La leggenda della Chioccia d’Oro (la Pitta), la Velocche della regina Teodolinda (VI-VII secolo d. C.)

VITTORIO MORELLI / GIU 01, 2022 / CULTURA/

Anche a Pianella è diffusa la leggenda della Chioccia d’Oro della Regina longobarda, Teodolinda, moglie di Autari, rimasta vedova, risposata con il re Agilulfo,

Secondo la leggenda, mai confermata, la Chioccia d’oro era nascosta, tra gli altri gioielli, nella cripta della Abbazia di S. Maria la Grande di Pianella, (lu tesore de Sandagnele).

La leggenda è diffusa e comune a Monza, dove la regina è sepolta nella Basilica di S. Giovanni Battista, in Romania, in Svezia, nell’Argentario, a Rocca di Monfalcone (GO), a Pavia, a Vigevano (PV), in Liguria, ad Ancona, nel Parco della Maremma (GR), a Pianella (PE), nei pressi del Monte Arazzecca in Castel di Sangro (AQ), a Pietrabbondante (IS), a  Manduria (TA), in diverse località del Cilento (SA).

I luoghi tutelari del tesoro sono le cripte delle chiese, boschi impraticabili, montagne scoscese e piene di grotte, di anfratti, di belve, di diavoli custodi del tesoro.

Secondo le leggende locali, la Chioccia (Teodolinda) protegge sette, dodici, tredici pulcini, che indicano forse i Ducati del Regno d’Italia.

A Monza, sulla lunetta del portale del Duomo, è scolpita la chioccia con i pulcini che beccano il becchime

L’uovo, i pulcini, la chioccia, il cavallo di Alboino, la colomba, apparsa nel sogno a Teodolinda, rappresentano la vita.

L’uovo sodo, impastato nel ventre del cavallo e della pupa pasquale, rappresenta il nucleo della vita, la resurrezione.

Ogni comunità ha la sua leggenda e la sua versione della rappresentanza della chioccia.

La Regina fu sepolta con il tesoro in un luogo nascosto della navata sinistra e poi nel XIV secolo nella  Cappella centrale del Duomo di Monza, con tutti i suoi gioielli, le collane di pasta vitrea, zaffiri e rubini, la corona d’oro e d’argento, forse la corona ferrea, croci, reliquari, vestimenti guarniti d’oro e d’argento.

Nel dialetto pianellese la chioccia viene chiamata col sintagma vélocche, termine di antica origine e finora di oscura etimologia; probabilmente deriva da una lingua antica, che sarà individuata appena possibile.

Il tuorlo in latino viene detto vitellus, in albanese e verdha, sintagmi molto vicini a vélocce, ma non ancora sufficienti a convalidare l’etimo.

La gallina viene detta in dial. pian. la halline, il gallo lu halle.

Chioccia, in italiano, è un sostantivo deverbale, che deriva dal tardo latino del verbo glocire; voce onomatopeica, passata a significare prima chiocciare, richiamare i pulcini e poi avviluppare, avvolgere col velo delle ali (le scénne) e con il corpo piumato la covata delle uova.

Forse il sintagma vélocche (vel-ov-ocche. ove l’occe), per polisemia,parte da lu velocce, che indica il tuorlo dell’uovo, la parte rossa, nucleo della vita, avvolto da lu chjare dell’ove, l’albume; invece l’ova ònice indica l’uovo inpietra, surrogato dell’uovo della covata, scambiato anche con sciacquelone, che significa uovo non fecondato e serviva a mascherare la mancanza dell’uovo, prelevato dal nido.

Il tesoro della Chioccia in oro e argento sbalzato, rubini e zaffiri, di pregevole fattura dell’arte bizantina, nelle località citate e in numerose chiese romaniche, non è stato mai trovato; l’unico rinvenimento venne fatto probabilmente nel Duomo di Monza, dove la Chioccia placcata in oro, argento e pietre, è conservata insieme alla Corona Ferrea e ad altri gioielli.

Bibliografia

Vittorio Morelli, I Longobardi in Abruzzo e Molise, (Chieti) 2009.

Vittorio Morelli, Racconti popolari pianellesi, Pescara, 1983.

Vittorio Morelli, Historiae de Planella, Penne, 1979.

FOTO : INTERNET.

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