REMO DI LEONARDO.
La società economica nel primo periodo servì a risollevare l'agricoltura della provincia di Teramo ancora avvolta ed imprigionata dalla natura. Grazie alle iniziative suggerite dai membri della Società e dai privati cittadini che si incominciò a rendere produttivi i terreni incolti, mentre prima si coltivavano solamente i terreni più fertili con un prodotto appena sufficiente al consumo della popolazione. Intorno al 1814 veniva promossa la coltivazione della patata, prima quasi sconosciute. Si diffusero ai principi di coltivazione dei campi, la rotazione delle colture, l'uso di opportune concimazioni; si lottò contro pregiudizi e timori per diffondere l'irrigazione, e, dove non potevano giungere le limitate finanze provinciali, si esorto ai privati ad intervenire. In breve la Società Economica svolgeva la sua attività all'unisono con il Consiglio Provinciale, infatti media la prima aveva la funzione che tutt'oggi in parte hanno la camera di industria e commercio e l'ispettorato dell'Agricoltura uniti insieme la seconda svolgeva la sua azione facendo in modo che i prodotti esuberanti potessero spostarsi il più rapidamente possibile nell'ambito della provincia, creando anche dei centri di raccolta per l'esportazione di cui uno a Penne. (7)
Dal 1810 al 1812 era segretario perpetuo della società ad agricoltura Vincenzo Comi il quale fu il primo in tutto il Regno delle due Sicilie a impiantare a Teramo una fabbrica di cremor tartaro. Nel 1824 invio a Napoli un forte quantitativo di cremor tartaro che venne poi esportata a Londra dal suo amico e socio Camillo De Felice barone di Pianella.
Nella seconda fase come è stato accennato la Provincia godeva di un maggiore benessere perché in essa maturarono i frutti dell'attività della precedente fase punti infatti l'agricoltura ma anche le industrie e Le manifatture fecero un grande salto in avanti, da vendere la provincia quasi autosufficiente per la maggior parte dei consumi, non solo ma si ebbe anche una produzione esuberante, tanto che parte di essa venne esportata nel regno, nel resto d'Italia e all'estero.
Dal 1830 aumentarono i terreni coltivabili con il prosciugamento delle zone paludose. La coltura dell'ultimo dell'Olivo, che nel passato era stata trascurata, si diffuse sempre più, fino ad avessi raccolti abbondanti, superiori di molto al fabbisogno. Di cereali se ne raccolsero sempre in quantità superiore alla necessità locali, ed anche la cultura della patata si estese notevolmente. Aumentò il patrimonio zootecnico e le razze furono notevolmente migliorate, grazie soprattutto all'importazione delle vacche svizzere è merinos.
In questo periodo si regolò e sviluppò l'irrigazione. A Pianella nel 1865 la più vicina fontana pubblica era a circa tre chilometri dal paese, vi si abbeveravano gli animali e si attingeva all'acqua per l'uso cittadino. Pertanto per ragioni di salute di stanza e acqua più salubre, il comune di Pianella con deliberazione del 11 giugno 1865 stabilì di costruire una pubblica fontana presso l'abitato stesso. Nel 1869 venne presentato un progetto di massima per una conduttura di acqua potabile da fonte Rio (Rigo) in territorio di Civitaquana su questo argomento torna, nel 1882, a parlare del l'illustre concittadino Gesualdo De Felice in un nobile messaggio che rivolge alla popolazione degli amministratori pianellesi Pietro ricordando come "le ridenti, urbetoso e fertile colline del territorio circostanti dal paese sono ricche di sorgenti d'acqua saluberrima, che con poca spesa e con facilità potrebbero essere condotte sino a Pianella. Utili ed indispensabili furono le fontane rurali presenti in tutto il territorio.
Remo DI LEONARDO, articolo tratto dal Catalogo 4 Festa della Campagna, Rassegna di Arte e Cultura popolare abruzzese, luglio 1999.
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