotto del Vitello d’Oro-Tavo bisogna aspettare il 1910.
-Borgo S. Lucia; da non confondere con la contrada omonima, non è censito, ma viene accorpato dai documenti alla Contrada del Giardino o del Palazzo.
Il toponimo ha preso il nome da S. Lucia, venerata in Pianella; per il popolo la chiesa rimane intitolata alle Anime Sante.
D’estate, in caso di minaccia di temporali, tra maggio e giugno, il campanaro suonava a distesa la piccola campana; una volta, anticamente lo faceva anche il campanaro di S. Angelo, come dalla scritta a rilievo della campana con gli scongiuri contro le tempeste, scritta fatta scolpire prima della fusione dall’abate Tullio Egizii nel ‘600.
-Vico della Neve; deriva da S. Maria della Neve.
-Piazzetta del Ss. Salvatore; detta la Piazzetta dei Polli, Piazza A. Diaz. La prima dizione deriva dalla presenza della chiesa, la seconda dal mercato dei polli, degli agnelli, delle uova del venerdì, la terza è stata inserita negli anni ‘30.
-La ruole de San Dumoneche; la ruella di S. Domenico, detta anche lu Ruhellone, Via Gorizia; il toponimo è presente nella memoria collettiva.
-Via S. Nicola, Pianella; prende il nome dalla chiesa omonima
-Via S. Nicola, Cerratina; prende il nome dalla chiesa omonima.
-Via S. Angelo; prende il nome dalla omonima chiesa di S. Michele Arcangelo.
-Via S. Maria a Lungo; prende il nome da S. Maria delle Grazie, protettrice di Pianella e dalla omonima cappella.
-Contrada del Purgatorio; si trovava tra contrada Fornace e S. Nicola di Pianella. Scomparsa.
-Contrada Le Monache (di S. Giuseppe di Loreto?); si trova sulla strada comunale che porta al ponte di Moscufo; chiamata così perché c’era un piccolo cenobio di suore, comprese le monache fatte in casa dette così perché non si potevano dotare e quelle vergini in capillis, dedite alla castità, .Oppure il toponimo deriva da beni soggetti alle Monache di S. Giuseppe.
- Contrada S. Scolastica
-Contrada S. Michele
-Contrada S. Rocco-Fornace
-Contrada S. Desiderio
-Contrada S. Lucia
-Rione S. Antonio11-Rione S. Domenico
-Rione S. Maria della Neve
-Via o contrada S. Angelo (S. Michele Arcangelo)
-Astrotoponimi
Via Boreale,
Vico delle Stelle
Piazza del Sole.
Via Meridionale,
Porta Orientale.
Vicenne Nord, da avvicendamento della coltura o contratto ventennale
Vicenne Sud
terreno a Vragne, a nord, soggetto alla bora, al buran.
terreno a Solagna, esposto a sud.
-Il toponimo Vicenne
Dal latino Vicennalis, questa formula di contratto agrario ventennale con rotazione delle colture (vicenda) dopo l’anno Mille, ha dato origine ai toponimi Vicenne, Le Vicenne, Vecennale, ad interi appezzamenti di terreno corrispondenti a centinaia di ettari.
Il contratto di concessione del terreno avveniva per venti anni, al termine dei quali il contratto poteva essere rinnovato ai concessionari o ai loro eredi.
Un piccolo latifondo di proprietà dei monasteri, di proprietari terrieri, di baroni, che concedevano in affitto a coloni e massari i terreni a miglioria agraria e con la clausola di contratto ventennale o avvicendare annate di coltura e annate di riposo a prato e pascolo.
Il toponimo vicendam ha dato origine a Vicennole di Celano, a Vicenda di Secinaro, a Vicenne di Venere, a Vicenne di Ortuchio; il toponimo Venna compare per la prima volte in un documento del 962 d. C. riportato nel Chronicon di S. Bartolomeo di Carpineto della Nora del XII secolo.
Il toponimo Vicenne è diffuso particolarmente in Abruzzo e Molise (Castropignano, S. Giuliano di Puglia, Colletorto).
Prov. di Pescara: Brittoli, Castiglione a Casauria, Civitaquana, Corvara, Elice, Farindola, Loreto Aprutino, Manoppello, Pianella.
Prov. di Chieti: Casoli, Fraine, Perano, Civitella Messer Raimondo, Rapino, Torricella Peligna, Torrebruna, Villamagna.
Prov. dell’Aquila: Aielli, Civita d’Antino, Cerchio, Cocullo, Introdacqua, Paganica, Raiano, Scurcola Marsicana, Sulmona, Fonte delle Vicenne tra Roccacasale e Roccacaramanico in località sita sul monte Morrone, tra fonte S. Onofrio e S. Pietro, Celano, Secinaro, Orucchio.
Prov. di Teramo: Arsita, Bellante, Castiglione M. Raimondo, Castilenti, Montorio al Vomano, Tossicia.
Molise: Castropignano, S.Croce di Magliano, Sessano del Molise, Colletorto
Sora
-I 4 Rioni
-Rione S. Leonardo.
-Rione Ss. Salvatore.
-Rione S. Antonio.
-Rione S. Domenico.
-I 6 sottorioni
-Rione del Casaleno,
-Rione del Colle da Piedi.
-Rione della Madonna della Neve.
-Rione del Pisciarello.
-Rione della Piazza.
-Rione della Piazzetta.
-Le Porte
-Porta S. Leonardo, Porta Orientale.
-Porta di Colle da Piedi, sc.
-Porta di S. Maria
-Portello, sc.
-Toponimi di varia origine
-Platea Magna; Piazza Grande, Piazza Napoleone, Piazza Garibaldi.
-Vico del Trappeto Grande; prende il nome dal trappeto farnesiano sito nella traversa perpendicolare alla via Mons. Vincenzo d’Addario.
-Vico della Sapienza; trovasi a ridosso del Palazzo Verrotti oggi della “Cultura”.
-Vico delle Papere; scomparso. Zootoponimo.
-Vico degli Astuti; scomparso.
-Vico delle Zite; scomparso. Antrotoponimo.
-Vico delle Fanciulle; da Via Umberto I porta alla via Meridionale. Antrotoponimo.
Vico delle Palombe, esistente.
Vico delle Muse, esistente.
Vico o Via di Pallade, scomparso; toponimo situTO nei pressi di Palazzo Puca.
-Via Municipale; ora Via Cesare Battisti, scomparsa.
-Via dei Nobili; Via Umberto I. Scomparsa.
-La vutate de Munnelle; da Munnelle, Morelli, Porta Orientale. Patronimico.
-La vutate de la Puche; dalla famiglia Puca. Patronimico.
-Le scalette; le scalette; indicano le scale che dallo spiazzo di Piazza dei Vestini, -Fora La Porte, Fuori Porta, portano a Borgo Carmine.
-Via Meridionale; (circonvallazione!), ricavata nell’Ottocento dai rottami posti fuori le mura e fatta costruire da Gesualdo de Felici nel XIX secolo sulla stradina pedonale. E’ un astrotoponimo.
-Lu récchjappe: sotto il mercato coperto avveniva il recupero dei cavalli sciolti del Palio dei Berbari, che avveniva nelle feste pasquali o in occasione della fiera di S. Michele o della ricorrenza della festa di S. Maria delle Grazie.
-Via Casette; deriva dalla presenza di alcune casupole poste sulla destra dell’imbocco della Circonvallazione dopo piazza dei Vestini.
-Lu Casaréne; antico toponimo che significa agglomerato di casette, il casaleno, il casalino.
-Piazza delle Erbe; oggi piazza Luigi Marchetti,
-Via Boreale; in Cerratina; è un astrotoponimo.
-Lu Curretore, il Corridoio; è il tunnnel che porta a Piazza del Teatro.
-Colle da Piedi ;(lu ca’ da Pide, relitto linguistico medievale; agglomerato della zona del Ss. Salvatore) in contrapposizione a Colle da Capo (lu cà da Cape, Largo Teatro) del primo nucleo urbano di Pianella.
-Contrade: idrotoponimi o idronimi, che hanno preso origine dalle fontane sorgive.
Il termine Contrada, da cum-strata, significa piccoli agglomerati legati tra loro da alcune strade convicinali o comunali; le strade, i percorsi, le scorciatoie, i passaggi pedonali sono di origine molto antica e servivano a collegare gli abitati e gli appezzamenti di terreno, nonché a raggiungere le comunità vicine; erano strade commerciali e militari, circondate da querce soprattutto dal medioevo in poi.
La quercia era protetta, come oggi, perché produceva ghiande per i maiali, che rappresentavano una fonte notevole di carne; il legno serviva per le costruzioni abitative e per costruire congegni idraulici. Dalla corteccia si estraeva il tannino per la concia delle pelli.
La contrada de Contra significa contrada di fronte; questo toponimo è diffuso in Abruzzo: Caramanico, Farindola, Villa Celiera, Casale in Contrada.
Molte contrade racchiudevano uno spazio territoriale molto piccolo; raggruppavano da 3 a 5 famiglie con un numero di persone che variava da 18-20 a 30-40 persone.
-Fonte Marchegiani; trovasi a nord-ovest del cimitero di Pianella (costruito nel 1844) e la famiglia Marchegiani (Marchisciane) ha dato il nome alla contrada.Patronimico.
-Contrada Fontegallo; sita tra S. Ippolito e Cupello, nel 1628 viene fatta nettare dall’Università di Pianella..
-Fonte Giambattista; nei pressi di Garofalo.
-Contrada Fontanella ossia S. Stefano, sita sulla strada che da S. Ippolito conduce a Pratelle.
-Contrada Fontanoli; sita tra Borgo Carmine e Garofalo. Contrada de Fontanoli dove si dice Castello Vecchio.
-Fonte Marano; ubicata in Castellana; toponimo di probabile origine patronimica; esiste il cognome Marano in Castellana.
-Fonte Nardangelo; sita sulla strada che da Colle da Piedi si congiunge con la contrada Pratodonico. Patronimico e idrotoponimo.
Patronimico, da Leonardus-Angelus, per abbreviazione è diventato Nardangelo, associato alla fonte, che si trovava sulla strada comunale S. Rocco-Fornace. La strada passava per Cupello, risaliva a Nardangelo e si diramava verso Pratodonico e Colle Vecchio (lu Cerquone) per proseguire verso Cepagatti-Chieti o verso Nocciano-Catignano.
-Fonte Catena; in Castellana; da catena, cioè case disposte a forma di treno?.
-Fonte dei Frati; in Cerratina; di probabile appartenenza a un cenobio dislocato nelle vicinanze. La zona è chiamata anche li Fratini.
-La Fonde de Pocacicce; sita in contrada S. Giuliano-Pratelle-Astignano. Patronimico.
-Fonte Salmacine; trovasi nella contrada omonima.
-Fosso Ciafalino; probabilmente deriva dal toponimo Cefalie, nella zona tra Cerratina, Castellana e Villanova.
-Torrente Nora; da una voce preindoeuropea nar, acqua, città; in Sardegna c’è la città di Nora (Ca: ed un parco della Nora nei pressi di Genova); il torrente nasce presso Pietra Rossa, Carpineto della Nora, e si immette nel Pescara. Lunghezza: 28 km.
Casa Farnese pretende dei diritti fiscali per il prelievo di acqua dal fiume Nora, ritenuta da tempo immemorabile proprietà del Demanio.
Il 9 settembre 1621, a seguito dei bandi fatti dal Sig. Auditore Burgarelli sui diritti di Casa Farnese sull’acqua del fiume Nora, si mandi qualcuno presso un avvocato in Chieti a studiare il problema nel Tribunale.
L’8 ottobre 1621 si facciano due ponti alla Via del Molino in contrada Vicinazzo; il 7 settembre 1622 si riconosca la strada di Vicinazzo, perché tutto il popolo la possa praticare.
L’8 maggio 1623 si affronta la questione della lite tra l’Università di Pianella e il Ser. Mo Padrone in materia del mulino e dell’acqua e che si accetti giustizia da qualsiasi tribunale1.
1 Transunto dalle Deliberazioni Comunali del 1621-1623.
-Torrente Tavo; dal lat. tabe, tabula, tavola, passaggio su tavole; nasce presso la sorgente del Vitello d’Oro, nel gruppo del Gran Sasso; sotto Moscufo-Cappelle si unisce col Fino per formare il Saline. Lunghezza: 42 km: Saline lung. 10 km.
-Contrada Cupello; il toponimo deriva dal germ. kopf, kop, tazza, coppa e dal tardo latino cupa, cupus, cuppa, coppa, botte;da qui l’espressione piatto cupo, piatto fondo, profondo; per estensione terreno ricco di acque. La contrada deriva dal ruscello di nome Cupello. A Penne c’è c/da Cupello.
-Fosso Milone; nasce davanti alla Chiesa del Carmine e si unisce con Fosso Rio presso il ponte di Caprara, dando origine a fosso Fontecchio; si immette nel fiume Pescara presso Auchan; lung. km 9 ca.
-Fosso Lupo (Fosse de lu Lupe); si forma sotto Rapattoni di Cepagatti; attraversa il territorio di Cepagatti e Pianella; si immette nel Pescara; lung. 5 km. ca.
-Fosso Poggio (Fosse de lu Puje); nasce prima di entrare nel territorio di Villa Celiera, in agro di Civitella Casanova; si butta nella Nora; lung. km 10 ca.
-Fosso Rio; nasce in territorio di Loreto, alla Bonvenga, e si immette nei pressi del ponte di Caprara nel torrente Fontecchio, che si immette nel Pescara presso Auchan; lung. 12 km ca.
-Contrade: orotoponimi, fitotoponimi, antrotoponimi, eponimi e patronimici.
-Contrada Quercio dell’Ompiso; fito-antrotoponimo sito nella contrada di S. Martino.
-Pratodonico; il toponimo deriva da Pratus-dominici, possedimento domenicale appartenuto a enti religiosi di Pianella.
-Lu Cerquone; contrada Collevecchio. Cerratina, da cerro.
-Vico del Noce; fitotoponimo sito di fronte al palazzo Sabucchi di Pianella.
-Vico Limoncello; altro fitotoponimo, che collega via M. d’Addario con Viale Regina Margherita.
-Vico delle Viole; fitotoponimo sito nel quartiere del Ss. Salvatore.
-Recinto delle Rose; fitotoponimo scomparso, sito nel quartiere del Ss. Salvatore.
-Via dei Fiori; in Cerratina.
-Via dei Platani; in Cerratina.
-Contrada Fucilitti; è un patronimico?
-Contrada Fornace; è il classico toponimo derivante dalle attività fornaciare; la fornace è molto antica, da cui sono usciti i mattoni cotti, passati a mano nella catena umana, per la costruzione di chiese. case e palazzi gentilizi; ha funzionato per tutto l’Ottocento.
-Lé Cavune; i cavoni, chiamati così perché sotto Via Meridionale (circonvallazione) c’erano tre cave di argilla (sotto l’asilo Sabucchi, altre due cave sottostanti nell’area sita tra Porta Orientale ed ex pastificio Rossi), che servivano i forni “a cielo aperto” dislocati nelle vicinanze.
In pratica i cavatori sezionavano una collina, lasciando alla fine una parete verticale, trituravano le zolle (lé téppune), ammassavano con i piedi l’argilla imbevuta con acqua, preparavano i pani d’argilla impastata che lasciavano ad asciugare al sole, poi li depositavano nelle grotte scavate nel pendio della collina, dove in precedenza avevano acceso il fuoco.
E’ famoso il detto: lu halle de lu Cavone à candate! Per dire che il padrone di casa, cavatore o ex cavatore di argilla, soprannominato lu Cavone (lavoratore nelle cave di argilla), lu capocce, aveva parlato e dettato la sentenza!
-Contrada Valle (Si)gnora (I)sabella; in onore della regina Maria Isabella di Spagna, seconda moglie di Francesco I re delle Due Sicilie? o la contrada apparteneva al demanio reale e acquistata nel XIX secolo da famiglie che hanno voluto omaggiare la regina? Troppa Grazia! E’ un eponimo?
-Contrada degli Uomini Morti; antrotoponimo; trovasi tra Garofalo e S. Desiderio. Area con notevoli connotazioni archeologiche.
-Contrada S. Maria della Nora; agio e idrotoponimo; la strada parte dalla Ss. 81 e raggiunge il fiume Nora nei pressi del mulino Sabucchi e di quello farnesiano di Villa Badessa.
-Li Mulenette; contrada sul Fosso Rio, tra Garofalo e Fontanoli; prende origine dai due mulini ad acqua presenti nella zona.
-Contrada Maraone; ubicata probabilmente nelle vicinanze del mulino su Fosso Rio nell’area tra Fonte della Noce e S. Desiderio; scomparsa.
-Salmacine; contrada a ridosso della contrada Pusciana; il toponimo potrebbe derivare da sala-machinae; sala dal franco sal, stanza e dal longb sala, che significa vano per la raccolta delle derrate, palazzo e dal greco dor. mẫkhanả, mola, dal lat. machina, strumento, congegno meccanico, mulino.
Il mulino, scomparso dalla memoria collettiva, poteva stare su Fosso Milone.
-Contrada Fonte della Noce; dal campo sportivo F. Verrotti si congiunge con Villa Finocchio e S. Desiderio. Nel basso funzionava un mulino ad acqua.
-Ponte S. Antonio; trovasi sul Fosso Milone e sulla strada che porta da Pianella a Castellana.
-Cannavari; fitotoponimo derivante da canne, canneto, sito vicino al cimitero di Pianella.
-Strada o via delle Querce; strada comunale che collega tuttora Cerratina e Castellana all’imbocco del Palazzo Oblecter. Fitotoponimo.
-Contrada Collalto; oronimo, in Castellana al confine comunale di Spoltore, Cavaticchi (Cava tecchio, rocchio, tronco inferiore della pianta).
-Via Piane; oronimo, sito dopo S. Maria a Lungo, lungo la SS. 81.
-Contrada Ciafardone; sita tra Loreto e Pianella, zona archeologica; patronimico e accrescitivo di ciafarda, testa dura? ciafardo, ciafardini; endiadi di cefa, dal greco kèphalé, testa e ardo, aldo, vecchio valoroso. Aldo, all’origine, nella lingua longobarda è un ipocoristico, che poi viene accresciuto in ardone, vecchione.
-Contrada Garofalo; patronimico; deriva dalla famiglia Garofalo, proprietaria di quelle terre.
-Contrada Pagliarone; deriva dalla presenza dei pagliai, ricoveri per animali e per umani? A Cepagatti c’è Via Pagliette, a Penne contrada Pagliarone. Fino a quando la c/da di Pianella resisterà?
-Coste dell’Olmo; fitotoponimo, sulla SS. 81.
-Piana Persiani; in dial. Purséjane; il toponimo deriva dalla famiglia Persiani, possidente di quelle terre in Cerratina (ref. Carlo Chiavaroli).
-Contrada Morrocino; da murecine, morgine, murgine, mucchio di pietre; deriva dalla presenza di vecchie mura di antichi edifici. Il toponimo è presente anche in altre località della penisola.
-Contrada Velone,; di incerta classificazione.
-Contrada Collecchio; significa piccolo colle sito dietro il mattatoio ovino.
-Contrada Malpensa?; da fonte Malpensa; dal soprannome Malepenze o altro? Trovasi tra Morrocino e S. Maria della Nora.
-Contrada Colleflorido (Colle Florio); sita verso “la Caprara”, indica una zona fertile e ubertosa.
-Contrada Granaro; da granaio.
-Contrada Colle Jonne; dal dial. janne, la ghianda? Colle di Ghionno.
-Contrada la Grotta; deriva da grotte scavate nell’argilla lungo il fosso che porta al Tavo? o deriva da resti murari in calcestruzzo romano di cisterne e fortificazioni?
Contrada Alizza; dal napoletano alito, sbadiglio; la contrada è molto piccola; trovasi tra le contrade S. Maria a Lungo e Fonte della Noce; da Fosso Rio, la mattina e il pomeriggio, risale la brezza di valle; da qui l’alito d’aria, di vento? fino a quando il toponimo resisterà?
La consistenza urbanistica del borgo fortificato
e la situazione demaniale in Pianella
Dal primo nucleo urbano, costruito dopo l’anno Mille, che andava da Colle da Piedi a Colle da Capo con la costruzione di un maniero e poi del castello (oggi Chiesa di S. Domenico, parte dell’ex convento) e delle mura fortificate. Si è passati all’abbandono, nel XIII secolo, del Castello per iniziare una lenta urbanizzazione con la costruzione della Città del Sole, ossia l’occupazione dei pendii di Colle da Piedi, del Pisciarello, dell’Albania e di S. Leonardo, pendii esposti a sud e riparati dai venti freddi invernali.
La prima urbanizzazione si svolgeva tra il cardo, direzione Porta S. Maria e il Castello di Colle da Capo e il Decumano dal Castello alla chiesa del Ss. Salvatore-Colle da Piedi da una parte e dal Castello verso la chiesa di S. Leonardo dall’altra parte; una serie di vicoli perpendicolari si snodavano verso sud e verso nord con stradine trasversali.
Appena il ‘400, è iniziata la speculazione edilizia con l’occupazione degli horti inta moenia e la costruzione di case e palazzi (Acquaviva oggi palazzo Izzicupo) nelle aree più esposte a nord ovest, Casaleno, parte del nuovo Rione della Piazza, di S. Leonardo, S. Antonio, occupando gli orti interni e i caseggiati in malora con acquisti, permute; sono sorti diversi palazzi (Palazzi Sabucchi, Verrotti,) con cisterne da acqua, da olio, granai (fosse granarie).
Nel 1725 ci fu lo scambio di case tra Carlo e Gesualdo de Felici con Anna Pignataro per far posto al nuovo Palazzo della Piazzetta.
L’Università, nel XVIII secolo, possedeva la Casa dell’Università e tutta la struttura della Porta S. Maria a confine col palazzo de Caro, la Torre dell’Orologio e vani di case nel borgo e pezzi di terreno, compresi gli spiazzi delle fontane; inoltre possedeva una casa di 5 membri con vasca, cisterna da olio, cisterna acquaria, una fossa per grano nel Rione del Pisciarello.,
Il Centro Storico, svolto a spirale all’interno delle mura di cinta, si sviluppa, compresi le piazze, le vie, le rue, gli slarghi, per circa 25.0000 metriq.
Volendo descrivere l’area del Centro Storico o Antico di Pianella, secondo una mappa aerea ornata e descrittiva dei fabbricati, è possibile intravvedere come si è formato l’agglomerato urbano e come si è dilatato dal XVIII secolo ad oggi.
Ogni Palazzo è una piccola città: stalle, officine, cantine, granai al piano terra, cisterne da acqua, fosse granarie, cisterne da olio, neviere, trappeto, stanze per la servitù; al piano nobile erano dislocate le stanze per i signorotti o baroni.
Pianella nel XVIII secolo era “governata” da almeno cinque baroni e una ventina tra mercanti, professionisti e possidenti.
La mattina era un via vai di carri, carrozze, cavalli con cavalieri, servitù, uomini di campagna, garzoni, fabbri, falegnami, sartori e scarpari che si recavano nel Palazzo, di lavandaie, che si recavano alle fontane prodotte dalle falde acquifere superficiali o dai canali costruiti secondo la logica a qanat, per fare il bucato o sbiancare le tele grezze di cotone e di lino.
All’occasione si recavano nel Palazzo il curato, il camerlengo, il giudice della Corte, il notaio, il medico cerusico, l’ostetrica o la mamméne, la guaritrice.
Dal Catasto del 1745, fatto rientrare in copia al Comune di Pianella dietro interessamento dello scrivente, allora delegato alla cultura sine solido, dall’Archivio di Stato di Napoli e pubblicato da Eliseo Marrone nel 2012 in Il Granaio d’Abruzzo, Dal Comune all’età farnesiana; dal volume sono state estrapolate le informazioni al riguardo.
Molti fabbricati non furono censiti completamente per mancanza di informazioni, quando i periti censori passarono per gli accertamenti. Nel censimento figurano botteghe site in Piazza, due mulini sulla Nora, due trappeti, una taverna, due conventi, uno dentro le mura ed uno fuori, sei chiese all’interno del Centro Storico, tre chiese fuori le mura (S. Maria la Grande, Chiesa del Carmine e S. Nicola sulla via pastorale), cappelle e cenobi.
Oltre al latifondo e alle piccole proprietà, c’erano domini di Casa Farnese, dei forestieri, delle cappelle del SS. Sagramento, del SS. Nome di Gesù, del Ss. Rosario, del Purgatorio, del Convento del Carmine, del Convento di S. Domenico, del Beneficio di S. Anna, di S. Antonio, di S. Bernardino, di S. Biagio, di S. Catarina, dell’Epifania, di S. Giacomo, di S. Giovanni Battista, di S. Giovanni Evangelista, di S. Ippolito, di S. Maria degli Angeli, di S. Maria del Presepe, di S. Maria del Soccorso, di S. Maria di Loreto, di S. Martino, di S. Niccolò e S. Sebastiano, di S. Rocco, di S. Stefano, di S. Tommaso d’Aquino, di S. Vito, della Collegiata di S. Antonio Abate, della parrocchia del Ss. Salvatore, della parrocchia di S. Leonardo, il beneficio di S. Scolastica, di S. Desiderio e benefici di ordini ecclesiastici forestieri, nonché di chierici, frati e sacerdoti forestieri, che riscuotevano i censi, i canoni. Moltissimi terreni e case erano gravati da censi, da canoni enfiteutici, che la popolazione doveva versare agli enfiteuti.
Con Margarita d’Austria molti beni, case e terreni appartenenti al Demanio Regio, passarono ai Farnese, che pretesero, in caso di vendita o alienazione dei beni, la terza parte del valore, sotto il nome di gentilesco; tale peso rimase per tutto il XVIII-XIX secolo. fino all’eversione della feudalità, quando i beni vennero riscattati.
I forestieri e i naturali possedevano in concessione terre e case o porzioni di esse demaniali soggette al gentilesco (tassa demaniale che dovevano versare i concessionari al concedente del bene nella misura della 3^ parte del prezzo di vendita) e/o al burgensatico (allodiale e feudale, bene concesso dal sovrano senza obbligo di pesi, de burgensatico in burgensaticum vel feudalium fino alla terza generazione mascolina o in perpetuum), istituti di carattere medievale che passavano per trasferimento da una famiglia all’altra.
Le case e i terreni potevano essere di natura gentilesca e quindi soggetti a pesi verso la Casa Ducale e la loro vendita era soggetta all’assenso ducale del Ser.mo Duca di Parma (a.1722). I beni, soggetti al gentilesco, vengono affrancati dalla Camera Serenissima, versando la 3^ parte del prezzo di vendita.
Erano pochi i beni posseduti iusto titulo et pleno jure.
I terreni venivano concessi a soccida, a colonia, in enfiteusi ai concessionari dietro versamento delle decime, del canone, della presentazione dei primi frutti, di parte del raccolto.
Sia i terreni allodiali sia quelli gentileschi, dati in concessione in seconda istanza al subaffittuario, erano soggetti comunque ad un canone, un peso. Pochi erano i concessionari, e per piccoli appezzamenti, che godevano del frutto pieno, escluso il canone annuo, censo enfiteutico dovuto al concedente e il peso dovuto all’Università.
Nel ‘700 Pianella conservava ancora i segni del borgo fortificato: gli attennimi, mura fatte a mattoni, calce e sabbia pozzolanica, torrette, camminamenti sotterranei, arcate, dove gli artigiani ricavavano dei siti angusti a forma di grotta.
Le torri erano esistenti nel XVIII secolo nel Rione di S. Antonio, di S. Domenico, torre (dell’orologio) rimasta all’Università di Pianella, dopo la cessione del sito ai Domenicani, di Casucci e Morrocino, di Fonte di Nola e Conicelli di S. Rocco, una torre diruta era nel Rione del Ss. Salvatore, una torre in contrada dell’Annunziata di Caterina Martirani (a. 1724); nella Villa della Tolfa c’erano le torrette ai quattro lati del Palazzo ed una torre all’ingresso del Giardino.
Due mulini ad acqua si trovavano sul fiume Nora; foragginili, terreni soggetti a foraggere, si trovavano vicino alla Porta di Colle da Piedi, alla porta di S. Maria, alla Porta di S. Leonardo.
Un trappeto farnesiano era ubicato nel Ss. Salvatore, le cui mura sono state demolite alcuni anni fa, ed uno in S. Antonio, in discreto stato di conservazione; fornaci in S. Rocco, in Colle Florio (Florido), al Cavone; forni nel Rione del Carmine vicino al Giardino, uno in S. Antonio ed altri sparsi nelle masserie.
Un’osteria si trovava nel Rione di S. Antonio, un’altra in Piazza ed una taverna demaniale fora la Porta di S. Maria. Una spezieria si trovava in Piazza.
Lungo le mura di nord-ovest, oltre agli orti, a detta degli antichi, c’era una edicola incavata, dove era collocata la statua in pietra di S. Antonio nano del XII-XIII secolo.
Da una antica mappa di Pianella, dai toponimi e dalle informazioni raccolte dalle persone anziane, si può affermare che Pianella conservava tutte le caratteristiche di un borgo fortificato e medievale, dove la gente viveva fino al XIX secolo alla maniera antica: chi si alzava presto per andare con l’asino nel campicello, chi si recava agli orti attorno le mura, chi nella bottega, chi prestava la sua opera presso mastri muratori, chi svolgeva il servaggio o il garzonato presso famiglie, chi apriva la bettola, chi andava in chiesa per i riti del mattino, chi svolgeva il ruolo del sagrestano, chi del camposandaro, chi dell’aiutante del medico, chi della mammina, chi preparava le chjarate alle donzelle spulzellate, chi doveva gettare il bando col tamburo e trombetta, chi andava per limosina, chi faceva la prefica e piangeva per i parenti, chi andava ad accompagnare il morto, chi recitava le Dies Irae, le Ddjasille; tutti avevano da fare qualcosa per arrangiare un boccone di pane.
Nell’agro e dentro le mura di Pianella vivevano 520 pecore, capre 263, bovi aratori 148, muli 116, somare 110, vacche 106, scrofe 83, giumente 60, cavalli 16, di cui una parte stanziava nelle stalle del centro storico, per cui le guardie urbane, gli scopini comunali richiamavano i proprietari delle bestie a tener puliti le strade e gli spazi antistanti le case. Le urine animali scendevano allegramente lungo il Torrione, lungo le ruelle in discesa del paese, emanando una puzza di acido dell’urea da togliere il respiro e imbriccicare le narici dei nasi.
La mattina era tutto un ragliare, nitrire, muggire, belare; l’odore acre dell’urina e i soffumigi delle deiezioni, l’acidume dei raspi a settembre ottobre durante la vendemmia, il sottile filo d’aria che proveniva dalle acque reflue dei frantoi, che defluivano lungo le ruelle del paese, ammorbavano l’aria.
Il cestaio, con i fascetti di virgulti di olivo e di liste di canne, si accocolava davanti all’uscio di casa sul treppiedi di legno e incominciava a tessere cesti e canestri.
Il bottaio batteva col martello di legno le doghe bagnate e i cerchi delle botti; il seggiaio impagliava le sedie con la paglia di fiume, la voje; il ferracavallo, fuori la Porta di S. Maria teneva la bottega da maniscalco, ricavata nel sottorraneo d’argilla del Palazzo de Caro, quasi di fronte alla taverna ducale.
La filatrice-tessitrice inchiavellava il muro di cinta con chiavelli di ferro per smatassare, dopo la inchiavellatura del muro, il cotone o la lana e farne cannelli e rocchetti di fili per l’ordito e la trama, che servivano ad armare il telaio. Finita la smatassatura, la tessitrice, al primo piano della casupola, nella stanza da letto, tesseva il lino o il cotone per farne lenzuola e tele da cucire o la lana per farne maglioni, coturni e coperte.
La campana dell’orologio della Torre scandiva le ore: alle vendunore, da non intendersi le ventuno di sera, ma l’ora nona dei Benedettini, le ore 15-15,30-16 circa, o più tardi, si rientrava in paese dai campi e le porte della Città a sera venivano sbarrate; nella garitta murata, cioè incassata nel muro dell’Arco, c’era la guardia notturna.
I ragazzi aiutavano nelle botteghe e nei campi o giocavano nei chiassetti dei Rioni; organizzavano bande di quartiere; giocavano alla corda, alla cavallina, alla campana, alla sciuvelarelle, a mazze cuźźe, a voche; gli anziani si scaldavano al sole, chiacchieravano a gruppi in Piazza o facevano la guardia davanti alla cantina.
Il paese era vivo e vivace; e come!
Nel XVIII secolo la fotografia “aerea” di Pianella, centro antico, si presentava all’incirca così: 17 tra case palaziate con stanze per la servitù e stanze al piano nobile, porticato, colonnato, scalinata e cortile interno, fosse granarie ed olearie, una cisterna ad acqua, una neviera, case di più membri e casupole sparse.
I rioni principali erano quattro; per comodità alcuni comparti sono stati suddivisi ed indicati in sottorioni.
-nel Rione di S. Leonardo; con 43 fabbricati e 5 case palaziate (Ignazio Verrotti, giurista, Ferdinando Taddei, possidente, Angelantonio fratello di Daniele Buccieri, notaio, con forno da cuocer pane); la casa di più membri di Tommasoantonio Martirani, dottore; neviera di Carlo e Gesualdo de Felici e chiesa omonima.
Il palazzo del barone don Ferdinando Todesco si identifica con il complesso del convento dei Carmelitani, dov’era nei sottostanti spazi: il trappeto baronale, le stalle, i granai, la legnaia, la cantina e i cunicoli sotterranei per l’uscita oltre le mura di Porta Orientale o di S. Leonardo.
Il palazzo di don Ignazio Verrotti, dottore, è identificato col Palazzo della “Cultura”; il palazzo Taddei è identificabile con quello di “d’Urbano o di d’Annibale?”;il palazzo di Tommasoantonio Martirani, dottore, è identificabile con quello di Crognale e poi di Faieta?; il palazzo “Farino ex Tribuzi” con il palazzo Buccieri?; c’è tuttora in piazza delle Erbe la casa di Ireneo Passeri, notaio; e il palazzo del maestro L. Marchetti.
-nel Rione di S. Antonio; con 18 fabbricati, un forno, un frantoio e una casa palaziata di più membri (Giambattista Sansonio De Caro, possidente, già del reverendo don Carlantonio de Caro, ex Municipio; il palazzo “Sabucchi”, possidente, identificabile con il Palazzo “Cipollone?; il palazzo di Domenico Antonio di Nicolantonio, benestante, è quello del Sabucchi, di cui sopra?; successivamente è stato costruito il palazzo denominato “Anelli La Rocca”, attuale sede “Caripe”; chiesa parrocchiale omonima costruita nel XVI secolo.
La badia di S. Spirito, di jus patronato della famiglia de Caro, godeva di molte rendite, tra cui quelle delle masserie site in contrada Nora; la badia era contigua al palazzo de Caro e alla chiesa di S. Antonio abate.
Il palazzo di donna Briseide Verrotti rientra in S. Antonio o nel Casaleno sopra le mura?
Oggi si può tentare di dare un nome ai palazzi o ai loro resti; la ricerca non è semplice, perché dalla loro costruzione sono passati da tre a sei secoli con continui passaggi di proprietà.
E’ facile cadere in errore; per ovviare, occorrerebbe consultare una mole di carte e di atti notarili a ritroso, dal XX secolo al XVI.
Sono ancora individuabili, grazie ai documenti disponibili e alla memoria collettiva, i due palazzi Verrotti, i due palazzi de Felici, un palazzo Sabucchi, un palazzo Todesco, un palazzo Puca, il palazzo de Sanctis, il palazzo Egizii, il palazzo Acquaviva (Izzicupo), il palazzo Ferrara, il palazzo “d’Annibale” con frantoio farnesiano.
Non si riesce bene a individuare il palazzo de Berardinis, antistante la chiesa di S. Antonio Abate in Piazza del Mercato e il palazzo restrostante (Corvacchioli), così le stanze riservate ai funzionari di Casa di Parma (palazzo frontale alla facciata della chiesa di S. Antonio Abate?).
Gli abati, i frati-monaci di S. Maria Maggiore, i parroci di S. Leonardo, del Ss. Salvatore e i canonici abitavano in stanze del Centro Storico, da parenti o in locali di proprietà del Monte dei Morti, di chiese ed ordini religiosi.
E’ individuabile il sito del Palazzo “Cortellini oggi Peduzzi”.
La ricerca, a ritroso, sarebbe molto lunga e dispendiosa in termini di tempo e di pazienza, ma varrebbe la pena per dare un volto e un nome al paese con i suoi palazzi.
-nel Rione di S. Domenico; con 11 fabbricati, una casa palaziata di Giacinto Labieni, possidente, chiesa e convento omonimi; il rione è contiguo alla chiesa della Madonna della Neve, al Rione della Piazza, a S. Antonio, a S. Leonardo e alla Piazzetta delle Erbe?; era ubicata la casa di più membri del reverendo don Giustino Appignani;
La casa palaziata di Labieni è il palazzo Lizza o quello di Luigi Marchetti? La Chiesa omonima con convento è stata costruita nel XVI secolo. Presso il convento c’erano il trappeto conventuale, le cisterne olearie e acquarie, la cantina, il granaio, la legnaia.
-nel Rione del Ss. Salvatore; con 41 fabbricati e quattro case palaziate (Zopito de Felici, proprietario, Alessandro Tedeschi, possidente, Luigi Ricci, dottore fisico, Felice Pardi, possidente); rione contiguo a Colle da Piedi e alla Piazzetta.
Le case palaziate individuate sono il Palazzo de Felici, il Palazzo Brancadoro con torretta e altana “Rinomato”, Casa “Pretara”, Case “Passeri”, “Bucalini”, “Pavese”, Casa “Durante”.
Nel rione era ubicato il Trappeto del Fosso ad una macina, indicato dai documenti tra Vico del Noce e Vico delle Dee, sotto il Palazzo di Madama, di proprietà della famiglia Farnese, concesso in enfiteusi a varie famiglie, passato poi alla famiglia de Felici.
Chiesa omonima e parrocchiale costruita nel XII secolo ed ampliata nel corso dei secoli, ora in gran parte demolita!.
-nel Rione La Piazzetta; con casa palaziata di Carlo de Felici, possidente, identificabile con Palazzo di don Zopito de Felici. Un colonnato, stanze della famiglia “De Deo”, sono resti del Palazzo quattrocentesco o quello di Margherita d’Austria?, oggi dello studio “Bianco”?
-nel Rione Albania o Alvania; detto così perché nel XV-XVI secolo ci sono state emigrazioni di slavi sulle coste occidentali adriatiche di serbocroati ed albanesi, che sfuggivano alle repressioni turche.
Un nucleo si stanziò nel Rione, che prese il nome di Albania e in dial. Alvaneje, (eponimo)toponimo suggestivo rimasto in uso dal popolo fino ad oggi.
Una seconda emigrazione con lo stanziamento di un mese circa ci fu nel XVIII secolo e le 18 famiglie albanesi furono ospitate nella Chiesa della Madonna della Neve, fino al loro trasferimento in Badessa, feudo demaniale della famiglia Farnese.
Dai periti furono censiti alcuni fabbricati e la casa palaziata di Michele Pignatari, Regio Giudice a Contratti, identificabile col palazzo “del Biondo”?, Casa “Pierdomenico”?
nel Rione del Casaleno; con 9 fabbricatil ed una casa palaziata di più membri del magnifico Venceslao de Sanctis, possidente; il rione è contiguo alla Piazza, a Piazza del Mercato, al Ss. Salvatore.
Qui si trovano altri palazzi: palazzo Ferrara con altana, oggi di Pentima, costruzione alla siamese, che dà sul Casaleno, su via Montegrappa e Via Francesco Baracca; il palazzo Puca, con monumentale cisterna ad acqua, che dà sulle mura della Terra.
-nel Rione del Torr(i)one (lu Terrone); la casa di più membri del magnifico Tullio Egizj; con 4 fabbricati; rione contiguo alla Piazza, alla Piazzetta (Casa turrita di Felice Pardi, possidente, in fondo al Torrrione; il palazzo de Sanctis con altana, che dà sulla Via dei Nobili oggi Via Umberto I; il palazzo Sabucchi si trova all’imbocco del Torrione, sulla Via dei Nobili); il palazzo “Panaccio”con altana; parte dell’ex Torrione è stata trasformata in case (Gorilla).
-nel Rione Il Macello; con 1 fabbricato.
-nel Rione della Piazza con 4 fabbricati e 3 palazzi, chiesa e convento di S. Domenico, Torre dell’Orologio, palazzo del barone Gesualdo de Felici, possidente; il palazzo di Dionisio Sabucchi e quello di Giuseppe Sabucchi, possidenti, che, nel XX secolo, divennero il palazzo (a Capopiazza) “di Leonardo” e il palazzo di “Galeota Saverio”; il palazzo della famiglia Egizii, possidente, si trova nella discesa di Via Vittorio Veneto; il palazzo di “Di Luzio”, prospiciente la Piazza e l’angolo della chiesa, viene acquistato nel XIX secolo, poi da Galeota Torquato?; il palazzo Diodato Panfili, possidente, sito in fondo alla Piazza, oggi Ranalli ed altri; in Piazza diverse erano le fosse granarie per conservare grano e cisterne da olio.
-nel Rione Madonna della Neve; con 11 fabbricati e chiesa intitolata alla Madonna della Neve; Alvania e Madonna della Neve possono essere considerate un’unica contrada o rione.
-nel Rione Il Pisciarello; sono individuabili nei pressi di Piazza Napoli 18 fabbricati e 3 case palaziate di più membri (Gianfelice Taddei, mercante, possidente, Giuseppe Puca, possidente).
Altri palazzi sono identificabili con il complesso Ciampoli-Ferri; il palazzo di donna Bice Ferrara, coniuge del generale Bellante; quest’ultimo palazzo risale fin sotto le mura della chiesa di S. Domenico.
Sicuramente nella contrada il Pisciarello c’era una fontana di falda che alimentava gli abitanti della zona.
-nel Rione del Giardino; (Villa della Tolfa, poi di Margherita d’Austria con giardino, fontane, statue, percorsi verdi, serraglio e tunnel).
-nel Rione dei Vasari; con 2 fabbricati; il toponimo ha preso il nome dall’attività dei vasari, che iniziarono la produzione della figulina nel XVI secolo.
-Attorno agli Orti; Attorne l’Huorte, Via Meridionale, con alcuni pagliai e pengiare fuori la Terra.
Altri fabbricati sparsi con pagliai, pengiare sono stati individuati, secondo il Catasto del 1745, Fuori la Porta di S. Maria, Fuori la Porta di Colle da Piedi, Fuori La Porta di S. Leonardo o Porta Orientale, in S. Maria a Lungo, in Via Piana.
La taverna farnesiana con alloggio era ubicata fuori la Porta S. Maria, così la bottega del maniscalco in un vano scavato nelle creta sotto il Palazzo de Caro; altri piccoli vani, dove c’erano la bottega dello scarparo e del sartore, del falegname, furono ricavati lungo le mura del camminamento che da Porta S. Maria portava a Porta S. Leonardo.
Inoltre, case a mattoni, case a creta, pengiare sono state individuate in Astignano, Vicinazzo, Collecchio, Pusciana, Cupello, S. Giuliano, Morrocino, Pratodonico, in contrada Ciafardone.
Nel Catasto mancano molti riferimenti di Castellana e Cerratina, Villa Badessa; qualche proprietario di fabbricati e terreni risulta in Piano di Coccia e Astignano; Cerratina e Castellana erano feudi rispettivamente della Mensa Arcivescovile di Chieti e della famiglia Acquaviva e poi dei D’Ottavio, Oblecter (lu Nubbelotte), e quindi erano delle enclaves poste al di fuori del territorio comunale. Non sempre questi possedimenti rientravano in qualche modo sotto la giurisdizione amministrativa e giudiziaria della Corte di Pianella, ma spesso le competenze giurisdizionali esulavano dal territorio di appartenenza, perché territori ritenuti di proprietà feudale. Il diritto feudale ed ecclesiastico tardavano a cessare.
Secondo quanto riportato dal Notaio Mevii, nel 1722, si riporta una controversia tra l’Università di Pianella e la Mensa Arcivescovile di Chieti, dove si dispose che Villa Ciarratina sia divisa dal territorio di Pianella e dall’Astignano. La Villa è soggetta alla giurisdizione della Corte di Pianella in omnibus; tutti i socci hanno pagato e pagano le once dei loro animali, il fuoco e l’abitazione all’Università di Pianella, pagano le decime e i sacramenti nel suddetto luogo1.
1Aspe, Atti Notarili, Notaio Melfi, atto del 16 dicembre, 1722.
Cerratina e Castellana saranno Comuni riuniti a Pianella nel 1808 durante il decennio francese.
-I criptotoponimi ovvero i toponimi scomparsi
Dal Catasto dell’Abbadia di Pianella, dal Catasto del 1745 della Università di Pianella e dal Catasto Murattiano del 1812, si ricavano molti toponimi scomparsi, mutati nel tempo e assorbiti dai toponimi delle contrade maggiori.
La Generale Platea della Regia Badia di Pianella riporta i beni di S. Maria Maggiore, compresi i beni in Moscufo, Caprara, Cepagatti (S. Maria, S. Nicola, S. Maria in Canneto, S. Lucia, S. Giustino de Sculcula iuxta flume Piscarie), Villanova (Chiesa d iS. Nicola) e Rosciano (chiese di S. Maria e di San Nicola), ai tempi dei Farnese, momento in cui sorse la disputa tra l’abate nullius di Pianella e il vescovo di Penne per la preminenza abbaziale, quasi vescovile, su Pianella. L’abate minore si considerava fuori dalla giurisdizione vescovile e dipendente solo dall’Abate Maggiore di Montecassino, di cui si considerava figlio spirituale e temporale e alla pari, nelle preminenze, di quello di Serramonacesca, di Fara Filiorum Petri, dove, fino ad alcuni anni fa, la imposizione delle mani e la crismazione della Cresima veniva esercitata dall’Abate Maggiore o da un suo delegato.
La giurisdizione episcopale venne riconfermata a chiare lettere dal Concilio tridentino, attraverso le visite pastorali dei vescovi nelle chiese di pertinenza.
Era il periodo molto travagliato in Europa, epoca della rivoluzione luterana, della Controriforma, del Concilio di Trento, dell’Inquisizione (caccia alle streghe), della rivolta dei feudatari tedeschi contro Carlo V, della politica francese a sostegno dei principi tedeschi, della minaccia ottomana in Europa.
S. Maria la Grande con le sue Cappelle percepiva le decime, i canoni su diverse proprietà: case e stanze in Colle da Piedi e in S. Leonardo, terreni in contrada dello Plano lo Gallo, in contrada Salmacine, in Fontanoli, due masserie e vari pezzi di terra in S. Maria della Nora (S. Maria del Casale), pezzi di terra in Contrada S. Martino.
Il Catasto del 1551 riporta le entrate delle Cappelle di S. Giovanni, di S. Martino, di S. Caterina, di S. Margherita, di S. Tommaso, di Santa Maria della Misericordia, di Santo Nofrio, di Santo Jacopo, della Cappella dello Spirito Santo seu di S. Agata, del Ss. Salvatore, di S. Sebastiano (Sti Sebastiani prope et extra muros Terre Planelle), di S. Cosmo e Damiano e di S. Lunardo, ricadenti sotto la giurisdizione dell’Abbazia di Pianella. L’Ecclesia Sancti Joannis in Palatio Planelle rientrava tra i beni soggetti all’Abbazia.
L’Abbadia possedeva, tra l’altro, una casa con cortiglio, horto, e botteghe nella contrada di S. Antonio (…)con confini la Rua aquaria, la strada, l’Attennime, l’hostaria (…).
La chiesa di S. Maria di Rosciano e l’infrascripti devono pagare carlini vinti doi per un porco l’Anno per le mani dell’Abate di Pianella, al tempo di Adonio Salvi, a. 1759, al Vescovo di Civita di Penne, Gennaro Petrelli1.
1Generale Platea della Regia Badia di Pianella, XVIII sec.
Le contrade sono territorialmente molto piccole per meglio essere individuate; bastava che nella zona ci fossero due o tre case, perché il popolo nominasse l’area con un eponimo, un patronimico (A Callarille), un fitotoponimo (Quercio dell’Ompiso, Lu Cerquone, Cerratina, Cannavari), un idronimo (Fontannuli, Fontanoli, Fonte di Cecco).
Attraverso lo studio della toponomastica, della odonomastica, è possibile ricostruire la storia di una comunità e di un luogo; l’espressione, a nome dice, sta ad indicare che il popolo ha nominato una contrada in base al si dice ricorrente, che riporta un fatto, una storia, una battaglia, una fontana, un mulino, la nomea di una famiglia, una situazione geomorfologica del terreno, un mestiere, le attività preminenti (Rione dei vasari, contrada del mulino).
La toponomastica è paragonabile alla archeologia, perché ci fa scoprire realtà del passato attraverso la ricostruzione e l’etimologia dei nomi; ciò è possibile con i nomi geografici e orografici: Maiella, Morrone, Magliano de’ Marsi, da Mal, montagna; Chieti (Teate); Pianella, da planus-plenus (Plenilia, Planella); Alba Adriatica, Albalonga, Albe (Az), Albaredo, Albosaggia (So), da alba = città; Pescorocchiano, Pescosansonesco, S. Angelo del Pesco, Pischiarano, da pesth = roccia + sorgente; l’etimologia di molti nomi di fiumi risale alla lingua preindoeuropea. Parliamo dell’archeologia linguistica.
La roccia, il peschio, ci richiama alla memoria Mosè che, per dissetare gli Israeliti, fece sgorgare l’acqua dalla roccia percuotendola col bastone (Esodo 17).
Ad esempio, prendiamo il toponimo Colle degli Uomini Morti, attestato nel ‘700; la contrada è stata chiamata così perché in zona è stata scoperta una grossa necropoli con targhe e scritte in latino, resti di armi, di ceramica, etc.
Un termine astruso, chiuso nel significato, può nascondere una storia come quella dei cocci e dei reperti di uno scavo archeologico.
Saracinesco, la contrada è nominata così perché indicava una importante area archeologica, dove c’erano tombe, cunicoli, cisterne, targhe con scritte osco-sabelliche; il nome sta ad indicare una tipica chiusura alla saracinesca.
Fontanoli e Fontanella; si chiamano così per la presenza di acque sorgive che soddisfacevano le esigenze della popolazione di Pianella, borgo fortificato, la cui popolazione ammontava a circa 300-1000 abitanti nell’Alto Medioevo e a oltre 5000 abitanti nel corso dei secoli; le fontane potrebbero raccontare tante storie sulla vita dei Pianellesi. Attorno alle fontane sorsero piccoli demi, dei villaggi.
I Mulinetti, Maraone raccontano la presenza di mulini ad acqua sul Tavo, sulla Nora e sul Rio; alcuni mulini sono citati nel Chronicon Casauriense.
La contrada Piano la Roma, nel territorio di Casoli di Chieti, sta ad indicare un grosso insediamento italico e romano. Area di interesse archeologico.
Valle della Femmina Morta, della Pecora Morta non stanno ad indicare il seppellimento di un solo animale, ma più resti che hanno creato la nomea popolare Valle di Femmina Morta, etc.
Una chiesa, un Santo hanno dato il nome ad intere comunità e località: S. Martino sulla Marrucina, contrada S. Martino, S. Scolastica, S. Desiderio, S. Ippolito, etc.
La Porta di S. Maria di Costantinopoli indica il culto mariano di importazione e influenza bizantina del IV secolo d. C., che è arrivato in qualche modo anche a Pianella attraverso le maestranze e l’arte bizantina in S. Maria Maggiore, sempre nel IV secolo d. C.
L’unica porta medievale rimasta (900-100 d. C.) si affaccia tuttora davanti alla chiesa di S. Maria Maggiore.
I culti di S. Stefano, di S. Silvestro, primi santi della Chiesa, indicano la presenza cristiana a Pianella, nel borgo fortificato, anche dopo l’anno Mille; il culto di S. Michele, di S. Nicola, di S. Antonio Abate, di S. Caterina d’Alessandria, culti orientali, sono arrivati più tardi a Pianella intorno al XII-XV secolo.
La contrada prendeva il nome dalla Icona, dalla Chiesa, dalla famiglia, da un fatto antropologico, da una situazione storica, dalla conformazione geologica e idrogeologica del territorio, dalle attività prevalenti nella zona.
Il termine contrada deriva dal latino cum strata, più strade comunali, vicinali, convicinali che si incontravano ad un trivio.
-Fitotoponimi
Contrada Cannavali, Cannavari; da canne, canneto.
Contrada le Cannetera lungo lo fossato (verso la contrada Nora).
Contrada Lo Ciardino; dial. Lu Ciardéne; top. rimasto nella memoria collettiva, ma non codificato.
Piazza delle Erbe; prende il nome dal mercato mattiniero e quotidiano dal sapore medievale, quando Pianella era un borgo fortificato fino al 1777 (Terra), momento in cui venne nominata Città Regia, anche se era ancora una città chiusa; oggi Piazza Luigi Marchetti, I maestro della banda di Pianella. Antico toponimo del periodo medievale.
Contrada Lu Cerquone, il Quercione (Collevecchio).
Contrada delli Cerqui Grossi (Cerquone; Colle Vecchio?).
Via delle Querce; (Cerratina).
Cerratina, da cerro.
Quercio dell’Ompiso
Contrada delle Macchie.
Contrada Prato.
Contrada delli prati; la strata che se dice Pratella, Pratelle? Pratelle, da prato; contrada Li Prati è mutata in Pratelle.
-Idrotoponimi
Contrada Fonte Marciano seu Petrignano.
Contrada Fonte Rignano.
Contrada Fonte Ramera.
Contrada Fonte di Cecco (Vallerio).
Borgo del Pisciarello; Rione del Pisciarello,; Piazza Napoli.
Contrada Fonte Capula; Cupoli, Cupello?
Contrada Fonte de lo Gazzolone.
Contrada lo fossato.
Contrada Marchegiani; ancora esistente e per quanto?
Fonte Giambattista; idem.
La fonde de Pocacicce.
Contrada dello Rigo (Rio).
Contrada Coste di Palude
-Toponimi di varia origine
Contrada de Pastina o Valle di Pastina; dal verbo pastinare, dissodare, mettere a coltura.
Contrada Casali.
Contrada Sancta Maria del Casale; in Santa Maria della Nora.
Contrada Vallario; in strata di Vallario; oggi ; a Penne c’è c/da Vallerio; da un diverticolo della Via Claudia Valeria, che partiva da Corfinio fino a Pescara?.
L’area vestina era toccata con i diverticoli dalla Via Caecilia (Piana dell’Aquila-Teramo-Atri),, dalla Via Salaria (Roma-Porto d’Ascoli), dalla Claudia Valeria (Amiterno-Costa Adriatica).
Contrada la Cona,; da Icona (S. Maria a Lungo), a. 1549.
Contrada in plani surerij.
Contrada del Rico.
Contrada Sancto Martino di casa vetra.
Contrada S. Maria de li Cancelli.
Contrada Colle del gallo; Fonte Gallo.
Contrada Valle Pulilla,; Polillo, Pelillo.
Contrada Capiscupani; Campo scupano, Cona Scopane, Conoscopane,
Contrada La pozzolana; cave di pozzolana stavano nei terreni che precedono la contrada di S. Desiderio e in Castellana. Contrada dove si dice La Pozzolana
Contrada Colle de lo Hospitale; contrada Fucilitti?
Contrada la vigna dell’Hospitale.
Contrada Colle de Meriano.
Orto alla porta di Sancta Maria, dove ha costruito la famiglia de Caro?
Contrada Colle de gentile seu Collecchio.
Contrada Valle delli ricci.
Contrada Valle messuri; Valle messura.
Contrada Valle messori ; (presso Valle Polillo, Pelillo).
Contrada Valle de rella.
Contrada del Pozzo.
Contrada Vicinazzo; sulla strada che andava al mulino farnesiano della Nora.
Contrada lé Mulenette; assorbita dalle contrade Fontanoli e Garofalo.
Contrada dei Pagliari de Miozzo.
Contrada delle Pagliari della Corte.
Contrada del Pagliaro; della Pagliara.; c/da Pagliarone.
Contrada Le Monache (di S. Giuseppe?); fino a quando resiste?
Contrada del Portello; sotto il Torrione e sopra li Cavune, assorbito da Via Meridionale e Via Isonzo.
Contrada del Portello a Sancto Domenico Vecchio.
Il Portello; assorbito da Via Meridionale, Via Isonzo.
Strada Reale, Via S. Leonardo.
Contrada Monteronca dell’Astignano.
Contrada Case Nove; (Morrocino).
Contrada delle Fornaci; contrada Fornace?
Fornace in Fontanella.
Fornace in Colle Florido.
Contrada Castelluccio (in agro di Moscufo)
Contrada Ponte S. Amico,; in agro di Castellana.
Contrada dell’Intiera
Contrada delli Lavatoj.
Contrada Mattuccio.
Contrada della Niviera.
Contrada Ruelle; area urbana?
A Callarille; dalla famiglia Pagliaricci.
Lu Cullotte de Marzule; identificabile con Colle?
La Vutate de la Puche; la Voltata (della Famiglia Puca).
Lu Ca’ da Pite; Via Colle da Piedi.
Contrada Linari; riportata dal Chronicon Casauriense, assorbita dalla contrada S. Desiderio.
Contrada Marraone; assorbita dalle contrade Fonte della Noce e S. Desiderio. Maraone, locale sottostante il mulino ad acqua.
Contrada Le Vicende de Sancta Maria; (Vicenne Nord?).
Contrada Le Vicende de Maiella; (Vicenne Sud?).
Contrada Purgatorio; assorbita da Via S. Nicola di Pianella e dalla contrada Cupello, Fornace (Via Modena).
Contrada Piano Melfi.
Contrada Saracinesco; in Cerratina, trasformata in Via dei Saraceni !!!???
in contrada del Rio al passo di Moscufo, Il Passo di Moscufo.
Contrada Lo Piano de Sancto Cristofano.
Contrada Allo Astignano dove se dice La Valle de Sancto Roccho.
Contrada la Bosciana (Pusciana).
Contrada Colle fili boni; ovvero La Pusciana.
Contrada Valle Janona.
Contrada la Valle de Caomia.
Contrada lo plano ad Rarj (Arrari).
Contrada Plano Arrarij.
Contrada della Lamatura.
Contrada Coste dellj Monaci.
Contrada de Colmeto.
Contrada dello Profico.
Contrada fraginile di S. Martino.
Contrada de La valle dove se dice Lo Colle delle forche.
Contrada allo Palazzo.
Contrada a lo Cincier de Capa (Collecincero).
Contrada Castello vecchio (in S. Ippolito).
Contrada de Sancto Sebastiano.
Contrada S. Aniello.
Contrada de Trasola (S. Maria del Casale).
In loco ubi dicitur direto Le mura de la Terra di Pianella(1423).
L’Alvaneje; Albania; il toponimo deriva dalla permanenza di famiglie albanesi nel XVI e XVIII secolo a Pianella; il toponimo è stato assorbito da Rione della Madonna della Neve, Piazza Napoli, Via Meridionale, Via Vittorio Veneto.
Rione il Torr(i)one; assorbito da Via Isonzo.
Rione dei Vasari, assorbito da Via Meridionale.
Lu Curretore; Il Corridoio, che porta all’attuale Comune di Pianella, una volta Convento di S. Domenico.
Lé Cavune; contrada assorbita da Via Meridionale e Contrada S. Rocco.
Contrada lo Cavone.
Contrada Giardini seu Cavone, Contrada del Carmine seu Giardino.
Attorne l’Huorte; sotto le mura, assorbita da Via Meridionale.
Casette; assorbita da Via G. de Felici .
Porta S. Leonardo; Porta Orientale.
Porta Ss. Salvatore, scomparsa.
Porta di S. Maria di Costantinopoli; assorbita da Via Roma, Piazza dei Vestini. Via del Mercato o meglio Fora la Porta.
Via Municipale; Via Cesare Battisti.
Via dei Nobili; Via Umberto I.
Vico degli Astuti; probabilmente si trovava in una viuzza di fronte al Palazzo Verrotti, Palazzo della Cultura.
Vico dei Paperi; di fronte al Palazzo Puca nel Casaleno?
Vico delle Zite; trasformato in Vico delle Fanciulle?
Vico delle Viole; nel Rione del Ss. Salvatore.
Il Ponte di Moscufo.
Il Rione dei vasari; assorbito da Via Meridionale.
Villa Micone; dal patronimico Miani; il toponimo è stato assorbito dalla Contrada Colle Cincero. Nel dopoguerra ci vivevano circa 65 persone, oggi appena una cinquina.
Contrada Monte Roma.
Via Salara; un diverticolo della Salaria arrivava nell’agro di Pianella (Collecincero) per il trasporto del sale; partendo da Roma, Rieti, si ricongiungeva con la pedemontana vestina (da Popoli, Castel del Monte, Forca di Penne, Brittoli, Montebello di Bertona, Civitella Casanova, Farindola, Penne, Pianella, Loreto fino ad arrivare ad Asculum.
Contrada alli Valloncelli; (Morrocino).
Contrada li Valloni.
Contrada Conicelli.
Contrada la Torre.
Contrada Casucci, Casuni e Morrocino.
Rua A(c)quaria; antistante Palazzo Verrotti verso Porta S. Leonardo.
Contrada Follecchia.
Contrada Fonte Ramegna.
Contrada Colle del Molino, Contrada del Mulino.
Contrada Selva del Piano.
Contrada Colle Breccianello; (da Vreccianelle).
Contrada Breccianello; (Vreccianelle).
Contrada incolta e piena di Bucache; da vecache, biancospino.
in contrada S. Rocco sotto allo Sportello.
Contrada Boragne. Tra le labiali b e v, spesso cè lo scambio alla maniera del latino lapidario.
Contrada delle Voragne.
Contrada de Vora.
Contrada Colle di meriano.
Contrada il passo di Fontanoli; (i Mulinetti).
Contrada le mura della Terra.
Contrada Colle Farchiata; (Astignano).
Contrada S. Pietro; (Astignano).
Contrada Annunziata.
Contrada Pizzella seu Colle Uomini Morti.
Contrada Colle Cavallone.
Contrada Salvapetra.
Contrada Piano delle Pietre.
Contrada Casa Nova.
Contrada Fosso di Fontecchio.
Contrada Fonte Nola.
Contrada Saracinesco; sostituita con Via dei Saraceni, nobilitata!
Contrada Fonte delli Passeri.
Contrada Fonte Marciano seu Fonte Petrignano
Contrada Pozzello, Pizzelle; (presso il Rio e C. Uomini Morti)
Contrada Valle di Sorbo.
Contrada Valle di S. Martino.
Contrada Grandizia.
Contrada valle Piscione.
Contrada del Scopello.
Contrada Valle di Sezzo e Valle Voscia.
Contrada Colle Serra, Valle Serra,Valle Polillo, Colle di Ghionno.
Contrada Sferella, Spirella, Asperella; (verso Caprara).
A Cacasciòreve; (S. Desiderio), Fidanza.
Contrada Valle delle Noci.
Piano Leone in Castellana.
Le logge, in Piazza Garibaldi, presso il Palazzo e Felici.
Lu Suppuorteche, il sopportico di Colle da Piedi.
A Bbarattire, (dal generale Baratieri), soprannome affibbiato ad un ex militare del generale Baratieri, che abitava da solo in una casetta a terra dietro l’Athenée.
-Saracinesco, la porta di Chieti
Il toponimo col suffisso isco, esco, asco, suffisso alla ligure, che indica terra, è poco diffuso in Abruzzo, dove si incontra Terra Sansonesca (Chronicon Casauriensee, anno 866-1182), Pescosansonesco, Serramonacesca, Notaresco; Picinisco, S. BiagioSaracinisco, Saracinesco sono comuni prossimi della provincia di Frosinone; Saracinesco è un comune metropolitano di Roma; poi bisogna spostarsi più a nord della penisola per trovare il suffisso italianizzato: Taggiasca (area di ponente ligure), Grugliasco, Bagnasco, Carasco, Bogliasco, Borzonasca, Lucinasco, Benasco, Bernasca, Mornasco, Mocciasca, Rovellasca, Limontasca, Rovasco, Ternasco, Garlasco, Garnasca, Olgiasca, Gilasca, Arcellasco, Casasco, Dizzasco.
I Liguri, stanziati in Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Corsica, Isola d’Elba, è improbabile che abbiano colonizzato piccole comunità abruzzesi; probabilmente il suffisso asco, esco, iscus del toponimo era presente nelle parlate italiche anche se in misura minore già nel II millennio a. C., ed è rimasto solo come sostrato linguistico preindoeuropeo, che riappare di qua e di là.
Il suffisso, rafforzato dalla presenza germanica in Italia, secondo Rohlfs “nei territori dove i Liguri rappresentavano l’antico elemento autoctono, questo suffisso ligure sia stato assunto dalle popolazioni celtiche che li seguirono e poi dai Romani (...)”1.
In Abruzzo prevalsero i suffissi in ano = sacello (Cateniano, Catignano, Boloniano, Picciano, Cagnano, Cutina, Anxanum, Tirano in Lombardia, Vitulano (Bn)), in eto, eta (Roseto, Pineto, Paglieta, Teate) la suffissazione in ate è molto diffusa in Lombardia (Civate, Lambrate, Gallarate, Novate, Tradate, etc), in lìa (Plenilia, Cingilia; Cutilia: Cotilia nel Lazio; Vitulìa, paese dei vitelli, Italia).
Il prefisso greco Thé indicava vista e io suffisso ate indicante terra, luogo si sonouniti e per endiadehanno formato THE+ATE, luogo panoramico: THE’ = Θε’α+ATE.
La contrada veniva chiamata Saracinesco per i cunicoli, tombe, cisterne da acqua chiusi alla saracinesca. Un cunicolo sotterraneo da Saracinesco arrivava alla piazzetta del Sole a ridosso della chiesa matrice e serviva, in caso di pericolo, come via di fuga per i signorotti locali.
Tre località del Lazio portano il nome di Saracinesco, comune dell’Area Metropolitana di Roma, di S. Biagio Saracinisco e Picinisco; sembra che il toponimo Saracinesco si sia fermato a Pianella; nel meridione d’Italia la ricerca dei toponimi chiamati Saracinesco è tuttora in atto, ma sembra con scarse possibilità di successo.
Trattandosi di forme linguistiche mediterranee, si può spiegare che presso le aree di influenza dei Liguri il suffisso sco si sia rafforzato e diffuso maggiormente.
La contrada Saracinesco è posta sul terrazzamento del fiume Pescara ed è un insediamento d’altura rispetto al fiume ed è posto tra due fossi, come vuole la tradizione funeraria: l’acqua separa il mondo dei vivi rispetto a quello dei morti. Era un luogo votivo per la presenza di un tempio italico-romano.
Il vicus Cerrus ha mantenuto nel fitonimo il genere femminile della pianta, in dial. la Ciarratine, ed era ubicato tra il Fosso Lupo e Fonte dei Frati e, nel tardo medioevo, il vicus venne trasferito più a monte a ridosso della contrada Astignano ed intorno alla attuale chiesa madre. La chiesa rurale di S. Pietro in Astignano ha perso man mano la sua funzione centripeta.
Nella contrada, detta Saracinesco, ubicata in Cerratina di Pianella, sita sul terminale della Strada per Chieti, sono stati rinvenuti reperti di notevole importanza; la strada era percorsa, da antica data, da pellegrini, mercanti, soldati che si accingevano ad andare al Mercato di Chieti oppure per andare alla Fiera di Lanciano e più indietro nel tempo per imbarcarsi ad Ortona e a Brindisi per visitare o liberare la Terra Santa.
La strada per Chieti partiva sotto Atri, attraversava Città S. Angelo, entrava nel territorio di Spoltore sotto Caprara, attraversava il territorio di Moscufo e Pianella e si snodava a Cerratina.
Inoltre Cerratina si trovava nelle vicinanze del Tratturo Magno, l’Aquila-Foggia, nell’area adatta all’attraversamento del fiume Pescara, nella zona più a valle, a est del Ponte di Villanova, dove si attraversava il fiume su una zattera o su un “ponte” fatto di fascine.
Parliamo di un antico insediamento italico, posto a guardia del fiume Pescara, dove sono stati rinvenuti fibule, anelli, collane, vasellame dipinto o graffito, vaghi “africani” fusiformi maiolicati di vetro fuso policromo con occhi a rilievo, pendenti zoomorfi, dolia per olio o vino, resti di corazze, di spade, di lance (ref. E. di Sante) ed un frontone di un tempio italico, esposto al Museo Archeologico di Chieti.
Inoltre, nel dopoguerra, un contadino della zona rinvenne una targa con scritte italiche; impauritosi “per le possibili conseguenze”, grazie all’ignoranza ovvero alla non conoscenza delle norme che regolano i ritrovamenti archeologici, che impongono la sospensione temporanea dei lavori per alcuni mesi, ridusse in frantumi la targa (ref. Ennio di Sante), importantissima testimonianza per la comunità di Cerratina, borgo ricadente prima sotto il controllo della Touta Marouca dei Marrucini e poi del Municipium Teate, municipio romano, poi del vescovado teatino.
Il toponimo Teate deriva dalla dizione Touta? Vista l’aderenza semantica e filologica. Ciò rimetterebbe in discussione la funzione del “vicus rapinensis” (Rapino), rispetto a Chieti, come capitale dei Marrucini; l’insediamento urbano di Cluviae (Piano la Roma) non può essere collegato a Rapino, perché ricade più nell’area carecina e frentana (Casoli, Palombaro, Altino, Roccascalegna e Lanciano) che in quella marrucina.
La dimensione del Municipio teatino ci fa pensare a una tipica città romana, a capo di un vasto circondario, con le terme, l’anfiteatro, i templi, che nel corso dei secoli non ha mai perduto la sua importanza: sede di contea longobarda e di vescovado, centro mercantile nel tardo medioevo e nel rinascimento, dove si stanziarono germanesi, tirolesi, spagnoli, milanesi, lombardi, toscani, fiamminghi, dalmati, veneti.
I ritrovamenti in contrada Astignano, Masseria Scipione, Masseria Cascini e Casa Carosella, Piano Calcasacco di Villanova, in Cerratina testimoniano la dinamicità delle aree menzionate, suffragata dai ritrovamenti importanti per la storia di Pianella e di Chieti; quest’ultima dominava sulle comunità, poste al di qua del fiume Pescara, anche sotto i Longobardi, che divisero l’area in Contea di Chieti ed in Contea di Penne.
Castellana, nel XV secolo posta con la forza, sotto il controllo della potente famiglia degli Acquaviva e Cerratina, posta sotto il controllo della Mensa Arcivescovile di Chieti, perdono la loro autonomia a danno della vivacità commerciale e politica.
Oggi le due comunità, quasi per una rivendicazione della Nemesi Storica, si trovano a ridosso della A 25, il grande Tratturo autostradale, proprio per continuare il collegamento della Tiburtina Valeria verso Aquila e Roma e del Tratturo Magno verso Aquila, Lanciano e Foggia.
Documenti antichi e la tradizione popolare menzionano la contrada Saracinesco; scavi archeologici su larga scala potrebbero darci delle risposte ai nostri interrogativi e spiegare la pregnanza del toponimo.
Nota:
Per maggiori approfondimenti, si rinvia agli studi di Andrea Staffa, Vincenzo D’Ercole , Adriano la Regina, e Gerhard Rohlfs, Studi e ricerche su lingua e dialetti d’Italia, Firenze 1972,p. 39..
Bibliografia
Vittorio Morelli, Toponimi della Provincia di Pescara, 1987.
Vittorio Morelli, Il fiume ed il lavoro, Antichi Opifici Idraulici tra il Pescara ed il Tavo con note sui mulini Sabucchi e Mapei, Pescara, 2016.
Vittorio Morelli, Historiae de Planella, Penne, 1979.
Vittorio Morelli, Il fiume ed il lavoro, Antichi opifici idraulici tra il Pescara ed il Tavo con note sui mulini Sabucchi e Mapei, Pescara, 2016.
Vittorio Morelli, Margherita d’Austria tra Ducato Papato e Impero, Pescara, 1987.
Eliseo Marrone, Il granaio d’Abruzzo, dal Comune all’Età Farnesiana, Pescara, 2012.
Fonti
Asmvv, Deliberazioni Comunali, secc. .XVII-XIX.
Aspe, Atti notarili, XVIII secolo.
Asna, Beni di S. Maria la Grande, 1619-1759.
Asna, Rivele dei beni dell’Abbadia, 1759.
Asna,Catasto dell’Abbadia (S. Maria Maggiore) di Pianella, 1424-1551-1685
Asna, Catasto del 1745 della Università di Pianella.
Asna, Catasto dell’Abbadia del 1748-1746.
Aspe, Catasto Murattiano del 1812.
Asna, La Generale Platea della Regia Badia di Pianella del 1766..
E’ consentita la riproduzione dei testi, a condizione che si citi la fonte.
Foto . VITTORIO MORELLI, Toponimi della Provincia di Pescara , Tip. Brandolini marzo 1987, pag. 155