A CURA DI REMO DI LEONARDO.
Nel mio girovagare per paesi e città d’Abruzzo, suonando con piccoli e grandi Bande, spesso mi è accaduto di scoprire storie, tradizioni e personaggi legati a luoghi prima di allora a me sconosciuti. E’ successo questa volta con la Banda “Città di Chieti”, diretta dal M° Marco Vignali, a Villa Santa Maria un piccolo paese di 1136 abitanti in provincia di Chieti in Abruzzo, tra i Monti dei Frentani, le Riserve Naturali di Rosello e il fiume Sangro, meglio conosciuto come la Patria dei Cuochi per via della rinomata scuola alberghiera e la cui tradizionale presenza di botteghe da formazione di chef risale al XIII e dato i natali per secoli a intere dinastie di “maestri” gastronomi e alberghieri.
Nel XVI secolo vi nacque san Francesco Caracciolo, considerato il "patrono" dei cuochi. Negli anni sessanta del XX secolo fu costruito un istituto alberghiero per conservare la tradizione, e fu istituito il museo del cuoco nel palazzo Caracciolo. Il 12 agosto 2002 il comune di Villa Santa Maria dedica una statua a san Francesco Caracciolo costruita da Alfredo Vismara. Da allora ogni anno si festeggia la ricorrenza.
Oggi la scuola e l’istituto alberghiero Marchitelli, nato nel 1939, è conosciuto in tutto il mondo, qui sono passati chef di fama come Alain Ducasse, Carlo Cracco e Bruno Barbieri.
Ma la cosa che forse molti abruzzesi e non sanno è che tra i tanti cuochi e qui è nato e vissuto anche un cameriere che ha lavorato in piena seconda guerra mondiale in Germania al famoso Nido delle Aquile prima e poi a Norimberga, servendo a tavola l'uomo più discusso del Novecento ovvero Adolf Hitler. Si tratta del cameriere Salvatore Paolini, nato il 26 luglio del 1924, è deceduto nel 2010 all'età di 86 anni.
Ma chi era Salvatore Paolini?
Il padre di Salvatore Paolini, Vito, emigrò negli Stati Uniti dove divenne minatore responsabile di una squadra della General chemical of Company nel 1923 fu costretto a tornare in Italia per assistere alla moglie gravemente malata.
Da ragazzo, dopo aver terminato le scuole elementari, iniziò a lavorare in un albergo di Villa S. Maria (CH). Poi per ragioni economiche, in quanto voleva guadagnare di più, si sposò a Roma dove prestò servizio dal Principe Colonna. Qualche mese dopo andò a lavorare all'Hotel Diana di Roma frequentato di sovente da ufficiali tedeschi i quali gli offrirono un lavoro in Germania dove sicuramente il guadagno era elevato anche perché il marco era ben quotato. Così andò in Germania a fare il cameriere in un albergo o meglio un centro di cure termali a Bad Mergenthein. Lì conobbe il direttore del Platterhof che gli chiese se voleva andare a lavorare al famoso Nido delle Aquile. E così andò anche se prima gli dovettero rilasciare un certificato di appartenenza alla razza ariana. Dei carabinieri andarono nel suo paese a prendere informazioni sulla famiglia e soprattutto sui ascendenti nella speranza che non vi fosse alcun antenato ebreo. Così dopo i dovuti accertamenti gli fu consegnato l'ausweiss ovvero il lasciapassare e approdò a Obersalzberg vicino Berchtesgaden nelle alpi bavaresi. Salvatore non sapeva chi avrebbe incontrato!
Quando iniziò a lavorare al Nido delle Aquile era l'unico cameriere italiano. Servì personalmente Hitler diverse volte ed altri gerarchi come Goering, Himmler, Bormann, Kesserling, Rosenberg.
Salvatore fu un grande ammiratore del popolo tedesco.
In una intervista ebbe a dire in merito a Hitler “per me almeno da un punto di vista privato posso dire che non era affatto arrogante ma piuttosto gentile nei modi ma anche nelle parole. Lui quando veniva già sapeva cosa avrebbe mangiato. Preferiva verdure verdi e patate. Non l'ho mai visto mangiare carne. Era un goloso di torte con la panna montata. Tutte le volte che mi avvicinavo per porgergli la pietanza non mi faceva mai mancare il danke (grazie) ed aveva sempre il sorriso sulle labbra non solo con i suoi commensali ma anche con me e gli altri camerieri.
A Salvatore, nell’ambiente di lavoro, gli volevano tutti bene perché era una persona discreta, non faceva mai commenti sulle questioni politiche ma solo lavorare. Ognuno stimava l'altro per il proprio lavoro. Rimase al Nido delle Aquileesattamente dal 10 ottobre 1942 al 4/2/ 1943.
A proposito Salvatore di fatti particolari al quale assistette racconta quando in occasione di una cena Bormann alludendo a Goering che non era più nelle grazie di Hitler, mentre quest'ultimo mangiava un piatto di prosciutto al forno con contorno di piselli, esclamò: "ich wuBte nicht dass das Schwein sein eigenes Fleisch iBt" (tradotto significa: non sapevo che il maiale mangiasse la propria carne).
Poi il trasferimento a Norimberga dove rimase dal 43 fino al 25/4/1945. Lì aveva la sua stanza con il letto di piume e addirittura il telefono in camera. Quando nel 45 l'hotel venne bombardato, Salvatore rimase tre giorni consecutivi sotto il rifugio. In Germania non si capiva più nulla. Non potendo rientrare in Italia con tutto quel che stava succedendo, si rifugiò in una tenuta tra la Germania e l'Olanda in quanto non poteva più rimanere a Norimberga perché era in pericolo di vita. Durante questo periodo fu alle dipendenze della signora Krostmann, il cui marito era in servizio militare per cui conduceva lei da sola l'azienda che era molto grande. Si adattò a fare l’addetto all'allevamento di vacche, cavalli ecc… in attesa di poter rientrare in Italia.
Pochi mesi dopo si recò in Francia a Nimes. Da qui fu più facile rientrare in Italia. A Roma prese una corriera fino ad Agnone dove un contadino con un mulo lo accompagnò fino a Villa Santa Maria.
C'era solo gran disordine. Lavoro non se ne trovava, bisognava arrangiarsi alla giornata. Quando poi quando le cose si stabilizzarono ritornò in Germania accompagnato dal nipote. Riportò il suo baule con i vestiti e tutto quello che avevo lasciato. Rientrato a Villa S. Maria dopo qualche mese trovò lavoro a Roma nei più grandi e lussuosi alberghi della capitale, ma non solo fu anche in Venezuela, a Venezia ecc.. ritrovandosi a servire ancora personaggi noti come Churchill, Primo Carnera, il Presidente Leone ecc…
Nel 1950 si sposò con Antonietta Finoli, figlia di Camillo che fu il cuoco del duca d'Aosta, che accudì fino alla fine, ultimo il viceré di Etiopia nel campo di prigionia inglese in Kenya.
Da Antonietta nacquero Vito, Donatella, Maria e Mauro nel 1951 tornò in Abruzzo e per 25 anni insegnò all’alberghiero di Roccaraso. Intanto inizia la sua passione per la gestione della cosa pubblica prima di diventare sindaco nel 1978 con la Democrazia Cristiana, per diversi mandati è consigliere di maggioranza e minoranza e quindi assessore.
Fu primo cittadino di Villa Santa Maria per quattro legislature, suo impegno per tutto un territorio. Si impegnò alla realizzazione del Poliambulatorio e la Centrale Idroelettrica comunale in un certo senso anche l'Istituto alberghiero. Fece costruire strade, la biblioteca comunale, ma soprattutto fondò la Scuola Alberghiera vanto dei migliori chef.
In una delle ultime interviste rilasciate Salvatore alla domanda se alla fine è stato più difficile servire Hitler o amministrare questo paese rispose: Sono state due esperienze belle ma diverse. Comunque ho sempre agito rispettando un codice morale. Il cameriere per me dovrebbe essere ancora oggi maggiormente rispettato. Nella vita conta non soltanto mangiare ma anche chi ti serve a tavola!
SITOGRAFIA
Matteo Del Nobile
https://www.ilcentro.it/chieti/il-cameriere-abruzzese-di-hitler-e-eisenhower-la-storia-1.58090
Roberto Colella
http://blog.quotidiano.net/colella/2014/12/26/il-cameriere-italiano-al-servizio-di-hitler/
L’incredibile storia di Salvatore Paolini, il cameriere abruzzese di Hitler