Nato nel ’98 a Pescara Marco Borrelli in arte Leiden muove i primi passi nella musica suonando amatorialmente come Dj. Più tardi grazie al freestyle si avvicina al rap, fonda con Ogma e Yankee i due collettivi Pioggiacida e Zds con i quali condivide le prime tracce e fa esperienza in qualche piccolo palco. Nel 2015 pubblica da indipendente il suo primo singolo “Vecchie 16” e nel 2017 l’EP di debutto “Chi sono”. Nel 2019 dopo uno stallo musicale, prende vita il progetto “Sottosopra”: band inedita crossover composta da Deerek, Stoned, Wavy, Leiden e Murai. Per necessità l’artista inizia a studiare canto e pianoforte. Nello stesso anno durante una serata della band al “MamiWata” incontra Micromega, produttore EDM con il quale collaborerà e che indirizzerà Leiden verso la musica elettronica. Fra il 2020 e il 2021 con lui pubblica: "Ghiaccio dentro”, “Vino Rosso” “Cosa Manca” e “Martae”. Dopo l’uscita di quest’ultima Leiden si trasferisce a Milano per seguire un master in Songwriting. Durante il 2022 pubblica “Ti amo”, “Le stelle” e “Voglio abbracciare il mare”, brani sperimentali autoprodotti, connessi fra loro visivamente grazie alla direzione artistica di Ragno. Mentre frequenta il master conosce Viani, compositore e produttore Mantovano con il quale collabora a nuovi inediti.
Ho deciso di cominciare a studiare un po' per necessità e un po' per curiosità. Nel 2019 ho cominciato le prime lezioni di canto in quanto sentivo di aver bisogno di migliorare la voce. Nel 2020 scelgo di studiare anche pianoforte, approfondendo materie come armonia e composizione: volevo capirne la magia, volevo entrare in quel mondo lì.
Ci ragionavo l'altro giorno, in un momento di solitudine. Ho iniziato a fare musica per capirmi. Da ragazzino il rap era il linguaggio piú immediato che sentivo per esprimermi e per raccontare a me stesso e agli altri le tante crisi personali e adolescenziali che vivevo. Passate quelle, ho capito che per me fare musica e scrivere aiuta a non sentirmi solo. Nonostante socialmente io stia bene con tutti, in fondo mi trovo davvero bene con pochi, e questo mi porta molte volte ad evitare di uscire, piuttosto sto con carta e penna, pianoforte o Ableton che sia, insomma sto con la musica. Se va bene anche la musica sta con me (c'è da considerare che anche lei ha anima) altrimenti passerò davvero una giornata da solo a girare in cerchio in casa.
‘Mosca bianca’ è un termine che ho nelle orecchie fin da bambino. Lo ha da sempre usato mia madre per descrivere la sua adolescenza in un paesino di provincia. ‘Mosca bianca’ è chi non è omologato, chiunque si sente fuori contesto. Un pezzettino di puzzle che non combacia con niente. Sentirsi così è spesso “disagiante” e nell'ultimo anno sono stato combattuto fra il cercare d'essere meno “me" oppure affermare con tutto me stesso la mia identità, senza paura di non far parte di nulla. In fin dei conti ‘Mosca bianca’ è chi ha il coraggio di ammettere chi è, anche se solo.