“Frammenti di un Prigioniero” di Lino Manocchia. Elso Simone Serpentini e Walter De Berardinis curano l’edizione in ricordo del giornalista giuliese

REDAZIONE.

Pubblicati da Artemia Nova Editrice “Frammenti di un prigioniero” di Lino Manocchia, gli appunti scritti dal giornalista giuliese scomparso nel 2017 durante la sua permanenza in un campo degli Internati Militari Italiani.

«Dopo la resa, ci fu una lunga odissea sui vagoni merci. I campi d'internamento tedeschi non si potevano definire certamente “umani”, ma meglio della morte erano. Quando ancora oggi mi chiedono perché non scrivo un libro-ricordo di tutte le vicende italiane e americane, rispondo che la storia è quella che è, resta, ma il più delle volte si dimentica. Perciò desidero dimenticare anche la Germania ed i suoi lager».

Lino Manocchia, giuliese, decano dei giornalisti abruzzesi in America, aveva dato questa risposta per anni, anzi per decenni, anche dopo essere diventato un giornalista affermato e scrittore di valore. Incredibile, ma vero: Lino negli anni del suo internamento in un lager tedesco aveva tenuto quasi giorno per giorno un diario, scritto a matita, a volte con segno così debole da risultare quasi illeggibile, e aveva appuntato tutti i drammatici eventi che si erano susseguiti in un’esperienza dolorosa, iniziata all’indomani dell’8 settembre, dopo la resa dell’Italia che aveva fatto diventare nemici gli italiani agli occhi dei soldati tedeschi e accusati di essere “traditori”, alla liberazione all’arrivo degli americani. Quel libriccino, reso smagrito dal gran tempo trascorso per la perdita di non poche pagine e ingiallito in quelle conservate, era rimasto sempre con lui, anche quando era emigrato in America e lo aveva accompagnato fino agli anni di una ancora lucidissima vecchiaia, ma inedito. Era rimasto come un segreto covato gelosamente nel suo cuore e nella sua memoria. Tuttavia quelle pagine riportavano alla memoria, rileggendole, giorni memorabili, dal primo giorno di una prigionia insopportabile fino all’ultimo. Le frasi e gli appunti del libriccino, vergate con una povera matita, contenevano riflessioni, pensieri, idee di un naufrago che il destino aveva reso tale, forzandolo a chiedersi ogni giorno quale sorte fosse toccata ai suo famigliari. Le vicissitudini raccontate nel libriccino non andavano più nascoste.

Così Lino anche per un personale rapporto di stima e di affetto con Maria Teresa Orsini, direttrice di Artemia Nova Editrice, glielo spedì da oltre Oceano, da Cambridge in USA, pregandola di curare un’edizione a stampa, insomma di farlo diventare un libro. Lo spedì che stava per compiere 95 anni. La casa editrice lo considerò una reliquia, e poi lo affidò per la cura di stampa a due professionisti del settore della ricerca storica sul campo. Elso Simone Serpentini e Walter De Berardinis. Lino fece in tempo solo a vedere e ad apprezzare le prime bozze di questa sua rara e preziosa testimonianza sui lager tedeschi per Internati Militari Italiani, poco prima di spegnersi, nel marzo 2017, pochi giorni dopo aver compiuto, il 20 febbraio, 96 anni. La sua morte aveva determinato un fermo del progetto editoriale della pubblicazione del suo “Frammenti di un prigioniero”, ma finalmente il libro è stato pubblicato ed è in distribuzione.

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