REMO DI LEONARDO ( Lacerba 29 luglio).
Centosessanta anni fa, il 12 marzo 1863, nasceva a Pescara Gabriele d'Annunzio, il poeta che fece della sua stessa esistenza un'opera inimitabile: insieme alla scrittura, alla vita militare, alle invenzioni pubblicitarie e linguistiche.
A ricordo di questo anniversario mi accingo a scrivere una pagina di storia pianellese poco conosciuta: il rapporto di amicizia intercorso tra Gabriele d’Annunzio e Silvina Olivieri consorte del Marchese Gesualdo III de Felici di Pianella.
Nel dicembre 1879, ancora sedicenne, pubblicò presso la tipografia Ricci di Chieti, a spese del padre, la sua prima raccolta di liriche intitolata Primo Vere, nata da impressioni di lettura delle Odi Barbare di Carducci. La raccolta ottenne un precoce successo di pubblico e di critica, fu recensita entusiasticamente dal Chiarini sulla rivista romana “Fanfulla della Domenica”, ma venne sequestrata ai convittori del Cicognini per i suoi accenti eccessivamente sensuali e scandalistici.
Nel maggio 1880 pubblicò una nuova edizione di Primo Vere, “corretta con penna e fuoco ed aumentata” e, per attirare l’attenzione del pubblico sul “nuovo” testo, il diciassettenne d’Annunzio ricorse ad un ingegnoso espediente: prima fece diffondere ai giornali la falsa notizia della sua morte per una caduta da cavallo e, subito dopo, con la smentita, annunciò la pubblicazione della sua seconda edizione dell’opera. In questa seconda edizione, compare una poesia dedicata alla illustre nobildonna Silvina Olivieri figlia del patriota Silvino Olivieri e della Marchesa Leocadia De Cambacérès, nonché consorte del Marchese Gesualdo III de Felici.
Silvina Olivieri Marchesa de Felici decorata con Croce di guerra come crocerossina nella guerra 15-18 e Stella della Città di fiume muore nel 1934.
A Pianella ricordano il suo buen retiro presso la Villa de Felici, poi abbattuta e a Castellamare Adriatico spesso soggiornava con il figlio per l’aria salubre. Ricordiamo che nella zona di Villa Delfina era presente una Via intitolata a Silvino Olivieri; queste informazioni sono utili per riscoprire un po’ di toponomastica di Pescara che fu aggiornata e quindi finita nel dimenticatoio nel corso dei decenni. Ringrazio Alessandro Morelli per le utili notizie sulle ville della famiglia de Felici e Olivieri.
La vita e l'opera di Gabriele d'Annunzio sono intrise di musica, non c'è studio dello scrittore pescarese che abbia potuto evitare di parlare di lui ignorando, trascurando i suoi numerosi e vistosi interessi musicali. Come poeta, d'Annunzio ebbe ovviamente un rapporto privilegiato con le arti. Ma la musica occupò saldamente la sua fantasia fin dagli anni dell'infanzia. Egli studiò musica con il maestro Odoardo Chiti assieme al musicista pescarese Vittorio Pepe, suo amico e coetaneo, il quale entrò al conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli l'anno in cui Gabriele andò a studiare a Prato. Disse di sé “Ebbi nella musica la mia natività e la mia sorte”.
Da questa passione, durata per tutta la vita, nasce la dedica di questa lirica giovanile di Primo Vere a Silvina la quale fu anch’essa appassionata musicista e cantante. In questa poesia il confronto è tra la fanciulla e la visione delle sirene da parte di Ulisse.”
Nel libro “ Feconde vennero le carte, studi in onore di Ottaviano Bensomi”, a cura di Tatiana Crivelli, edizioni Casagrande, Bellinzona, pagina 693; Alessandro Martini così si esprime in “Pianoforti poesia da Verlaine a Montale”: soprattutto il primo d’Annunzio ha sfruttato ed è ovvia la sua valenza erotica, il canto diventando nel caso il veicolo principale del fascino femminile, come già in tanta poesia del tardo Cinquecento e del Seicento, sorte attorno alla nuova figura della cantatrice spesso e volentieri anche suonatrice, e come qui “sirena” e “maga”. Il canto è ovviamente emesso dalle labbra della cantante e da queste si spera di ottenere anche altro: la vista e l’udito appagati suscitano le brame degli altri sensi”.
La versione della lirica qui di seguito riportata integralmente è tratta da “Gabriele d'Annunzio, Versi d'amore e di gloria”, ed. Mondadori collana Meridiani, Milano 2004, vol. I.
Alla Signorina Silvina Olivieri
Via da la rosea bocca fluiscevi
la nota a volo per l’aria tepida
si come un effluvio da ‘l fiore
ne’ mattini placidi d’aprile;
Via da la rosea bocca fluiscevi
la nota a volo per l’aria tepida
si come un effluvio da ’l fiore
ne’ mattini placidi d’aprile;
sotto le ciglia più bruni e fulgidi
gli occhi ogivali brillano: guardano
lontano lontano per l’alto
da ignoti fantasimi sorrisi.
Lenta, serena si perde l’anima
de ’l vostro canto ne’ dolci fascini;
dileguan suavi i pensieri
come un volo di farfalle in cielo.
Ed intraveggo là giù oceani
vasti d’azzurro: passano incognite
fanciulle da l’ali lucenti,
bianche, da le lunghe chiome d’oro;
poi palme verdi, pagode ergentisi
in orizzonti fiammei di porpora,
baiadere da’ fianchi di tigre
riguardanti con occhi fatali…
Ma ecco in mesto sospir si smorzano
l’ultime note: un subitaneo
sinfonico schianto di suoni
da li avorii prorompe fremendo;
prorompe a l’aria con strani turbini,
con trilli e fughe, come un volubile
nugolo di passere argute
che trasvola per li occasi rossi.
E segue il canto: la voce ha brividi,
strappi, sussulti, ha risi, ha murmuri,
bimolli che sono velluti,
che son baci e carezze di dee,
fa che s’allungan sì come vipere
vive ed alate ne l’aria lucida,
ricami sottili di trilli,
aüdacie, lentezze, agonie…
Siete una maga?… Io veggo un rapido
fluttar di forme indescrivibili,
mi sento svegliare ne ’l petto
gli entusiasmi de ’l mio primo amore;
e le sopite speranze aëree
con lieto ritmo ne ’l cor mi cantano;
torno a’ sogni pieni di sole,
a le febbri de l’arte divine…
Tal forse un giorno fra l’onde cerule
de ’l ionio mare gl’inni mesceano
fatali a ’l vagante nocchiero
le sirene da ’l virgineo seno.
Ivan gli alati suoni per l’aure
dolci siccome l’ambrosie olimpiche,
lontan lontano palpitanti
con gli effluvii de li aranci via.
Bella Zacinto intravedeasi
tra’ violacei vapor de ’l vespero:
in fondo una cerchia nivale
di montagne sorrisa da ’l sole.
Gabriele d’ Annunzio
La “Collezione d’Aloisio” in comodato d’uso è visitabile per ammirarla al Museo Casa natale di Gabriele d’Annunzio; per le opere dell’artista Costantino Barbella, annovera l’opera Sogni felici (1900) che secondo lo studioso e mecenate pescarese d’Aloisio può dare utili contributi allo studio dei legami di casa de Felici con i personaggi del Cenacolo di Francavilla al Mare. Il collezionista ci comunica che a Pianella era presente una scultura in terracotta con gli stessi tratti fisiognomici femminili donata dal Barbella con dedica e data “Alla nobile gentildonna marchesa Silvina Olivieri omaggio devoto 20.4.10”, come riportato nel Catalogo generale dei Beni Culturali al numero 1300086972.
Bibliografia
T. CRIVELLI, Feconde venner le carte - Studi in onore di Ottavio Besomi, Alessandro Martini, p.693 - Pianoforti in poesia: da Verlaine a Montale, Edizione Casagrande, Bellinzona 1997.
REMO DI LEONARDO “Abruzzesità e Dialetto in G. d’Annunzio”, Selezione di Poesia “G. Porto” - Premio Nazionale di Lettere, Arte e Scienze Città di Pianella, Ed. XV 22 dicembre 2012, MC Grafica, Cepagatti (Pe).