ELENA MALTA.
Follia è creatività, è l’agire della parte creativa del cervello, in rapporto alla parte razionale, diversa da Pazzia, che ci porta in altro contesto.
A supporto di tale argomento è molto interessante il termine dialettale della nostra parlata che attiene alla sfera del gioco; infatti in dialetto abruzzese e, nello specifico del dialetto pianellese, abbiamo:
- la pazzìje le pazzìje
- pazzijare - jome a pazzijà - mettòmece a pazzijà - che sti a pazzijà ...!
- lu pazziarelle
Tali termini ed espressioni si riferiscono al gioco dei bambini che si intrattengono da soli o in gruppi variamente assortiti, interpretando un ruolo, come in un’azione di teatro, che riproduce la vita in una serie di comportamenti spontanei e continui basati sulle loro ricchezze interiori, giochi che, se interrotti, si potranno riprendere l’indomani o comunque a distanza di tempo, in altro luogo, in altre forme sempre creative, apportandovi opportune varianti, con altri gruppi differenti, inclusivi di unità e componenti diverse.
La Pazzìje è riferita ai bambini, agli animali per addestrare, o semplicemente agire, il loro mondo interiore in crescita. E si capiscono subito tra loro se si fa finta di ..., se si “pazzìja a ...”, se si pone che quello sia ... (2 scalini stretti ...saranno una macchina con uno che guida e un passeggero dietro) e senza costruire scene artificiose , parte la pazzije e va avanti finchè si vuole e se poi si svolta in un’altra idea, tranquillamente si svolta tutti senza una regia precostituita.
Spontaneamente si “pazzìje” per mezz’ora, per mezza giornata, in un ambito di spazio e tempo reali che però assumono tratti fantastici, entrando ed uscendo da quella dimensione con disinvolta facilità.
Quanto dice questo termine dialettale!
Quanto è vicino al mondo della creatività in tutte le forme di Arte.
Perchè ogni Arte è ” ..‘na pazzìje”.
Non rende solo l’idea del gioco, del giocare; è tutta l’abilità di partecipare al gioco della vita, con quei mezzi toni della ironia che stacca dai drammi e dai lati insoddisfacenti della vita, con la saggezza dei bambini: basta impostarlo, crederci e saperlo fare, saperci stare e poi farlo durare, senza contare tanto su altro appoggio che la propria fantasia a briglia sciolta.
Quanto è vicina alla scrittura l’idea de “la pazzìje”, alla poesia, alla musica, alla pittura, alla scultura, al ricamo.
Ti passa in mente un filo di parole, un ricciolo di vento, un taglio di luce, un motivo, una forma e ti ritrovi al tuo pezzo ...di carta, di tela, di legno, di pietra a comporre pezzi d’Arte, validi per te, per soddisfare la creatività interiore che vuole esprimersi e realizzarsi, a crijà ‘nu pazziarelle pe ‘ncantà stu cìtele belle”, per intrattenere quel nostro bambino interiore che ci portiamo dentro a vita con la sempreverde viva disponibilità ad alimentare e tenere acceso il fuoco de “la pazzìje”, altrimenti come avremmo potuto accogliere le gioie e superare i colpi scuri lungo i giorni e traghettarci qui, in salvo fino a questa ora?