VITTORIO MORELLI.
A prima vista il nome Cepagatti può far sorridere come tanti altri toponimi italiani, come Chiavenna, Lecco, Caldonazzo, Bastardo, Belsedere, il cognome Cazzola, Ficara, Fico, etc.
L’origine del toponimo non è dovuto ad uno scherzo, ma è il frutto della storia, secondo un convincimento di chi scrive.
Cepagatti insisteva in località ricadente nel Ducato di Spoleto e nella Diocesi di Penne, e il luogo si trovava nei pressi del confine del Ducato di Spoleto e quello di Benevento, confine segnato sulla carta dal fiume Pescara, ma che in pratica non era tassativo, in quanto le terre alla sinistra del fiume da antichissima data ricadevano nell’orbita nella Città di Chieti, compresa la Diocesi; inoltre i duchi di Spoleto e di Benevento erano le stesse persone legate da uno stretto vincolo di parentela.
La presenza longobarda in Abruzzo è largamente acclarata da documenti, fonti paleografiche, dalla toponomastica, dalle consuetudini di famiglie chietine, le quali facevano stilare gli atti notarili con le clausole more Langobardorum.
Non mi dilungo oltre; per i curiosi c’è il volume I Longobardi in Abruzzo e Molise di Vittorio Morelli.
Ad esempio gli Attoni, conti di Chieti, erano anche conti di Penne o loro parenti stretti, per cui il toponimo Cepa-gatti deriverebbe da Caepa, Caesa Attonis-Ottonis, cioè terreno disboscato di Attone. Sulle frazioni di Rapattoni superiore ed inferiore, forse di origine patronimica, vedasi Ripattoni, Ripa di Attone nel teramano; ci incuriosisce la seconda parte del toponimo o antroponimo: attone.
Invece l’antico stemma di Cepagatti, che porta un gatto rampante “inferocito”, da cui deriverebbe il toponimo Cepa-gatti, alla lettera significherebbe acchiappagatti, è stato registrato così come lo stemma per dare una spiegazione ad litteram alla popolazione: si dice lo stemma parlante; invece il gatto raffigurato in modo “sfigurato” potrebbe essere stato scambiato con una lince, dimorante nel bosco o boscaglia, dove i Signori chietini andavano a caccia fino al XVI secolo, come attestato da una pubblicazione riguardante la caccia nel territorio di Cepagatti. La caesa nel tempo, abbandonata dall’uomo, tornava ad essere boscaglia.
In base all’antico sigillo di Cepagatti e a queste considerazioni, lo stemma, il gonfalone ed altri segni araldici andrebbero rivisti e aggiornati.
Serviamoci di valenti studiosi di araldica comunale, di cui l’Abruzzo è fornito, e abbandoniamo il provincialismo culturale.
V. Morelli, Toponimi della Provincia di Pescara, Pescara, 1987.