Daniela D'ALIMONTE.
Manoppello è un comune situato a 275 metri sul livello del mare con il nucleo storico originario che si trova su una collina alle falde settentrionali della Maiella, tra la sponda destra del Pescara e la collina di Serramonacesca e la parte più nuova, Manoppello Scalo, lungo la vallata del Pescara attraversata dalla Tiburtina Valeria. La superficie del territorio comunale è confinante con Chieti e Casalincontrada per la provincia di Chieti, con Serramonacesca, Lettomanoppello, Turrivalignani, Alanno e Rosciano per quella di Pescara. In dialetto nella forma più arcaiaca è chiamato manippiollë, con frangimento della vocale tematica in -io-, in quella più recente manuppèllë. L'etnico è in italiano manoppellese, manoppellesi, mentre in dialetto manuppellësë al singolare e manuppellisë al plurale. Le prime attestazioni sicure del nome sono del decimo secolo e si trovano nel Chronicon cassinese in relazione ad un Priore Giovanni di San Liberatore che tra il 934 e 933 diede in affitto un terreno apud marchiam in Manupplello; nella donazione del 1075 - 1076 che Berardus filius quondam Adammi fece al priore Giovanni di San Liberatore dei suoi possedimenti si legge: in ipso castello Manuplello; e poi ancora attestazioni del nome sono nel Comitis Manupplelli dell'anno 1039, nel De Manuplello del Chronicon Casauriense per il 1103; nelle forme Manuppelli e Monoppelli del Catalogus Baronum (anni 1158-1168). La spiegazione del nome è abbastanza agevole. Per la sua etimologia esso risale al latino tardo manupulus, trasformatosi da un originario manipulus, e significa 'fastello, manata di fieno, di grano'; in questo caso la forma è diminutiva tramite suffisso-ellus > manuppellus, letteralmente il toponimo indica quindi un 'piccolo govone di grano'. Da notare che alla base del termine, vi è la forma tardo latina manua, al neutro plurale, nel significato di 'mani' in quanto vi è il rinvio semantico alla quantità di grano che può essere contenuta proprio nelle mani. Il termine manupulus si è conservato direttamente nei dialetti abruzzesi nelle voci manopplë, manoppjë che vale appunto il 'covone di grano'. Questo toponimo è interessante perché costituisce un esplicito riferimento alle attività agricole dell'uomo perpetrate nel territorio fin dal passato più antico, colture fondamentali come sicuramente la coltivazione del grano ed altri cereali a cui l'idea del covone rimanda e particolarmente congeniali al territorio in questione. Anche il sigillo ottocentesco, con un motivo iconico legato al covone di grano e ripreso sostanzialmente nell'attuale stemma comunale, conferma questa ricostruzione. Manoppello si trova nell'area di San Liberatore ma non appartenne mai a questo monastero. La sua esistenza in epoca longobarda è dimostrata tra l'altro dal diploma apocrifo di Ludovico II dell'anno 874 di cui non abbiamo notizie certe sulla veridicità e dove lo si nomina tra le donazioni fatte all'Abbazia casauriense nel riferimento di un castaldato de Manuplello. La feudalità di Manoppello è stata importante, è assai prestigiosa fin dal decimo secolo e lo confermano le maggiori fonti medievali. Il luogo era un fulcro normanno nel cuore dell'Abruzzo, a partire dall'ultimo quarto del IX secolo, ad opera di Ugo Malmozzetto che fu invasore dei territori e fermo oppositore del potere abbaziale di Casauria. Dopo di lui comparve come feudatario nel 1091 Drogone Tascius Normandus che partì per le crociate in Terrasanta nei primi anni del XII secolo dopo aver venduto l'abbazia di San Clemente, Popoli e l'episcopio di San Pelino al Conte Riccardo di Manoppello. La Contea fu assegnata poi a Ruggero II d'Altavilla e a Boemondo di Tarsia nel 1140. Successivamente la Contea di Manoppello passò alla potente famiglia dei conti de Palearia che, tra il 1197 e il 1208, avviarono la costruzione dell'Abbazia cistercense di Santa Maria Arabona, autentico gioiello dell'architettura religiosa, punto di arrivo, nel territorio locale, di forme e tecniche che il monachesimo cistercense importava dalla Francia; la sua costruzione fu purtroppo interrotta nel quattordicesimo secolo. Dalla seconda metà di questo secolo vi sono gli Orsini che hanno facoltà di battere moneta; nel 1423 Braccio da Montone assedia anche Manoppello, nel XVI secolo si succedono prima gli Alviano e poi i Colonna che contesero la Contea agli Orsini fino a che nel 1553 si estinse questo ramo dei conti di Manoppello. Durante l'invasione francese del 1799 Manoppello soffrì fatti di sangue per gli scontri tra i fautori del re e i Giacobini, sia per gli oneri fiscali che per il brigantaggio antifrancese. Vi furono di conseguenza feroci repressioni. I fatti storici dell'800 e del'900 vedono la partecipazione di Manoppello più marginale. Solo un cenno alla presenza nel luogo del santuario del Volto Santo di Manoppello eretto dai frati minori cappuccini tra il 1617 e il 1638 e meta di pellegrinaggi in quanto vi si conserva impresso su un velo il volto sofferente di Cristo identificato con quello usato dalla Veronica durante il Calvario. L'antico sigillo si può trovare impresso in documenti conservati nell'archivio di Stato di Pescara, è di forma ovale, attorno reca la scritta MANOP e PELLO e al centro l'immagine di un covone di grano, un manipolo appunto, legato da un nastro. Anche lo stemma attuale ripropone l'immagine del covone di grano su un campo verde con sfondo azzurro.