REMO DI LEONARDO.
Smarrire la memoria storica è un arretramento di civiltà. Ci sono pagine di storie di personaggi che nel '900 hanno dato un bellissimo esempio di tenacia, determinazione e coraggio. E' proprio il caso di Maria Elia De Seta Pignatelli, nata a Firenze, il 24 marzo 1894.
Maria, figlia dell'ammiraglio Giovanni Emanuele Elia, inventore della torpedine da blocco, largamente usata nel primo conflitto mondiale, e di Beatrice Benini, sposò molto giovane, in prime nozze, il marchese Giuseppe de Seta, figlio di Francesco De Seta già senatore del Regno e Prefetto di Palermo, e in seconde nozze, nel 1942, il principe Valerio Pignatelli di Cerchiara nato a Chieti il 19 marzo 1886 da Michelee da Emilia Valignani, una famiglia nobile italiana di origine normanna che per secoli visse a Chieti, in Abruzzo, determinandone i fasti e lo sviluppo socio-economico dal XV al XVIII secolo.
Nel paese di Villanova (Cepagatti) (Pe) esiste ancora oggi Villa Pignatelli, in origine casa di campagna dei Valignani e successivamente residenza dei Pignatelli.
Maria e Valerio unirono due caratteri avventurosi ed impetuosi, entrambi prorompenti nel più appassionato "amor di patria."
Nel 1919 dovette scappare dalla Toscana, a causa del biennio rosso, e dietro consiglio di un sacerdote che le aveva descritto la bellezza dei monti calabresi si trasferì nella Sila catanzarese.
Nel 1923 diresse la scuola di avviamento al lavoro di Catanzaro. Intrattenne salotti ben frequentati nel Palazzo Forcella De Seta di piazza Kalsa a Palermo da lei acquistato nel 1922 e nella sua casa di Piazza Farnese a Roma.
Maria Elia praticò sport audaci e amò rischiare in lunghe e temerarie navigazioni a vela. Eclettica promotrice dell'élite socio culturale del Mezzogiorno d'Italia, fu in contatto, tra gli altri, con Renato Guttuso e Corrado Alvaro, Filippo Tommaso Marinetti e Gabriele D'Annunzio, che la apostrofò "Silana Domina".
Nel 1929 ebbe una relazione sentimentale con il ministro dei Lavori Pubblici Michele Bianchi. In qualità di vicepresidente dell'Istituto Italiano dei Castelli, operò per la salvaguardia dei beni culturali della Calabria cercando di creare gruppi di lavoro che potessero arginarne il degrado.
Organizzò nel 1937 nella sua Galleria Mediterranea a Palermo una delle prime mostre di arte contemporanea nell'Isola. Amica tra gli altri di Benito Mussolini, Paolo Orsi, Umberto Zanotti Bianco, Edoardo Galli, Massimo Bontempelli, Mario Missiroli e Ghitta Carell, Emilia Zinzi.
Durante la seconda guerra mondiale Insieme al marito, Valerio Pignatelli fu attiva nella opposizione fascista all'esercito anglo-americano.
A questo fine i coniugi si spostarono a Napoli, in una casa sita sulla collina Monte di Dio, presso il collegio della Nunziatella, al 'Calascione'. La zona era frequentata dalla migliore intellettualità liberale e antifascista. Proprio durante i numerosi ricevimenti, i Pignatelli traevano notizie sulla situazione politica e militare. Uno dei principali collaboratori fu Ferdinando Di Nardo, futuro deputato del MSI.
Maria Elia Pignatelli, poco prima della morte, avvenuta a Nicastroin un incidente stradale, 10 marzo 1968, donò il suo fondo librario costituito da oltre 1500 volumi alla Biblioteca provinciale Bruno Chimirri di Catanzaro, con opere rare dei secc. XVII e XVIII riguardanti la Calabria.
Scrisse diversi libri:
Introduzione alla Calabria / di Maria Pignatelli. - Cosenza: Casa del Libro [oggi Brenner Editore], 1966.
La Torre della Marchesa / di Francesca Simmons. - Cosenza: Brenner Editore, 2018 [nuova edizione] ISBN 9788894985016.
L'ape furibonda. Undici donne di carattere in Italia / di Claudio Cavaliere, Bruno Gemelli, Romano Pitaro (prefazione di Susanna Camusso). - Soveria Mannelli: Rubbettino, 2018.
Sul Movimento Italiano Femminile
La lampada e il fascio. Archivio e storia di un movimento neofascista: Il «Movimento Italiano Femminile». / di Roberto Guarasci. - Reggio Calabria: Laruffa Editore, 1987.
Vivere pericolosamente. Neofascisti in Calabria oltre Mussolini / di Katia Massara. - Ariccia: Aracne Editrice, 2014.
Nel 1937 sia Gino Severini che Renato Guttuso ne realizzarono due ritratti: in particolare fu la nobildonna a presentare a Roma al pittore siciliano Maria Luisa "Mimise" Dotti, sua modella storica e futura moglie.
Nel 1966 pubblicò a Cosenza il volume Introduzione alla Calabria, iniziato già nel 1920, in parte un diario del suo avventuroso arrivo in Sila, in parte un romanzo e saggio storico sulla Calabria.
Il 28 ottobre del 1946 Maria Pignatelli costituì il Movimento italiano femminile (MIF) Fede e Famiglia il primo movimento organizzato e non clandestino del neofascismo italiano mentre, il marito Valerio, nel dicembre dello stesso anno, partecipò alla riunione costitutiva del MSI in Corso Vittorio Emanuele 24, a Roma, nello studio del ragionier Arturo Michelini, insieme a Pino Romualdi, Giorgio Almirante, Giorgio Bacchi, Giovanni Tonelli, Cesco Giulio Baghino, Mario Cassiano, Roberto Mieville, Giorgio Pini e Biagio Pace.
Il MIF nasceva a Roma, in zona extraterritoriale vaticana, con scopi ufficialmente assistenziali: la vasta rete delle amiche di Maria Pignatelli provvide a sostenere economicamente e spiritualmente i fascisti incarcerati fino alla metà degli anni Cinquanta. Contribuì non poco a porre le condizioni per la nascita del nuovo soggetto politico del MSI, grazie ai discreti sostegni economici provenienti dagli italiani emigrati in America Latina.
Un Movimento composto da donne ma con una branca maschile all'interno della quale figuravano figure di spicco del nascente MSI come Ezio Maria Gray che del partito della Fiamma sarà vicesegretario nazionale.
Allo stesso tempo, però, il MIF intesseva relazioni più ampie con pezzi importanti della Democrazia Cristiana. si erano, poi, posizionati in schieramenti diversi e che, a titolo differente, esercitano un'influenza: è il caso del Senatore Vittorio Rolando Ricci che oltre ad essere stato eletto nelle file dei liberali, lui ex monarchico poi mussoliniano, era un collaboratore del Corriere della Sera. Non è un caso, dunque, se troviamo lettere della principessa Pignatelli indirizzate ad Aldo Moro, allora Guardasigilli, in cui si ribadiva non solo l'appello accorato ai valori cristiani ma il sacrificio per la patria compiuto da alcuni fascisti ancora in prigione proprio poco prima della seconda amnistia del 1953.
Il MIF ebbe una ramificazione nazionale e furono molte le militanti che aiutarono la loro leader Maria Pignatelli in questa impresa: è importante ricordare, tra le altre Lina Barracu e Mina Magri Fanti. La prima era la moglie del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri della RSI mentre la seconda, nobildonna romana legata al regime fascista, mise a disposizione la sua casa ed i suoi contatti nell'aristocrazia e nella curia vaticana. Risulta chiaro da questi brevi cenni come si strutturò un movimento nazionale neofascista che al di là del mero aiuto materiale ai detenuti, ed i fascicoli erano circa 3300 mentre i casi dibattuti più di 1300, il MIF era un soggetto politico attivo che stringeva alleanze ampliava l'area di consenso del MSI e cominciava unna lunga ma incessante opera di riscrittura della storia e di popolarizzazione di un messaggio antidemocratico e anti-resistenziale giunto fino ad oggi.
La principessa Pignatelli non è, dunque, una figura secondaria ma, insieme alle sue sodali, rappresenta un punto nevralgico per comprendere non soltanto il ruolo e la rappresentazione della donna nell'immaginario fascista ma lo sviluppo della cultura politica neofascista.
Nel fascismo e nella sua natura complessa convivevano la propaganda, maggioritaria, verso una figura femminile relegata ai lavori domestici e di cura, tendenza questa che derivava dal tradizionalismo cattolico e che ritroveremo nel secondo dopoguerra, insieme ad una visione, minoritaria ed elitaria ma non per questo non degna di nota, della donna combattente, attivista politica e persino anticonformista e ribelle nei confronti delle convenzioni sociali borghesi.
Il Movimento Italiano Femminile Fede e Famiglia fu, quindi, lo strumento per lanciare il neofascismo in Italia come soggetto politico come realtà che aveva contatti transnazionali e che partiva dalla base materiale dei suoi militanti e dirigenti.
NOTA BIBLIOGRAFICA:
Francesco Tigani Sava, Il processo degli ottantotto a Catanzaro (1943-1945), Edizioni scientifiche italiane, Napoli 1978;
Giuseppe Conti, La RSI e l'attività del fascismo clandestino nell'Italia liberata dal settembre 1943 all'aprile 1945, in «Storia contemporanea», 4-5, 1979, pp. 941-1018;
Roberto Guarasci, La Lampada e il Fascio. Archivio e storia di un movimento neofascista: Il "Movimento italiano femminile", Laruffa, Reggio Calabria 1987;
Federica Bertagna, La patria di riserva. L'emigrazione fascista in Argentina, Donzelli, Roma 2006;
Giuseppe Parlato, Valerio Pignatelli, in Enciclopedia Treccani, vol. 83, 2015;
Claudio Cavaliere, Bruno Gemelli, Romano Pitaro, L'ape furibonda. Undici donne di carattere in Calabria, prefazione di Susanna Camusso, Rubbettino, Soveria Mannelli 2018;
SITOGRAFIA:
https://www.treccani.it/enciclopedia/valerio-pignatelli_(Dizionario-Biografico)/
https://www.isses.it/Libro01/capVIII.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Elia_De_Seta_Pignatelli
Foto : https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Elia_De_Seta_Pignatelli