Estratto sugli studi di toponomastica pescarese. Oggi è la volta del nome di Pescosansonesco.

DANIELA D'ALIMONTE

Questa vi ripropongo in lettura, un mio estratto sugli studi di toponomastica pescarese. Oggi è la volta del nome di PESCOSANSONESCO: ecco come nasce e cosa significa ed ecco quanta storia, spesso sconosciuta, nascondono i nostri territori. Pescosansonesco è un centro a 47 chilometri da Pescara, su un colle alla sinistra dell'alta valle del fiume Pescara. Il toponimo in dialetto è lu piešchiǝ.

L’etnico è pescolano, pescolani; in dialetto pëschjulanë e anche pësculènë, pesculiénë anche pëschésë, sia al singolare che al plurale. Il paese è formato da due zone: la prima è Pescosansonesco vecchio che si trova a 558 metri sul livello del mare, su uno sperone di rilievo allungato, solcato alla base da fossi che hanno determinato una frana distruttiva nel 1934, preceduta anche dall’altra calamità del terremoto del 1908. La seconda zona, più nuova, è a circa 2-3 chilometri dall'originale ed è Pescosansonesco nuovo, situato a 540 metri sul livello del mare. Confina con le aree comunali di Capestrano per la provincia dell'Aquila, di Corvara, di Pietranico, di Castiglione a Casauria e di Bussi sul Tirino per la provincia di Pescara.

Negli ultimi decenni dell'Ottocento Pescosansonesco rientrava nel mandamento di Torre dei Passeri del circondario di Penne ed apparteneva alla provincia di Teramo. Una attestazione del nome si rintraccia nel Privilegio di Ludovico II, riferito all’anno 875 di conferma dei possedimenti di S. Clemente ( Ludovici II Imperatoris Augusti Privilegium fundationis, et dotationis Monasterii Sancti Clementis in Piscaria anno Domini DCCCLXXV): “…In Penne, et cetera Uliculam, Pesculum, ....et cetera".

Nel Chronicon, alla carta 158 r., è riportato anche il racconto della fondazione del castello da parte dell’abate Adamo riferito all’anno 981: aliud etiam castellum aedificavit, quod Pesclum appellavit ...in quo transtulit Carufanum, Ozanum et Bisanum et Capitinianum. L’abate cioè avrebbe accorpato tutte queste località e vi avrebbe costituito il castello chiamato Pesculum; in realtà dai documenti si evince che Pesco esisteva già prima di questo incastellamento. Il nome viene poi documentato anche nel Catalogus baronum per gli anni 1150-1168 nella forma: et pescum. Alla base vi è una voce molto antica, addirittura di origine osca: peesslum/pestlum ‘podio, basamento’, da confrontare probabilmente con la voce greca passalon, passalos ‘chiavistello’ che passa poi al latino e al latino medievale soprattutto, nella forma pessulus, pesclus, e da qui ai dialetti abruzzesi e molisani con una evoluzione semantica verso una caratteristica geomorfica del terreno ovvero ‘poggio, altura, roccia sporgente’ . In italiano il termine ‘pesco’ è geografico e indica proprio la roccia a picco, lo strapiombo. Il termine si usa dunque per indicare un luogo posto su un altura, caratterizzato da rocce scoscese come è appunto il borgo di Pescosansonesco.

Si ritrova variamente attestato nell’Italia centro meridionale; ad esempio, in Abruzzo vi è anche Pescocostanzo, nel reatino Pescorocchiano ecc. Il secondo componente ‘sansonesco’ è una formazione aggettivale con il suffisso germanico-latino -iscus di Sanso nome personale. Un Sanso insieme con il fratello Walterius, figli di un certo Rainaldo, risultano già nel Chronicon casauriense componenti di una famiglia dell’XI secolo che “tenebat possessiones quae abusive fuerunt appellatae Sansoniscae, ex nomine Sansonis”. Ma il nome appare ripetuto anche in documenti sempre della zona intorno al decimo secolo. Nelle successive attestazioni, nelle Rationes decimarum del 1321-1324, si trova scritto In Pesculo Sedonisco e clerici de Peschusendonisco e in quella del 1328 in Pesculo sansonisco. Probabilmente le due forme precedenti sono legate da un errore di trascrizione e già qualche anno dopo, come si vede, viene ripristinata la forma con alla base il nome Sanso.

Anche il Giustiniani parlando della denominazione Peschio-Sansonesco l’aveva ricollegata alla famiglia dei Sansoneschi, celebre nel secolo nono e decimo in tutta la valle sulmonese. Numerosi documenti del Chronicon compresi tra il 987 e il XII secolo confermano il potere feudale del monastero nella zona come, ad esempio, un documento del 1111 con il quale alcuni Baroni locali riconoscono all'abate Alberigo i diritti di Casauria sui vari Castra tra i quali lupesclu e la presenza del termine più volte ripetuto di Terra sansonesca dimostra la presenza di questa famiglia sul territorio.Il luogo in esame mostra una continuità nell'insediamento umano che sicuramente inizia nelle fasi preistoriche; esse infatti sono state documentate da rinvenimenti di manufatti del Neolitico e dell'età del bronzo. Le tracce di insediamento sono sparse nell'attuale area comunale e furono segnalate già durante il XIX secolo.

Nella località Monte la Queglia-Pizzo della Croce, si trovano i resti di un santuario italico-romano frequentato dal quinto secolo a. C. fino alla fine del IV secolo d. C. che ha restituito oggetti votivi, oltre che una notevole statuina in bronzo che raffigura Giove. Sembra che proprio da questo sito pescolano provenga anche un bracciale di bronzo databile al quinto secolo a. C. che riporta una iscrizione contenente una menzione in lingua osca: OMBRIJEN AKREN che significa “agro umbro”. Secondo Pierluigi Calore in questo santuario avvenne il giuramento degli italici al tempo della guerra sociale contro Roma. Sono state inoltre trovate resti di necropoli italiche, costruzioni varie esempi di vici italico-romani.

Nei pressi di Pescosansonesco vecchio il convento annesso alla chiesa di Santa Maria degli Angeli presenta parti di un edificio più antico preesistente, sicuramente pagana e infatti vi è una lastra di pietra che contiene un'iscrizione che ricorda come quella costruzione fosse stata stabilita da parte di sei mag(istri) Mar(tis). Evidentemente si tratta della costruzione di un tempio che era dedicato a Marte. Vi sono inoltre tracce di necropoli nella località Olivola, di abitato altomedievale nella della curtis de blesiano. Nonostante la guerra gotico - bizantina, villaggi e fattorie proprio dell'area di Santa Maria de blesiano si protraggono fino al sesto-settimo secolo anche dopo l'insediamento longobardo. Blesiano è toponimo indicante una località e una curtis, in un documento dell'anno 983 .

Il toponimo è tuttora esistente nel titolo della chiesa di Santa Maria di Blesiano o Blasiano mentre per la zona si è corrotto in ‘Ambrosiana’ e corrisponde al luogo in cui è stato costruito Pescosansonesco nuovo dopo la rovinosa frana degli anni trenta che distrusse gran parte del centro storico. Nel quattordicesimo secolo si assiste all'affermazione della Signoria feudale dei Cantelmo. Questa famiglia già possedeva Popoli e restò nella terra di Pesco fino alla metà del XVI secolo. Il Feudo fu acquistato poi da Fabio D'Afflitto dei conti di Trivento e di Loreto i quali lo vendettero nel 1602 a Muzio Epifanio di Chieti.

Nella seconda metà del Seicento il territorio pescolano insieme a molti paesi del teramano soffre la piaga del brigantaggio tant'è che nel 1653 l'Università sottoscrisse un documento con l'impegno a provvedere a proprie spese al reclutamento di una milizia di difesa e sorveglianza. Nel 1669 il feudo è posseduto dal Barone Giulio Cesare Epifanio, dal XVIII secolo e fino all'eversione della feudalità divenne una Baronia dei Valignani. Il Sigillo antico dell'Università di Pescosansonesco, che si trova in un atto del 1730 ed è conservato presso l'archivio di Stato di Chieti, è di forma circolare e raffigura un leone rampante con una scritta intorno di cui si legge solo: “…ONESCO”. Un bel sigillo del 1810 presente su documenti conservati nell’Archivio di Stato di Pescara, presenta invece il simbolo di un aquila con una corona in alto con le ali abbassate aperte con la scritta: "COMUNE DEL PESCOSANSONESCO". Nell’attuale stemma comunale ritorna nuovamente il leone rampante all'interno di uno scudo quadrato con in alto una corona turrita e in basso due rami intrecciati di alloro e quercia.

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